Alatri, 25 luglio 2023 – L’Associazione Gottifredo inaugura la Mostra “Il Corpo e l’Idea”, nella Certosa di Trisulti il 5 agosto 2023, riportando il Monumento alla ribalta internazionale – dopo le vicissitudini giudiziarie degli ultimi anni – con uno straordinario progetto culturale, che ha coinvolto studiosi di varie discipline e ha regalato scoperte scientifiche e suggestioni, come si conviene al luogo e all’uomo.
Chi era Filippo Balbi?
L’anno di nascita si conosceva, il 1806. La città natale anche, Napoli. Ma il giorno in cui il Maestro della Testa anatomica, raffigurante un viso composto da uomini in miniatura, e delle pitture di Santa Maria degli Angeli e di Trisulti, aprì gli occhi al mondo e dove fosse ubicata la casa dei suoi primi vagiti (la stessa nella quale è vissuto fino a 22 anni) viene svelato per la prima volta in questa Mostra.
Lo ha scoperto, infatti, Mario Ritarossi, il curatore della Mostra “Il corpo e l’idea”, che ha ritrovato e sfogliato un polveroso e dimenticato fascicolo personale del pittore, custodito negli archivi diocesani di Napoli.
Queste due notizie non sono mere curiosità. Specialmente la seconda, l’ubicazione della casa dell’infanzia e dell’adolescenza di Balbi, che abbiamo individuato in vico dei Zuroli 24. Ma il dettaglio interessante è che la casa di famiglia del Pittore si trova a pochi passi dal Pio Monte della Misericordia, dove possiamo ammirare, oggi come ieri al tempo del Balbi adolescente, le “Sette opere della Misericordia” di Caravaggio e alcune delle tele più belle del grande barocco napoletano.
Filippo Balbi nacque a Napoli il 12 dicembre del 1806.
E la Testa anatomica?
C’è la firma del pittore, c’è il suo tratto inconfondibile, confermato da numerosi esperti, c’è un segno ben preciso sulla tavola che ritroviamo in tutte le successive copie fotografiche, eppure a qualcuno è venuto il dubbio che non si tratti dell’originale.
Il pasticcio, in realtà, è in due schede presenti nell’inventario del Museo, nelle quali si parla, nella prima, di una “riproduzione e, nella seconda, di un originale di mano dell’artista. Perché questa incertezza? La spiegazione più plausibile la ipotizza Alessandro Aruta, l’attuale curatore del Museo. E ci riporta alla figura di colui che il Museo ha fortemente voluto e fondato nel 1938, Adalberto Pazzini, storico della medicina, appassionato d’arte e figlio di un pittore di scuola macchiaiola di metà Ottocento.
Pazzini vede il quadro, tra gli oggetti della sezione dell’arte medica della vastissima collezione del tenore Evan Gorga, requisita dallo Stato e finita nei sotterranei prima di Valle Giulia e poi della Sapienza. Si rende conto della sua importanza artistica e chiede che venga data al nascente museo. Ma si rende conto anche che musei più titolati potrebbero rivendicarla e perciò “trucca le carte”, declassando l’opera a “riproduzione”.
Insomma, ricorre a un marchingegno archivistico per sottrarla alla concupiscenza di altri.
Una bugia bianca: a fin di bene.
Il restauro
Il restauro, promosso dall’Associazione Gottifredo di Alatri nell’ambito del progetto Coworking sostenuto dalla Fondazione Terzo Pilastro-internazionale, ha avuto un esito che gli esperti e responsabili del Museo definiscono “eccezionale” perché – nota il curatore dell’Istituto Alessandro Aruta – «ha permesso di restituire al quadro, un olio su tavola di cm. 59,5 x 47,8 universalmente conosciuto, l’originaria luminosità e tutte le sfumature della complessa esecuzione», che raffigura – come si ricorderà – la testa scarnificata di un uomo formata da corpi umani posti a rappresentare muscoli e ossa, con una precisione anatomica che stupisce ancora oggi gli studiosi.
Il progetto espositivo
Il progetto espositivo che ha la curatela del professor Mario Ritarossi, pittore e docente di Storia dell’Arte, e il coordinamento scientifico della professoressa Maria Conforti, direttrice del Museo universitario, permetterà di entrare all’interno di un’opera, dal significato per tanti versi ancora misterioso e tutto da studiare. Nel comitato scientifico compare un autorevole storico dell’arte, Marco Bussagli docente di anatomia artistica all’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra gli enti patrocinanti – di cui sarà presto reso noto l’elenco completo – il Ministero della Cultura, l’Università di Roma “La Sapienza”, l’Università di Cassino e del Lazio meridionale, le Accademie di Belle Arti di Frosinone, Roma, Napoli, le città legate alle diverse fasi della vita del Pittore.
“Il corpo e l’idea. La testa anatomica di Balbi” – spiegano i responsabili dell’Associazione Gottifredo, l’associazione culturale e di promozione sociale che si è assunta, con l’assenso e la collaborazione del Museo di storia della Medicina, il compito di organizzare l’esposizione – si snoderà lungo un percorso tracciato da una serie di pannelli sui quali verranno stampare gigantografie che metteranno in risalto, quadrante per quadrante, tutti i particolari della Testa, quelli che a occhio nudo non riescono a essere percepiti dall’osservatore e che, invece, anche grazie alle splendide foto realizzate nei laboratori del “DigiLab” dell’Università La Sapienza e alle approfondite indagini diagnostiche sul quadro effettuate dai laboratori dell’Università della Tuscia, diventano visibili e ispezionabili fin nei minimi dettagli.
Il quadro sarà scoperto nella sua interezza, quasi con sorpresa, dal visitatore alla fine del percorso, lungo il quale sarà presente una sua traduzione tattile per l’esplorazione dei non vedenti, curata dalla tiflologa Alba Lisa Mazzocchia. Non mancheranno arricchimenti audio video e un ambiente immersivo, realizzato da docenti e studenti della classe di intermedialità del Conservatorio di Frosinone e da un gruppo di giovani professionisti impegnati in progetti artistico-formativi di realtà virtuale, che più che a puri effetti spettacolari punta a costituire un contributo critico autonomo per nuove letture dell’opera. Originali sono anche le musiche scelte e composte dal Maestro Luca Salvadori.
«Una particolarità del progetto che ne costituisce un ulteriore elemento di novità – dice il professor Tarcisio Tarquini, presidente dell’Associazione – è la partecipazione alla realizzazione della Mostra degli studenti di alcune scuole superiori e del Conservatorio di musica “Licinio Refice”». L’allestimento è curato da due giovani architette dello studio “Trinomio”, che hanno voluto riproporre nel progetto le misure nascoste (anche questa, una scoperta della Mostra) che Balbi ha impresso nel suo dipinto.
Nell’allegato il video di lancio della Mostra e un’immagine del quadro restaurato.