Non erano ancora le 23,00 di ieri sera (giovedì 10 agosto), quando in via Aldo Moro, all’esterno di uno dei locali, punto di incontro delle giovani generazioni, due gruppi di giovani hanno ‘regalato’ l’ennesimo spettacolo.
All’arrivo delle forze dell’ordine, i due gruppi sono fuggiti disperdendosi tra la gente e le strade.
Dalle grida agli insulti. Dagli insulti alla rissa a colpi di sedie e bottiglie.
Sotto gli occhi di tutti, passanti e automobilisti.
Uno spettacolo desolante che getta sì nello sconcerto, ma che ormai non fa neanche più notizia.
Come se fosse normale. Come se fosse la regola.
Fino a quando non ci scappa il morto.
Che cosa sta succedendo ai nostri giovani? Forse è il caso di cominciare a chiedercelo.
Le cronache recenti ci raccontano di giovani allo sbando, violenti e tracotanti. Amanti degli eccessi e legati al branco, pur se individualisti e tendenzialmente cinici.
Sono notizie che preoccupano.
Negli ultimi mesi sembra di assistere a una escalation di episodi piuttosto gravi.
Come se il sangue ancora caldo sull’asfalto delle nostre strade, di giovani pestati a sangue o ammazzati, non avesse nessun peso.
Disagio? Nevrosi? Progettualità futura inesistente? O solo colpa dell’alcool e di sostanze stupefacenti?
La realtà è più preoccupante delle risposte. I luoghi pubblici sono diventati teatro di risse o di raduni inquietanti. Perché lo scontro regala il brivido della trasgressione, il delirio di onnipotenza e anche quella visibilità cui tanto si anela.
La verità è che mancano gli strumenti per comprendere questi meccanismi contorti dei giovani di oggi. Meccanismi che sembrano più forti dei controlli, delle multe, dei daspo.
Occorre che lo sguardo della politica “veda” questi giovani e i loro nodi. Occorre schiacciare il freno prima che arrivi il momento di dover ammettere che abbiamo creato una generazione di mostri.
articolo a cura di Monia Lauroni