“Omero detto l’Alighiero” è il titolo del bel libro scritto da Giuliano Belloni con illustrazioni di Sciescio- nome d’arte di Stefano Savoldelli – edito da Vertigo da oggi disponibile sia su Amazon che sul sito della casa editrice.
SINOSSI
Un giro nel cielo alla scoperta del mondo. È questo che il lettore intraprende grazie alle descrizioni e alla dolcezza dell’uccellibro, protagonista di queste pagine colorate dai fiori, profumate da ogni tipo di pianta e rese vive da ogni specie animale. Una riflessione sulla bellezza e semplicità della vita, sull’importanza dell’apprendimento attraverso l’esperienza diretta, sulla varietà dell’ecosistema di cui facciamo parte. Con un tocco di fantasia e parole leggere come le ali-libro di questo personaggio quasi mitico, ci stacchiamo per un istante da terra e sorvoliamo l’universo.
Interrogativi sulla modernità
Omero è vissuto tra l’ Xl – VII secolo avanti Cristo.
E’ autore dell’ Iliade e dell’ Odissea ma a noi non interessa la querelle della “questione omerica”. Piuttosto capire la visione epica. Che mentre afferma e celebra i valori dei propri eroi, allo stesso tempo ci permette di analizzare la nostra società contemporanea.
Ci dice che l’identità non è qualcosa di naturale e già disponibile fin dalla nascita. Si attua con un processo lento, che si afferma attraverso continue rinegoziazioni. Si fonda su diversi principi: sulle relazioni personali, sulla coscienza di sé e sul rapporto delle culture confinanti.
Cos’è la Cultura?
Con lo stesso criterio potremmo definire cosa è la cultura.
Di solito si identifica nell’istruzione personale con la letteratura, e con le varie forme dell’arte.
Nella sua definizione generale, facciamo sempre riferimento al patrimonio personale di ognuno e al suo mondo di conoscenze e al suo modo di procedere. Invece dovremmo aggiungere a queste definizione anche le buone pratiche delle credenze, degli usi, le tradizioni dei territori che mettono insieme il concetto di cultura a ciò che costituisce una civiltà. Con queste aggiunte definiamo la cultura o la civiltà, quell’insieme complesso che include la conoscenza, la credenza, l’arte, la morale, il diritto e il costume. E in questa visione più ampia l’uomo e’ invitato come individuo ma anche come appartenente di una comunità. Per estensione la cultura e’ propria ad ogni individuo e ad ogni gruppo sociale. La potremmo definire: scienza che ricerca significati. E noi dovremmo essere capaci di interpretarli.
Perché “Omero detto l’Alighiero”
Il libro si colloca in questo discernimento. Il titolo è ortopedico perché ci permette di far camminare la fantasia.
Una fiaba che viene raccontata di nuovo. La fiaba nel suo archetipo ha una voce narrante e un ascolto. Nessun genere ha esaltato la potenza della voce umana come la favola che cova nel mito. La fiaba precede di molto la civiltà della lettura e ogni volta che la leggiamo ci da’ la sensazione di restituirla al suo sistema originario.
Quante volte da ragazzi ma anche da maturi, abbiamo chiesto di entrare in una favola? Magari insieme con Cenerentola, con il Gatto con gli stivali, con Pinocchio. E quando le storie non riuscivano a decollare, eravamo costretti a cercare un’altra storia. E così passando da Cenerentola in Cenerentola, abbiamo scompaginato nesso e senso. Delle volte erano proprio gli stessi genitori che ci riportavano nel capitolo da dove eravamo fuggiti.
Questo libro ne è testimonianza.
Volutamente le pagine sono contenute. Per comunicare la levita’ e la leggerezza della scrittura. Infatti per unire il mondo fantastico alle favole con la visione della modernità c’è bisogno di piste ampie. Dove è possibile vedere Ulisse imbarcarsi in aeroporto e Omero cantare nel coro del teatro greco di Siracusa. Parlando e cantando anche in inglese.
Il libro è adatto ai bambini di sette fino a cento anni. È un viaggio e come tale non si basa sulla velocità ma sulla destinazione.
E’ il diario di ogni giornata e dei sogni che ne fa riassunto.
Abbiamo fatto per la prima volta un’operazione ardita. Consegnare l’esperienza poetica al fumetto. Il fumetto da buon condottiero, si è mosso come cavallo di Troia nella pancia della letteratura.
Il libro
Un melange tra prosa, lirica e fumetto. Siamo certi che questa è la poesia che fa sognare i ragazzi. Perché si è tentato di portare in poesia i punti di vista dei ragazzi.
Il protagonista è un uccellolibro ( tutto attaccato). Di nome Omero.
Quello che contraddistingue Omero dagli altri uccelli sono le ali. Non di piume ma ali di libro. Ali di carta. Quella stessa carta che quando ero bambino cercavo di far volare con improbabili aerei. Più che aerei erano sogni che volevano rigare la volta stellata.
L’uccellolibro è il nuovo Ulisse. La natura non si fida più dell’uomo e allora questa volta l’ incarico per formare il nuovo governo dell’umanità viene conferito ad un uccello. Non nell’ agorà ma in un albero ( invito a sollevare lo sguardo).
La ” commedia degli uccelli”, non è una recita a vano sul ” dolce stil novo”. Tutt’altro. L’idea moderna che la natura salva l’uomo Omero è Dante è vera. E non il contrario.p
L’uccellolibro pero’ ha anche lui dubbi, curiosità, difetti ma il suo desiderio di conoscenza gli fa superare ogni limite. Per lui il viaggio è più importante della meta.
Omero è il primo uccello moderno che va oltre le colonne d’Ercole della conoscenza.
Omero cinguetta dicendo che leggere e la lettura fa tutta la differenza di questo mondo. Prendere in mano un libro è prendere un mattone e resistere. Altrimenti sempre più si allargherà il solco di chi legge e di chi non lo fa. È a rischio la biodiversità della letteratura e del senso di vivere.
Perché il fumetto
Il fumetto è un genere letterario, a pieno titolo. Scrivere per i ragazzi e per chi si sente ragazzo è offrire la magia della vita. La fantasia ci fa creare personaggi dove ci si può riconoscere facilmente. Ora si vive in una società immobile, scandita da turni. Dove i bambini vivono le proprie paure e quelle dei genitori. Questa è una società che consuma ma non vive. Questa è la società dell’abbondanza e dell’abbandono. E i giocattoli abbandonati che riempiono la giornata sono la testimonianza che esistono spazi di cuore non ancora svelati.
Il fumetto è una formula per arrivare ai giovani. E lo facciamo con poesia. Sgombrando il luogo comune che la poesia è per vecchi e per perditempo. Invece nidifica nel cuore dei giovani e vogliamo che i giovani nidifichino nella poesia.
In che lingua è scritto?
Si va alla ricerca di storie per formulare la vera storia.
La quiete mitologica ci serve per riscoprire quello che l’umanità ha perso. Il viaggio è più mitico che geografico. È un pò l’enigma di un rapporto finito male tra la natura e l’uomo.
Abbiamo scelto la forma del prosimetro: alternanza di prosa e verso che allude al confine tra presente e passato, tra pensiero logico e sogno mitico, tra visibile e tracce di invisibile. Un bisbiglio tra estasi e visione che la meta del viaggio coincide con il desiderio stesso. Attraverso la poesia possiamo riappropriarci del mondo. La poesia è immagine, passato e presente, sogno e storia che ci da’ la possibilità di recuperare nel passato e nell’altrove qualcosa di universale e di personale insieme.
Abbiamo cercato un italiano, acuminato, scarnificato ed essenziale. Ma anche ebbro e bollente.
Da piccolo leggevo Topolino. Prima rubandolo ai compagni poi comprandolo con i soldi del nonno.
Si pensa da sempre che la letteratura sia roba da grandi. Scrivendo Omero abbiamo dimostrato e comunicato ai ragazzi che la poesia li cerca. Perché dà modo di sognare, di interrogarsi, di rincorrersi, di perdersi e di ritrovarsi.
Farlo con il fumetto significa farlo con leggerezza e ironia.
Abbiamo voluto la poesia perché la poesia è di tutti. Come gli abbracci, gli sguardi, i baci. Perché tutto gira a chi siamo e a chi non siamo.
Il fumetto aiuta ad abbattere le difese, come il cactus. È umile, vive con un niente. Non ha bisogno di acqua e di cibo. Niente lo spaventa, vivendo in una forma di resistenza. Come la vita che diventa massima negli ambienti ostili.
Le spine servono per incanalare l’acqua e infilare l’acqua nell’anima. Sempre in bilico, sulla punta. Aspettando la prima, poi la seconda goccia e poi un’altra ancora. Fino a che la goccia non diventi matura. Matura e grande per scorrere lungo la scanalatura e arrivare al cuore.
Molte volte siamo barricati dietro e dentro le spine. Spaventati crediamo che sono lì per aggredire la vita. Sono lì invece custodi delle nostre abitudini e dei nostri abbandoni. Hanno solo il silenzio per scaldare le nostre assenze e riempire le nostre solitudini.
Dobbiamo usare linguaggi capienti. Non deboli ma contemporanei. Ecco il fumetto racconta l’uomo e la società. Siamo felici di questa evoluzione.
È la storia, il mito, il sogno, la linea, il colore, la speranza, l’utopia finalmente si sposano. A fumetti. Che ci aiuta a far sgretolare il confine tra ragazzi e adulti.
L’AUTORE SI PRESENTA
Sono nato nel febbraio 1953. Ho fatto le scuole medie nel seminario sabino di Magliano Sabina. Ho conseguito il diploma di maturità classica nel seminario Leoniano di Anagni. Importante per me Anagni perché qui ho appreso metodo e determinazione di studio. Qui ho appreso dai Gesuiti l’importanza dello studio della filosofia, della storia e della letteratura. Mi sono laureato in filosofia e ho insegnato nei licei romani.
Ma già da ragazzo avevo un buon rapporto con la scrittura. Volevo fare lo scrittore, questo era il mio desiderio. Negli anni di università ho cominciato a frequentare i poeti contemporanei.
Andavo a bottega da loro. E quindi andavo da Mario Luzi, Elio Fiore, Luciano Erba, Zanzotto. Ora sono monumenti della poesia italiana. Frequentavo e frequento anche Milo De Angelis, Eraldo Affinati, Erri De Luca.
Evidente che sono arrivato al mio stile: la civiltà contadina. Infatti mi definisco un bracciante della parola, coltivatore della poesia.
Ho scritto
L’olio nell’insalata
Pane e pomodoro
Come faccio a diventare albero
Ogni borgo è un poeta.
E ora Omero.
Mi chiamano nelle scuole. Ho un buon rapporto con gli alunni. Sarebbe bello cominciare anche qui ad Anagni e in Ciociaria. Una terra che continua a produrre eccellenze in tutti i campi.
Ho un concetto di letteratura e loesia non formale.
Preferisco parlare di poesia nelle piazze, nelle strade, nei luoghi di sofferenza, nelle case di cura, nelle Associazioni degli anziani, nelle scuole.
La cultura è come un bacio. È un abbraccio che serve a tutti. La.poesia come viene tuttora insegnata nelle scuole è la cosa peggiore che si fa.
Infatti viene odiata e nessuno la capisce.
La poesia è sguardo. È tepore. A volte anche qui ad Anagni sono riuscito a fotografare il profilo del silenzio. La mattina presto quando il sole comincia ad apparecchiare le strade di luce.
Collaboro con il Corriere della Sera. Che mi porta a percorrere l’Italia narrando comunità, tradizioni e linguaggi nuovi.
Vorrei parlare anche nei licei di Anagni e incoraggiare i ragazzi che volessero sperimentare il percorso della letteratura e scrittura.
Perché non farlo? Anagni ha un polo didattico e di presenze e di Istituti straordinario.
Riunirli con un progetto culturale che abbia come denominatore la scrittura e il territorio.
Ecco allora i ragazzi capirebbero meglio che scrivere, leggere è scegliere e vivere. Liberi
Anche qui mi piacerebbe che la mia esperienza potesse servire.
Sogno aspettare l’alba nella piazzetta vicino la cattedrale tra musica e lettura di qualche breve poesia. E ragionare sul silenzio.
Ne sono sicuro sarebbe una iniziativa che coinvolgerebbe moltissime persone.
L’alba poetica, nella poesia di strada.
Frequentare le scuole e incontrare i ragazzi per me è vitale.
Cinque anni fa ho prodotto libri di pane. Veri libri con fogli di pane che letti potevano essere mangiati. Questo per dire ai ragazzi che la cultura è pane quotidiano. Non contento ho prodotto anche libri di cioccolato. Fogli di cioccolato che vengono letti e mangiati.