Sabato 16 settembre scorso, in un’atmosfera intima e familiare, Giuliano Belloni ha raccontato il suo personale ed originale approccio alla poesia. Un racconto che inizia da lontano, dal suo “Omero personale”: suo nonno Romeo, bracciante, che narrava al piccolo Giuliano delle storie. Una volta diventato un ragazzo, Giuliano si è poi interessato alla filosofia, durante i suoi studi presso i gesuiti: un profondo senso di religiosità pervade difatti il suo pensiero, un pensiero positivo, di speranza, che si sofferma sull’osservazione della natura, della quotidianità, delle piccole cose. “Sono un poeta povero” dice di se stesso.
Questa semplicità, evidente in tutta la produzione poetica di Belloni, arriva perfino a materializzarsi concretamente nelle sue sperimentazioni con i “libri di pane” e i “libri di cioccolata”: la poesia vuole arrivare ai giovani e ai giovanissimi attraverso canali che essi conoscono, immediati, per “nutrirli”, nel vero senso della parola.
Queste, ed altre sue riflessioni, viaggiano sulle ali del suo “uccello-libro”, “Omero detto l’Alighiero”, realizzato in collaborazione del disegnatore Scescio, ed edito da Vertigo. Giuliano alla fine ringrazia Casa Barnekow per aver accolto questo incontro così speciale: “Io adesso vado via, ma voi restate qui e resistete”, in mezzo a tante difficoltà Casa Barnekow cresce e rimane un punto fermo per la cultura e per il territorio. Dal pubblico si alza una voce: “Anagni è un diamante che ha bisogno di un buon tagliatore”. Perché possano risplendere non solo i suoi monumenti e le opere del passato, ma anche artisti di valore e grande sensibilità come Giuliano Belloni.