Porta a termine i lavori che gli erano stati commissionati di rifacimento del muro di recinzione di un’importante struttura ecclesiastica che paga – sì – i lavori svolti ma trattiene, senza titolo, la somma di € 9.409,88, vale a dire l’esatto importo corrispondente all’IVA. E’ quanto accaduto ad un imprenditore anagnino che opera nel settore edile e che – pur avendo più volte sollecitato il pagamento dell’intero importo dell’appalto – alla fine si è visto costretto ad adire le vie legali per far valere le proprie ragioni.
A rappresentare le istanze dell’imprenditore nelle opportune sedi, l’avv. Graziella Peruzzi del Foro di Frosinone che – ad anagnia.com – spiega: “il mio cliente, attraverso la sua società, ha eseguito i lavori con contratto di appalto datato 2 dicembre 2015, riconsegnandoli a settembre del 2016. La fattura è stata pagata solo in parte in quanto l’istituto committente ha trattenuto – deliberatamente e senza ragione – la somma di quasi 10mila euro, corrispondente all’IVA sulla fattura emessa ed il cui mancato pagamento ha causato non pochi problemi alla società, sia di ordine contabile che fiscale e l’impresa ancora ne sta pagando le conseguenze”.
“A maggio 2019 – racconta, ancora, l’avv. Peruzzi – dopo aver più volte richiesto in via bonaria il pagamento, la società si determinava tramite la sottoscritta a diffidare l’istituto che, però, contestava – per la prima volta e dopo tre anni dalla consegna – un presunto ritardo addebitabile al mio cliente, seppur nessun certificato relativo all’appalto contenesse riserve sull’esecuzione ad opera d’arte dei lavori e men che meno contestazioni di ritardo“.
“Il mio assistito – spiega l’avv. Peruzzi – otteneva finalmente la somma non liquidata ma l’istituto religioso nel 2023 – ovvero ben sei anni dopo la conclusione dei lavori – intentava causa contro l’impresa e chiedeva il pagamento di una penale assolutamente esorbitante, corrispondente addirittura ad un terzo dell’importo ricevuto dalla ditta per l’esecuzione dei lavori! Quanto sopra, nonostante l’istituto religioso fosse assolutamente consapevole che in nessun ritardo era incorsa la società del mio cliente, sia perché i lavori commissionati ebbero inizio un mese dopo la consegna del cantiere a causa dell’interruzione al traffico della strada, sia perché i lavori furono sospesi dalla stessa ditta appaltante per problemi relativi al progetto di consolidamento del muro sia perché la società, nel corso del contratto di appalto, aveva eseguito ulteriori lavori extracontrattuali richiesti dallo stesso istituto“.
L’ultima udienza della causa promossa dall’istituto religioso è stata richiamata venerdì 20 ottobre scorso, con l’imprenditore anagnino che per vedersi riconosciuti i propri diritti si trova – ora – costretto ad affrontare un giudizio. Come dire: oltre il danno anche la beffa.