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    Home » Un intervento chirurgico che sembrava impossibile: la storia di Angelo, originario di Anagni
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    Un intervento chirurgico che sembrava impossibile: la storia di Angelo, originario di Anagni

    all'ospedale San Camillo Forlanini di Roma il miracolo del giovane che rimase vittima di un terribile incidente stradale
    31 Ottobre 20234 Mins Read
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    Dalla pagina Facebook dell’azienda ospedaliera “San Camillo Forlanini” di Roma:

    Il 23 luglio 2023 la vita di Angelo Lemmetti, un giovane di 26 anni originario di Anagni, prende una svolta drammatica a seguito di un terribile incidente stradale avvenuto a Ferentino.

    Trasportato d’urgenza qui al San Camillo di Roma, Angelo si è trovato ad affrontare incredibili sfide di sopravvivenza, sottoponendosi anche a un’operazione con un tasso di mortalità del 60%.

    “Nel 2022 abbiamo ricevuto al San Camillo 1220 traumi maggiori, di cui circa 200 pazienti soccorsi sulla scena e elitrasportati presso di noi, con esisti straordinari come nel caso di Angelo. Questi risultati ci portano a riconoscere almeno 3 punti di forza nel “progetto politrauma” al San Camillo. Il primo è una logistica dell’emergenza davvero efficace, il secondo l’abitudine dei professionisti del San Camillo a trattare la massima complessità, e il terzo è l’attitudine a lavorare contemporaneamente in equipe multidisciplinari”, commenta Narciso Mostarda, direttore generale del San Camillo.

    Lo vedete in queste foto, provato, determinato, eppure finalmente sorridente, in compagnia di alcuni dei professionisti che gli hanno salvato la vita. Ma non è stato così semplice. Partiamo dall’inizio.

    Al suo arrivo in Pronto Soccorso le prime indagini diagnostiche riscontrano un’emorragia cerebrale, fratture costali e pneumotorace, fratture degli arti inferiori. Una situazione davvero drammatica.

    Viene sottoposto d’urgenza a posizionamento di drenaggio toracico e stabilizzazione ortopedica delle fratture e subito dopo ricoverato in terapia intensiva nella UOSD Shock e Trauma del Dr. Emiliano Cingolani. Nelle ore successive i radiologi d’urgenza, diretti dal Dr. Michele Galluzzo, analizzando la Tac già effettuata al ragazzo, sospettano una lesione ancor più grave e potenzialmente mortale che viene infatti confermata dall’esame endoscopico: l’impatto ha provocato il distacco del bronco principale sinistro dalla trachea.

    E’ necessario tornare in sala operatoria dove i chirurghi toracici Dr. Giuseppe Cardillo e Dr.ssa Sara Ricciardi eseguono una complicatissima ricostruzione delle vie aeree, ricollegando il bronco alla trachea. Ma purtroppo nei giorni successivi, nonostante il successo dell’intervento, il polmone sinistro di Angelo tende a richiudersi e anche il destro, interessato dal trauma, peggiora: non è più possibile una ventilazione e ossigenazione adeguata e un ulteriore peggioramento equivarrebbe a morte certa.

    Il 28 luglio, con il supporto dei tecnici della perfusione del gruppo del Dr. Carlo Contento, viene avviata l’ossigenazione extracorporea (ECMO): una scelta molto rischiosa, ma unica possibilità di sopravvivenza. Per circa una settimana, mentre l’ossigenazione di Angelo è affidata unicamente alle macchine, gli pneumologi del gruppo di endoscopia bronchiale del Dr. Sandro Batzella tentano quotidianamente di “riaprire” il bronco.

    Il 3 agosto, perse le speranze di salvare il polmone sinistro di Angelo, il Dr. Cardillo e la sua equipe eseguono un delicatissimo e complesso intervento di asportazione del polmone, il tutto non staccando il giovane dalla macchina per la circolazione extracorporea che viene anzi portata direttamente in sala operatoria. “Si tratta di una procedura eseguita pochissime volte al mondo e con un tasso di mortalità di oltre il 60% – spiega Cardillo, direttore della UOC Chirurgia Toracica –. E se pensiamo che è stato eseguito dopo un precedente evento traumatico di questo livello, possiamo definirlo eccezionale”.

    Otto giorni dopo l’intervento, le condizioni dell’unico polmone di Angelo migliorano significativamente, tanto da permettergli di tornare ad ossigenarsi autonomamente, sebbene connesso alla ventilazione meccanica, dalla quale il ragazzo rimane dipendente per un altro mese durante il quale vengono definitivamente trattate le fratture degli arti grazie al team di ortopedia diretto dal Dr. Marco Spoliti. Finalmente, con l’arrivo di settembre e il recupero della forza muscolare, Angelo torna a respirare autonomamente. E il 23 settembre lascia la Terapia Intensiva per essere trasferito in reparto, in attesa dell’inizio del percorso di riabilitazione. “Le condizioni di Lemmetti sembravano senza speranza, vederlo risorgere giorno dopo giorno è stata per noi una gioia incredibile”, commenta Cingolani, direttore dell’Unità Shock e Trauma.

    Il percorso di Angelo al San Camillo è stata una danza tra la vita e la morte, puntellato da momenti di speranza intensa e angoscia profonda. La sua forza interiore è stata determinante, così come la caparbietà e lo spirito di squadra di tutti i medici, infermieri, tecnici, operatori sanitari, psicologi che hanno seguito Angelo con cura, attenzione e professionalità.

    Siamo grati a tutti coloro che hanno reso possibile questa meravigliosa storia di recupero. Ancora grazie a tutti per la vostra straordinaria dedizione.

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