di Giorgio Stirpe
Era forse il momento peggiore per affrontare la Roma, squadra ferita non solo dall’ultima umiliante sconfitta sul campo del Genoa, ma dall’intero inizio di stagione che ha regalato tante amarezze e pochissime soddisfazioni.
Difficile pensare ad una squadra piena zeppa di campioni che potesse ancora perdere una partita, per di più in casa, di fronte ad uno Stadio Olimpico meraviglioso, tutto esaurito come accade ormai da più di un anno, a tifosi giallorossi caldi, ai quali, però, hanno tenuto testa, alla grande, i supporters giallazzurri arrivati in migliaia dalla Ciociaria a cantare in maniera incessante a sostegno della propria squadra.
Dunque tutto giocava a sfavore del Frosinone che, al di là del risultato finale, ha disputato una partita gagliarda vendendo cara la pelle, tenendo testa a campioni del calibro di Dybala e Lukaku, ai tanti nazionali italiani e quelli di altre nazioni che compongono la rosa romanista, senza mai arretrare di un millimetro dalla sua idea di gioco che, dall’inizio del campionato, sta regalando soddisfazioni, quella cioè di tentare sempre e comunque di proporre un calcio offensivo, per non consegnarsi mai all’avversario di caratura superiore chiunque esso sia, come spesso accade ai più piccoli dei club neopromossi nel campionato di Serie A.
E così è stato. I ciociari, nel primo tempo, hanno messo più volte in apprensione la retroguardia dei padroni di casa e hanno avuto solo il demerito di non riuscire a trovare lo specchio della porta, in particolare Cuni, meriti invece, e molti, per non aver risentito in alcun modo del gol di Lukaku che avrebbe potuto tagliare le gambe alla squadra di Di Francesco.
Per tutto il primo tempo la squadra è rimasta tonica all’altezza delle ultime uscite, salvo poi fare qualcosa in meno nella ripresa quando è venuto fuori il maggior tasso tecnico della squadra di Mourinho e per il Frosinone le chance di arrendersi pericoloso sono state sporadiche.
È finita con il raddoppio della Roma ad opera di Pellegrini e la sconfitta per gli ospiti, una tappa però che deve essere considerata di crescita.
Alcuni giocatori, vedi lo stesso Cuni, hanno avuto minuti preziosi nell’ottica di un inserimento totale all’interno del progetto e nelle rotazioni. Di Francesco, gara dopo gara, sta dando fiducia anche ai giovani impiegati meno, e questo sarà un vantaggio alla lunga, perché in una stagione così complessa, dove non mancano infortuni (vedi Harroui e ora anche Romagnoli) e non mancheranno squalifiche, c’è bisogno dell’ apporto di tutta la rosa. All’appello mancano i due centravanti brasiliani Kaio Jorge (in tribuna per un acciacco) e Reinier, di cui si dice un gran bene ma che, per il tecnico, eventualmente non sono ancora pronti.
In attesa, domenica allo Stirpe arriverà l’Hellas Verona per una sfida ad alto coefficiente di difficoltà e importanza in chiave salvezza.