L’incontro di ieri – 6 dicembre 2023 – alla sala della Ragione del palazzo comunale di Anagni ha scatenato, come era prevedibile, una ridda di polemiche e di contestazioni ma anche di compiacimento e di plausi nei confronti della venuta in città del Generale Roberto Vannacci, all’indomani – tra l’altro – della sua nomina a nuovo Capo di Stato maggiore delle forze operative terrestri.
Di questo – ed altro – anagnia.com ne ha parlato con l’attivista, scrittrice, già deputata di Rifondazione Comunista – Sinistra Europea nella XV legislatura, durante il governo Prodi II, Vladimir Luxuria.
Vladimir, ha letto il libro del Generale Roberto Vannacci? Qual è l’idea che se ne è fatta?
No, non ho letto il libro; non ho contribuito al successo editoriale, purtroppo. Però per farmi un’idea mi è bastato leggere tutto ciò che è stato scritto al riguardo, soprattutto stralci del libro che sono stati riportati. Ad esempio, leggere quello in cui si dice che Paola Egonu, anche se cittadina italiana, non ha caratteri dell’italianità mi basta per catalogare queste affermazioni come farneticazioni. Tra l’altro, quando sento tali affermazioni, ho l’impressione che si stia tornando ai tempi bui quando si parlava di razza. Questo mi spaventa molto.
C’è comunque un’inchiesta su questo Generale, perché – fondamentalmente – il problema non è tanto scrivere un libro controverso: i libri si scrivono, poi si possono anche discutere, confutare… se vogliamo, anche ridicolizzare. Il problema sta nel fatto che il Generale Roberto Vannacci indossa una divisa alla quale deve rispetto così come deve rispetto alla obiettività, alla terzietà, all’imparzialità di chi – come lui – porta una divisa. Opinioni differenti si possono avere anche tra persone che portano una divisa.
Fortunatamente, c’è da dire che in questi ultimi anni proprio nel mondo delle Forze Armate si stanno facendo importanti passi avanti verso l’integrazione delle persone LGBT QI+.
Ieri sera – mercoledì 6 dicembre 2023 – la prestigiosa sala della Ragione del palazzo comunale di Anagni ha ospitato la presentazione del libro del Gen. Roberto Vannacci; l’evento – che si è avvalso del patrocinio del Comune di Anagni – ha rappresentato anche l’occasione per il conferimento del premio Bonifacio VIII al militare. Diversi anni fa, precisamente a fine novembre del 2009, quando un’associazione di ragazzi allora operante in città chiese la concessione della stessa sala per la presentazione del Suo libro “Le favole non dette”, l’amministrazione (sindaco diverso, ma stesso colore politico) rispose in maniera ben diversa. Per quanto l’evidenza possa indurre a pensarlo, Anagni non è affatto una città omofoba… mi creda.
Guardi, ricordo bene quello che successe; ciò che mi dette più fastidio, allora, fu la motivazione addotta, cioè che io non ho bisogno di una sala istituzionale, ma di un ospedale. Non tanto per il fatto che mi fu stata data della “malata” (ti assicuro che sono abbastanza sana e anche psicologicamente più stabile di tante persone che mi puntano il dito contro). Piuttosto, trovai quella uscita particolarmente offensiva nei confronti delle persone che stanno davvero negli ospedali, di quelle che combattono tra la vita e la morte, e nei confronti di quelle che vanno a trovare i propri pazienti negli ospedali; trovai quell’uscita davvero di cattivo, cattivissimo gusto!
Sono trascorsi ormai 14 anni da quei fatti di Anagni; secondo Lei, da allora, sono stati fatti dei passi in avanti nel nostro Paese per quanto riguarda i diritti della comunità LGBT? E nel resto d’Europa?
Per motivi di lavoro o anche di svago, mi capita spesso di andare all’estero; ovunque vada trovo nazioni – Uruguay, Argentina, Brasile, Francia, Inghilterra, Stati Uniti d’America, Canada, etc. – più avanti di noi (a meno che non vada in Afghanistan o in Iran…): in Italia abbiamo una Legge sulle unioni civili che però non prevede un matrimonio egualitario; quando questo Governo si occupa della comunità LGBT QI+ è solo per mettere in discussione quel poco che abbiamo già ottenuto. L’Italia, culla del Rinascimento, nazione che più delle altre dovrebbe essere avanti su questi temi è purtroppo la Patria del medioevo puro.
“Cari omosessuali, non siete normali, fatevene una ragione”: questo e altro scrive nel suo libro (autopubblicato e bestseller su Amazon) il Generale Roberto Vannacci; secondo Lei, cosa avrà voluto dire?
Tempo fa, chiesi conto di questa affermazione a Roberto Vannacci, durante una trasmissione televisiva; in realtà, lui non accettò il confronto diretto e la domanda fu mandata in onda dopo essere stata registrata. La sua risposta fu che in realtà intendeva dire che – dato che la maggioranza della popolazione è composta da eterosessuali – la normalità, per lui, voleva dire maggioranza; un modo molto vile, secondo me, per non dire la verità.
In realtà la parola “anormale” ha un significato diverso rispetto a quello che gli dà il Generale Roberto Vannacci, il quale relega il significato di tale parola riferendola a persone considerate non facenti parte della maggioranza, come potrebbero essere appunto i gay o le trans ma anche persone che hanno particolarità fisiche, persone diversamente abili, balbuzienti, etc.
E’ chiaro – dunque – che tale affermazione è assolutamente omofoba. Per quanto mi riguarda, vorrei tanto che un giorno i minoritari fossero proprio gli omofobi. Tra l’altro, lo stesso Generale Vannacci, parlando del caso del gioielliere di Grinzano Cavour, condannato in primo grado a 17 anni per l’uccisione di due banditi durante una rapina al suo negozio, ha affermato che si è trattato di legittima difesa; in realtà, quel negoziante inseguì i rapinatori con il revolver e sparò loro in successione cinque colpi mentre scappavano, come ha correttamente confermato anche la Corte d’Assise condannando il 68enne per aver reagito “per offendere e non per difendersi”.
Le affermazioni pronunciate dal Generale – dunque – appaiono pericolose, anche e soprattutto perché egli indossa una divisa.
Mi preoccupa molto questa nuova Legge sulla sicurezza che prevede che coloro che indossano una divisa, anche se sono fuori servizio, hanno la facoltà di portare con sé la pistola”.
Lei crede in Dio? Qual è la Sua posizione nei confronti della Chiesa cattolica?
Sì, io sono cattolica. Come tante altre persone in Italia e nel mondo, non sento incompatibile la mia transessualità con il diritto alla Fede e con il diritto alla preghiera; mi sento anche una figlia di Dio prevista, amata, voluta se io sono cattolica.
Grazie di aver risposto alle nostre domande!
Grazie a voi!