di Monia Lauroni
Nel giorno della Memoria diventa più forte e sanguinante quello che la teologia cattolica chiama ‘unione dei morti e dei vivi’.
Il dolore dell’orrore ed il suo ricordo si intrecciano.
A Veroli, nella Basilica di Sant’Erasmo, quell’intreccio ha preso la forma del canto.
Di quel linguaggio che, nonostante tutto, permise che pure nei campi di concentramento, il lato più umano dell’uomo non fosse sconfitto.
La musica fu anche un mezzo sublime per il più perverso degli scopi. I nazisti se ne servivano per mantenere la calma o per nascondere urla ed esecuzioni. Al suono di allegre marce o canzoni popolari, i deportati venivano accompagnati dai treni della morte fino alle camere a gas.
Il concerto “Le voci della Memoria” del coro ‘Laudate Dominum’ insieme all’Orchestra Euterpes Ars, entrambi diretti dal Maestro Giovanni Pagliorali è stata la voce invisibile ma potente capace di toccare nel profondo l’animo, nel ricordo ed insieme nella speranza.
Perseguitati, oppressi, ridotti a morti che camminavano, ma la musica fu per loro anche un’ancora di salvezza, un atto di resistenza alla morte, una via per sopravvivere capace di dar loro speranza. Pagine di musica sono state ritrovate su pezzi di stoffa, carta igienica, sacchi di juta o tramandate verbalmente sperando che qualcuno potesse sopravvivere a quell’orrore.
La scelta del bravissimo Maestro Giovanni Pagliaroli di trasformare la Memoria in musica, la speranza di pace in canto, è stata come un desiderio di cielo che si è mantenuto puro a dispetto dell’odio e delle guerre.
Impeccabili, di un talento straordinario ed una tecnica che per quanto evidenti, non sono riuscite a superare l’emozione.
Una scaletta dei brani, arrangiati e rivisitati dal Maestro Pagliaroli e meravigliosamente eseguiti, ha spaziato da un omaggio al Maestro Ennio Morricone al canto dei salmi per terminare con un coinvolgente ‘Va Pensiero’, il celeberrimo brano tratto dal Nabucco di Giuseppe Verdi.
Spartiti di emozioni e di speranza, di lacrime e di luce.
Impeccabili, coinvolgenti, toccanti, straordinariamente bravi.
Negli occhi mucchi di scarpe e di capelli, nella mente le immagini del male di oggi, nel cuore quelle voci e quei suoni talmente perfetti e toccanti da toccare con mano quel dolore e la fiducia cieca di trasformare quello che è accaduto in una cosa che non accadrà mai più.
Il sublime per mutare l’orrore in rinascita, le grida mute di dolore in canti di gioia, la logica del più forte in musica dell’idea di pace.
In piedi, gli applausi risuonano ancora.