Che confusione! Sarà perché…c’è Via di Banda.
Confusione sì, ma quella bella, quella che fa stare bene. Quella delle bande. Quella degli artisti di strada, quella della gente che si diverte per le vie del borgo di San Donato Val di Comino.
Ventiquattro compagnie nazionali e internazionali, cento repliche di spettacoli che per tre giorni, dal 28 al 30 luglio, ‘sconvolgeranno’ ogni vicolo, ogni strada, ogni palazzo, ogni angolo del centro storico del paese. Esibizioni di musica, performance di teatro, nuovo circo, walking act, clownerie, giocoleria, street market, street food e chi ne ha più ne metta.
Troppo tempo abbiamo subito il silenzio, troppo tempo siamo stati ad aspettare una scossa, un tamburo che ci preparasse di nuovo alla vita, magari un ‘direttore d’orchestra’ dalla bacchetta magica. Ecco, quel momento è arrivato. E tutti giù per le vie a inseguire musica e sana follia, accordate perfettamente da Gianluca Terenzi, ideatore e direttore artistico di uno degli eventi più ‘confusionari’ del territorio. Sarà questa un’edizione speciale che al ritmo delle bande riporterà al centro del buon vivere la bellezza e l’importanza dell’arte in tutte le sue forme.
Vibrazioni positive di più generi che si fondono con gli antichi palazzi e scivolano tra i tradizionali vicoli. Si arrampicano sui muri, si intrecciano sugli alberi per scorrere pulsanti tra le gambe della gente. Gente allegra, quella che Dio o chi per lui l’aiuta. Arte e musica: elastica, veloce, agile e potente.
Questa è un po’ la sintesi di ViadiBanda, il festival delle bande marcianti. Spettacoli, fantasia, e tanta musica. Impertinente, sussultoria e ondulatoria, irriverente, allegra, contagiosa e di assoluta qualità. Un festival visionario e unico, note di uno spartito che spettina la tradizione per creare nuovi linguaggi e che cresce, cresce sempre di più anno dopo anno.
Confusione non è sinonimo di ‘rumore’, ma di allegria. È una ricetta magica per sentire il mondo, un po’ meno nemico.
Basta un poco di ‘confusione’ e la pillola va giù.
articolo a cura di Monia Lauroni