“Biblista, esegeta, ebraista, teologo. L’elenco delle qualifiche che caratterizzano il Cardinal Gianfranco Ravasi forniscono un indicatore della sua profonda cultura e della sua capacità di addentrarsi in un Sapere articolato e multiforme, abbinato a un ammirevole spirito divulgativo, vista la raffinata efficacia con cui Ravasi sa trasmettere a tutti i concetti apparentemente più ermetici. Per la sua autorevole e prestigiosa carriera, con moltissime pubblicazioni, quale esperto nel dialogo con le scienze, nella quale ha superato i confini della religione, coniugando rigore filologico e grande capacità comunicativa, riuscendo a diffondere le proprie riflessioni al più eterogeneo e vasto pubblico.”
Con questa motivazione è stato assegnato al Porporato, il Premio Internazionale Bonifacio VIII “…per una cultura della Pace…”, nella sua XXII edizione, preceduto da una lectio magistralis, dal tema “L’umanesimo necessario tra scienza e nuova comunicazione”, che lo stesso ha tenuto nella Sala della Ragione del Comune di Anagni.
Il rapporto tra la cultura scientifica e la cultura umanistica, le interazioni fra i diversi campi del sapere, il superamento di una divisione nata con la rivoluzione copernicana e ormai destinata a ricomporsi. L’iniziativa dell’Accademia Bonifaciana, ha coinvolto come sempre molti partecipanti, giunti da ogni parte d’Italia e anche fuori, membri, di cui molti sono insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, principali destinatari della proposta, nata proprio come forum per approfondire e discutere temi da portare poi in classe e da trasmettere agli studenti. Con l’obiettivo quindi di formare le nuove generazioni a un pensare fondato e libero su argomenti quali la cosmologia, l’evoluzione biologica, le neuroscienze, la rete internet, l’ecologia, i risultati raggiunti negli ultimi anni dalle scienze fisiche, la probabilità. A questi si è aggiunta la complessità – declinata nell’ambito della scienza, della filosofia, delle scienze sociali della teologia – che è stata messa a tema nella lectio magistralis, che ha tenuto un relatore d’eccezione, tra i più ambiti a livello mondiale, il Cardinale Gianfranco Ravasi, giunto nella città dei Papi, ospite della Bonifaciana, per ricevere – come già detto – la XXII edizione del Premio Internazionale Bonifacio VIII, evocando più volte l’amico Monsignor Luigi Belloli, vescovo di Anagni-Alatri e il suo luminoso episcopato, i cui frutti sono ancora oggi visibili.
Ravasi, ha quindi, ringraziato la Bonifaciana «con grande gratitudine per l’onore che mi è stato riservato, con un ricordo affettuoso alla Comunità che mi ha accolto, con un intenso augurio perché l’Accademia dedicata alla figura di papa Bonifacio VIII possa sempre più essere testimone dei grandi valori etici e spirituali, con la mia amicizia riconoscente» e ha poi proposto cinque «sguardi», spunti di riflessione sul mondo: la società contemporanea, la visione antropologica, la religione, la scienza e la nuova comunicazione. Osservando una società (e una cultura) segnata da mobilità, fluidità, liquidità, ha citato un’icastica frase di Paul Ricoeur: «Viviamo in un’epoca in cui alla bulimia dei mezzi corrisponde l’anoressia dei fini» dove si rischia di non trovare più il senso della vita. «Dobbiamo tornare – ha detto – attraverso il contributo dell’umanesimo, a dare cibo a quell’anoressia». La fluidità comporta che non vi sia più un concetto di natura umana condivisa, per cui è difficile dialogare quando ognuno ha la propria verità. Richiamando idee di Platone e Lévinas, Ravasi ha sottolineato l’importanza del rapporto con l’altro, rispecchiandosi nella reciproca «adamicità», e che amare è il primo comandamento. Significativa la visione della religione: «Gli errori della filosofia sono sempre ridicoli, ma quelli della religione sono
pericolosi». Ravasi ha individuato la malattia dell’epoca: l’«apateismo», vivere sempre sulla superficie e nell’indifferenza, una forma di paralisi dell’anima. Sulla scienza Ravasi ha individuato i rischi di genetica, neuroscienze e intelligenza artificiale, così come quelli del mondo subissato di informazioni. L’eloquio di Ravasi, dalla voce lieve, è stato densissimo, intessuto delle parole di poeti eccelsi come Brecht, Caproni, Turoldo e Borges. Ma la conclusione l’ha affidata a Gandhi e alla sua profezia sulla rovina dell’uomo, che però è anche un avvertimento a fermarsi prima del precipizio.
«L’interazione tra la cultura scientifica e la cultura umanistica – ha dichiarato tra l’altro Ravasi nella sua lectio – è oggi necessaria, fruttuosa e sentita. Non è più possibile chiudersi all’interno di una specializzazione unica, perché il mondo è molto più complesso e vale la pena mettere in gioco tutte le capacità che l’uomo ha di rapportarsi alla realtà. La scienza ha dimostrato, con il suo metodo, di avere grandi possibilità di sviluppo, ma non può essere lasciata da sola perché di per sé non è sufficiente, non è esaustiva; essa ha bisogno anche della teologia, della filosofia, dell’arte e della capacità inventiva dell’uomo. Quando si riesce a coniugare tutte questa nostre capacità si ottiene un risultato molto più soddisfacente sia dal punto di vista personale sia a livello dell’evoluzione globale della cultura».
«Il Cardinal Ravasi – ha detto il Rettore Presidente Prof. Sante De Angelis, nel suo saluto introduttivo – ha ricevuto il premio internazionale Bonifacio VIII per il suo impegno concreto a creare occasioni di confronto tra le generazioni e le culture, dando valore al dialogo e al tessuto delle differenze, alla ricerca di tutto ciò che rende l’uomo “pienamente umano”. È questa la spinta che nel 2011 lo ha portato a istituire il “Cortile dei Gentili”, iniziativa di rilievo internazionale che ha toccato le grandi capitali mondiali affermandosi come spazio aperto al pluralismo delle idee, capace di stimolare un dialogo costruttivo tra credenti e non credenti su grandi tematiche (e problematiche) di attualità, come l’etica, la legalità, la scienza, la fede, l’arte e le nuove tecnologie, attraverso eventi, incontri, dibattiti, ricerche e occasioni di condivisione. È proprio la ricerca del dialogo e della condivisione, con uno sguardo attento e aperto alla propagazione di una “cultura di pace”, da sempre motto della Bonifaciana: “Fides scientia virtus pro pacis cultu”, che è un insieme di valori, atteggiamenti, tradizioni e modi di comportamento e stili di vita fondati su: rispetto per la vita, rifiuto della violenza e promozione e pratica della nonviolenza tramite l’educazione, il dialogo e la cooperazione ruolo chiave che compete a genitori, insegnanti, politici, giornalisti, organismi e gruppi religiosi, agli intellettuali, a quanti sono impegnati in attività scientifiche, filosofiche, creative e artistiche, agli operatori in campo sanitario e umanitario, agli operatori sociali, ai dirigenti a vari livelli come pure alle organizzazioni non governative, che ha reso naturale e stimolante il contatto tra l’Accademia Bonifaciana e il “Cortile dei Gentili” e la presenza del ritorno del Cardinal Ravasi ad Anagni, dopo che l’aveva visitata ai tempi del luminoso episcopato del mai dimenticato monsignor Luigi Belloli, che con l’allora Prefetto della Biblioteca-Pinacoteca Ambrosiana di Milano, aveva un rapporto di sincera amicizia e profonda stima vicendevole, essendo stato Ravasi alunno del Pontificio Seminario Lombardo di Roma, dove Belloli era stato Rettore, prima di essere nominato da Giovanni Paolo II, Vescovo di Anagni-Alatri».
Il Porporato, è stato accolto, oltre che dal Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana, dal Presidente del Comitato Scientifico e Assessore del Pontificio Comitato di Scienze Storiche S.E. Monsignor Enrico dal Covolo, dai Membri del Comitato Scientifico, dalle Autorità Diplomatiche accreditate presso la Santa Sede e la Repubblica Italiana, da quelle Politiche, Civili, Religiose e Militari, tra cui il Sindaco della Città di Anagni Avv. Daniele Natalia e dal magistrato Dottor Maurizio Block, Procuratore Generale militare presso la Corte Suprema di Cassazione, che a nome del Senato Accademico della Bonifaciana, ha tenuto un saluto iniziale, insieme al Primo Cittadino e naturalmente al Presidente del Comitato Scientifico, che ha rivolto un benvenuto molto sentito a Sua Eminenza: «Il Relatore, qui presente, è il Cardinale Gianfranco Ravasi, al quale da lungo tempo mi legano rapporti di stima, di amicizia e di deferente affetto. Grazie, Eminenza, per aver accolto il nostro invito! Il doveroso saluto a tutte le Autorità presenti, civili, militari e religiose; saluto in particolare – insieme al padrone di casa, il nostro Sindaco Daniele Natalia – il Grande Ufficiale Sante De Angelis, generoso Fondatore e Presidente dell’Accademia Bonifaciana.
Come alcuni tra voi già sanno, di recente è stata trovata – in circostanze stranamente (o provvidenzialmente) fortunate – una statua del Cristo senza mani… E dunque obsculta, cara vecchia Europa, e convertiti. Distendi le tue mani sul mondo, per essere strumento di pace! Dai le tue mani al Cristo senza mani! Forte delle tue profonde radici, sii maestra di dialogo, in maniera feconda e creativa, con le culture e le religioni di questo tempo.
foto di Giancarlo Morini
Dobbiamo essere grati al Cardinale Ravasi, che vorrei oggi allineare nella lista dei testimoni di pace, dalle origini della Chiesa fino al nostro tempo: e come dimenticare il Papa buono, San Giovanni XXIII, e la sua storica Enciclica Pacem in terris? Auspico infine che le lodevoli iniziative della prestigiosa Accademia Bonifaciana non siano – come di fatto non sono – qualche cosa di occasionale, senza sèguiti concreti, ma che, con la collaborazione di tutti noi, giungano a promuovere efficacemente quei processi di pace e di promozione umana, specialmente nelle zone più povere e devastate del mondo, che essa statutariamente si propone. Grazie, carissimo Sante, per quello che stai facendo. Tu e i nostri soci ed accademici affezionati stiamo dando veramente le nostre mani al Cristo senza mani, per la pace nel mondo».
Con Gianfranco Ravasi, indiscussa “star” della giornata accademica, hanno condiviso il Premio Internazionale Bonifacio VIII, altri tre illustri personaggi: S.E. la Signora Anna Maria Anders, Ambasciatore plenipotenziario e straordinario della Repubblica di Polonia presso la Repubblica Italiana e la Repubblica di San Marino; S.E. la signora Tsovinar Hambardzumyan, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Repubblica d’Armenia presso la Repubblica Italiana e S.E. il Dottor Marco Villani, Consigliere della Corte dei Conti e Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
L’Ambasciatore Anders, nel suo intervento presso la Sala della Ragione, tra l’altro ha dichiarato: «Saluto innanzitutto il Grand’ Ufficiale Professor Sante De Angelis, Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana e Sua Eccellenza Monsignor Enrico dal Covolo, Presidente del Comitato Scientifico, i quali ringrazio di cuore per il Premio assegnatomi. Saluto Sua Eminenza il Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, con cui ho l’onore di condividere la cerimonia del Conferimento. Ringrazio l’Avvocato Daniele Natalia, Sindaco della Città di Anagni che ci ha offerto l’ospitalità nella fausta circostanza. Sono felice di essere oggi nella Città che vanta diversi legami con la Polonia, tra cui il gemellaggio con la Città di Gniezno, la prima capitale polacca. Ed infine un saluto ed un grazie a Sua Eccellenza il Dottor Maurizio Block, Procuratore Generale militare presso la Corte Suprema di Cassazione per aver promosso la mia candidatura. È per me un grande onore ricevere il Premio Internazionale Bonifacio VIII Città di Anagni, “per una cultura della Pace”. Ringrazio l’Accademia Bonifaciana per avermi assegnato il premio ritirato in passato da tanti personaggi illustri, per primo dal nostro amato San Giovanni Paolo II, grande paladino della Pace. Apprendo con orgoglio che nel corso degli anni moltri altri polacchi illustri, come il cardinale Zenon Grocholewski, il cardinale Andrzej Maria Deskur, l’ On. Jerzy Buzek e l’ On. Hanna Suchocka, hanno ricevuto il premio Bonifacio VIII. Essere annoverata tra tali grandi rappresentanti della Polonia è per me il motivo di soddisfazione sia professionale che personale. Ricevo questo premio nell’anno delle solenni commemorazioni dell’80 anniversario della Battaglia di Montecassino in cui ricorderemo le virtù e il sacrificio dei soldati del 2° Corpo Polacco guidato dal Generale Władysław Anders, mio padre. Montecassino, luogo di sepoltura dei valorosi soldati di diverse nazionalità, caduti nella Battaglia è diventato il simbolo universale della lotta per la pace.
Ricordo con grande emozione quando ad un anno dalla sua elezione il Papa Giovanni Paolo II venne a rendere omaggio ai soldati sepolti al Cimitero Polacco ai piedi dell’Abbazia Benedettina di Montecassino. Entrambi, San Giovanni Paolo II e il Generale Władysław Anders sono figli di quella Polonia che durante il secolo scorso ha dovuto lottare duramente contro le dittature straniere. Entrambi hanno contribuito ai decenni di pace nel nostro continente che ora purtroppo viene minacciato dai conflitti in corso. In questi anni della mia missione di Ambasciatore di Polonia a Roma mi sono sentita in dovere di seguire le orme di mio padre e di fare ogni sforzo necessario per mantenere viva la memoria del contributo dei soldati polacchi alla liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Oggi più che mai siamo consapevoli che la pace conquistata dai nostri padri non è un valore scontato. Dobbiamo unire tutti i nostri sforzi per salvaguardarla. Il Vostro
riconoscimento, in questo momento storico, non è per me solo il motivo di orgoglio ma costituisce una forte motivazione e incoraggiamento per continuare a adoperarsi per il mondo di pace».
Anche l’intervento di S.E. Hambardzumyan, è stato molto sentito: «È un onore per me essere qui oggi e ricevere il prestigioso Premio Internazionale Bonifacio VIII “…per una cultura della Pace”. Desidero esprimere la mia profonda gratitudine al Professor Sante De Angelis e al Monsignor Enrico dal Covolo per l’assegnazione di questo prestigioso Premio. Il mio ringraziamento speciale va inoltre al Dottor Maurizio Block, per aver designato la mia candidatura. Sono felice di poter condividere questo prestigioso premio con la Sua Eminenza Cardinale Gianfranco Ravasi. È con grande umiltà che ricevo questo riconoscimento, consapevole sia della sua importanza che della grande responsabilità che implica. Oggi, in un mondo segnato da tante guerre, la pace diventa un obiettivo sempre più complesso che richiede inevitabilmente la sinergia delle persone, delle nazioni e delle organizzazioni internazionali. Sappiamo tutti che le guerre sono il fallimento del dialogo e della diplomazia, della tolleranza e del rispetto delle diversità, dell’educazione e della solidarietà. Rappresento un Paese che è portatore di tali valori, prima nazione al mondo ad aver adottato il cristianesimo come religione di stato, e che si è sempre assunto la responsabilità e ha fatto del suo meglio per una pace stabile nella regione. Sin dalla sua indipendenza all’inizio degli anni ’90, l’Armenia è stata costretta a combattere e a difendersi in una guerra che le è stata imposta, per aiutare i suoi connazionali del Nagorno-Karabakh. E anche durante i trent’anni successivi al cessate il fuoco la regione non è stata realmente pacificata, e l’anno scorso tutti noi abbiamo assistito alle tragiche conseguenze di questo conflitto. Il popolo del Nagorno-Karabakh in pochissimi giorni è stato costretto ad abbandonare le proprie case, la propria terra. E adesso questo territorio è ormai privo della sua popolazione autoctona armena; i suoi monumenti, le sue chiese sono fortemente a rischio di distruzione. Quindi noi, armeni, più di ogni altra nazione, conosciamo il prezzo della pace. Lasciatemi dire che la non adeguata condanna e i doppi standard rispetto alle guerre, per convenienza politica o economica – mi riferisco alla guerra dei 44 giorni del 2020 contro il Nagorno-Karabakh- è uno dei principali motivi del proliferare di conflitti nel mondo, a cui stiamo assistendo attualmente. L’impunità incoraggia e legittima altre violenze e aggressioni, alienando la pace. Così si è passati per la guerra dell’Ucraina e si è arrivati al conflitto in Medio Oriente, dove giorno dopo giorno si assiste ad un’escalation drammatica. Non può esserci un profitto o un benessere economico in un mondo dove nessun paese è al sicuro. Siamo di fronte a scenari imprevedibili e non possiamo più nasconderci dietro le parole ed espressioni di comodo, utilizzando doppi standard. A pagare il caro prezzo sono le popolazioni innocenti, donne, anziani, bambini. A pagare il caro prezzo sono i nostri giovani. Solo nella guerra dei 44 giorni del Nagorno Karabakh sono stati uccisi 5000 e mutilati 8000 ragazzi armeni di20 anni, il che significa altrettante famiglie distrutte e altrettanti sogni stroncati, gravi ripercussioni sul futuro di intere generazioni. E quante vite si sono spezzate dall’altra parte del confine… Nella guerra perdono tutti, dice spesso Papa Francesco e io sono pienamente d’accordo con Sua Santità. Nel XXI secolo l’uomo dovrebbe esserne più che consapevole. La violenza, ovunque si verifichi, nella nostra regione, in Medio Oriente o in qualsiasi altro angolo del mondo, è sempre dolorosa e deplorevole. Permettetemi di ribadire che l’Armenia è determinata a costruire la pace nel Caucaso meridionale. Le pratiche criminali dell’uso della forza per risolvere controversie internazionali devono essere inequivocabilmente condannate e di conseguenza sanzionate. Sono i negoziati l’unico modo per ripristinare la pace e la stabilità nel mondo. In un momento così difficile e drammatico per tutto il mondo, ma soprattutto per noi, vorrei ringraziare tutti voi per l’attenzione riservata all’Armenia e per l’atteggiamento premuroso nei confronti della causa armena. Questo premio non rappresenta per me un mero riconoscimento personale, ma è un simbolo dell’impegno dell’Armenia in questa direzione. Vorrei concludere esprimendo nuovamente la mia gratitudine a tutti i presenti. Il mio impegno “…per una cultura di pace” non mancherà».
Entusiasta anche il Consigliere della Corte dei Conti e Vice Segretario Generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri il Dottor Marco Villani: «Un’occasione eccezionale per la gratitudine sempiterna rispetto ad un riconoscimento “immeritato” che però rientra fra i doni inaspettati del Signore per chi vive la propria esperienza “andando incontro al tempo così come esso ci cerca”. Scenda sulla Palestina la Colomba del Giordano!».
Presenti, tra gli altri, alla Cerimonia coordinata come sempre in maniera eccellente dal Cav. Professor Gaetano D’Onofrio, oltre ai già citati ospiti: il Comm. Monsignor Vittorio Formenti, Presidente Vicario della Giuria del Premio Bonifacio VIII; il maestro Cesare Marinacci, Direttore Artistico; i Senatori Accademici, membri del Comitato Scientifico e Delegati: il Professor Alessandro D’Acquisto, S.E. il Prefetto Pietro Lucchetti; il Cav. Domenico Lizzi, il Col. Leonardo Antonio Semeraro, la Professoressa Cristiana Cardinali, il Cav. Dottor Paolo Patrizi, il Generale Giuseppenicola Tota, il Dottor Santino Colangelo, il Professor Enrico Fanciulli, il Cav. Alberto Soccodato, il Dottor Alfio Alberto Sangiorgio, il Dottor Fabio Prefumo, l’Ing. Giovanni Ritirossi, la Dottoressa Sabine Mbongo, l’ Avvocato Lucio Cotturone, il Professor Antimo Di Rauso, l’Ing. Tonino Severini, il Rag. Michele Di Maggio, il Dottor Moreno Di Legge. Inoltre, è stato presente il Prof. Vehbi Miftari, Consigliere della Presidente della Repubblica del Kosovo, che ha annunciato ufficialmente che il loro Capo di Stato, l’ On. Vjosa Osmani – Sadriu, sarà a metà marzo ad Anagni per ricevere il medesimo conferimento. Con lui è intervenuto anche il delegato della Bonifaciana per l’Albania e Kosovo Arch. Ardian Muka e il senatore accademico l’On. Xhemal Gjunkshi, già Parlamentare e Capo di Stato Maggiore dell’Esercito albanese, nonché una delegazione del Consiglio Direttivo dell’Ucid di Anagni-Alatri, con a capo la Vice Presidente Ombretta Di Monte, venuta per rendere il saluto al Rettore De Angelis, nominato nei giorni scorsi, anche nuovo Presidente della menzionata Sezione; nonché una delegazione dell’Associazione Amici di Padre Pio di Pietrelcina, con il Presidente Simone Crovella e il Direttore Gianni Mozzillo. Per il Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, il Professor Jean Jude Piquant, Ambasciatore della Repubblica di Haiti e il Consigliere dell’Ambasciata del Gabon Dottor Anacle Boundzigui. Ospiti musicali della manifestazione accademica, all’insegna del Gospel sono state le fantastiche Irina Arozarena & SistersHeart, che hanno letteralmente coinvolto tutti i presenti con la loro voce e la verve che da sempre le contraddistingue, a cui è stato consegnato l’Attestato di Benemerenza e di Partecipazione.
Con l’occasione sono stati consegnati anche i rimanenti Attestati di Merito per la Fedeltà Accademica, stilati per il XX di fondazione lo scorso dicembre; le nuove o le rinnovate nomine interne.