di Monia Lauroni
Una casa, un frastuono ed è buio. Un buio che ha chiuso nel silenzio familiari, amici e tanti di noi. Buio che si è fatto domanda senza risposta, speranza senza preghiera.
Un buio che ieri mattina intorno alle 9.30 al San Camillo di Roma ha calato il suo punto più scuro quando il giovane di 16 anni che già in condizioni disperate era stato trasportato nel nosocomio romano, ha smesso di respirare.
Silenzio, solo silenzio. Silenzio dei macchinari che lo tenevano in vita, Silenzio del personale medico che ci aveva sperato e lottato con lui. Silenzio e dolore. Ma anche dalla morte può rinascere la vita. Dallo strazio può sorgere l’amore. Forse l’ultimo gesto d’amore che i genitori del 16enne hanno offerto a quella giovane vita.
Seguitare a vivere, nel corpo e nei sogni di qualcun altro. Correre e calciare su altre gambe, sorridere ancora con altre labbra. È quello che hanno deciso per lui, seguitare a vivere autorizzando l’aspirante degli organo che avverrà stanotte. Una notte di luce, nel buio del dolore.
Non esistono sudari talmente stretti da non permettere al bene di rinascere. Speranza e dolore non sono poi così lontani. Sarà una notte di dicembre, una notte come tante, a celebrare la vita.