di Monia Lauroni
Una storia di appena due mesi.
Due mesi di terrore.
Due mesi di sevizie e costrizioni. Due mesi di minacce e intimidazioni.
Violenze fisiche e carnali, sputi, colpi di bottiglia, lesioni con una lametta, tentativi di strangolamento, minacce di morte.
Ennesima storia di violenza subita da una 26enne di Tivoli che ha subito nel silenzio, completamente annientata dal fidanzato ventunenne che la terrorizzava minacciandola di fare del male a lei e ai suoi genitori semmai l’avesse lasciato o denunciato.
Le aveva fatto credere perfino di appartenere ad un clan malavitoso.
Lei, dopo tanto silenzio, consapevole che la situazione era peggiorata nelle ultime settimane, aveva chiesto di incontrarlo per l’ultima volta, per chiudere definitivamente quelle porte dell’inferno. Un incontro che doveva essere ‘sorvegliato’ dalle amiche alle quali la giovane donna si era rivolta.
Quell’incontro che doveva essere la fine di un incubo si è trasformato però nell’ennesimo assalto: pugni allo stomaco e minacce esplicite di morte.
Il dolore, la paura, la vergogna e poi la forza. Quella di raccontare tutto alla famiglia. Quella che, supportata dalle amiche, l’ha condotta alla denuncia del 21enne che le aveva reso la vita un incubo.
Gli inquirenti hanno accertato che il 21enne aveva perfino sottratto alla ragazza alcuni gioielli, oltre al sussidio di disoccupazione, e voleva costringerla a rubare oggetti d’oro ad una sua amica.
Gli agenti del commissariato di Tivoli hanno arrestato il ragazzo con le accuse di violenza sessuale, lesioni personali aggravate e atti persecutori nei confronti della fidanzata.
Per ora il 21enne è stato posto ai domiciliari e gli è stato applicato il braccialetto elettronico.
Una storia raccapricciante.
Di brutalità. Di violenza. Ma anche di forza. La forza delle donne.