Anagni, Bonifacio VIII, l’Accademia Bonifaciana e le sue iniziative ultraventennali, in un’originale tesi di Laurea Magistrale dal titolo già accattivante: “L’eredità di Bonifacio VIII: l’Accademia Bonifaciana”, che dopo una brillante discussione, presso l’Università degli Studi “Pegaso” di Napoli, la commissione a nome del Magnifico Rettore e del popolo italiano ha conferito alla giovane Laura De Biase, la Laurea Magistrale in Linguistica Moderna LM-39 – Insegnamento di Storia Medievale, con il massimo dei voti: 110 e la lode.
Relatore è stato il prof. Marcello Pacifico, e naturalmente alla discussione non è voluto mancare il Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana Sante De Angelis, che ha raggiunto con la famiglia della dottoressa, il capoluogo campano.
Laura De Biase nata in Ungheria nel 1998, si è trasferita in Italia a Gioia Sannitica nella provincia di Caserta all’età di 13 anni. Ha sempre avuto la passione per la letteratura e la storia ed è per questo che ha scelto di iscriversi al corso di Laurea triennale presso la Facoltà di Lettere dell’Università e-Campus e successivamente alla Laurea Magistrale in Linguistica moderna presso l’Università Pegaso. Ha conosciuto l’Accademia Bonifaciana tramite il fidanzato il dottor Pasquale Ricci, membro accademico da molti anni e delegato per la stessa istituzione per la provincia di Benevento. È rimasta affascinata dall’Accademia e dalle sue innumerevoli e meritorie iniziative e pertanto ha deciso di approfondire e dedicare la sua tesi magistrale alla Bonifaciana.
La tesi presentata è divisa a grandi linee in due parti. La prima riguarda la descrizione della città natale del papa del primo giubileo, unitamente alla parte biografica di Benedetto Cajetani, mentre la seconda sull’Accademia Bonifaciana: la nascita dell’Accademia, il Premio Bonifacio VIII, le iniziative di pace ed umanitarie (le Missione Unifil in Libano e Kosovo), le adozioni a distanza, la Cooperazione culturale e didattica tra i vari enti scolastici, formativi ed universitari, le Lectiones Magistralis, la cerimonia annuale della Bulla Indulgentiarum: un’occasione di riflessione spirituale e di perdono, l’inno ufficiale.
“Il papato è la più antica istituzione esistente nel mondo. Nasce circa duemila anni fa dal primo discepolo di Gesù, Pietro di Betsaida, ed è incarnata oggi da papa Francesco. Tra Pietro e Francesco si sono succeduti circa 266 pontefici. I papi sono stati attori e spesso protagonisti di tutti i grandi avvenimenti del mondo occidentale negli ultimi duemila anni. La loro storia non è sempre positiva. Anche loro sono essere umani e avevano i loro lati oscuri. Taluni erano degni di biasimo da ogni punto di vista, la maggioranza di essi, invece, tentò di condurre una vita retta.
Le responsabilità che rivestivano spesso risaltavano le loro debolezze. Inoltre, la loro posizione rendeva l’incarico attraente per le persone sbagliate, quali talvolta riuscivano ad ottenerlo.
Le donazioni di terre e di beni da parte dei cristiani devoti espansero le proprietà immobiliari del papato fino a costruire lo Stato Pontificio. Di quel vastissimo territorio che si estendeva da Napoli verso il nord e risaliva verso l’est fino a Venezia, il papa era il monarca. Questa situazione durò dall’VIII secolo fino al 1860-1870, quando lo Stato Pontificio fu confiscato dalle forze italiane e annesso al nuovo Regno d’Italia.
Bonifacio VIII è stato uno dei papi – scrive la De Biase – più controversi della storia medievale. La sua fortissima personalità fu sempre alimentata e sorretta da un senso di grande creatività simbolica e da una straordinaria capacità di elevazione della propria figura di papa. Lo dimostrano i grandi del suo pontificato, come la promulgazione del Giubileo del 1300 e la bolla papale Unam Sanctam, ma anche lo stesso sepolcro a San Pietro, le reinterpretazioni dei grandi simboli del potere papale. Fu eletto alla Vigilia di Natale del 1294 quale successore del papa del “gran rifiuto”, Celestino V, che aveva abbandonato il papato dopo sei mesi per tornare nel suo eremo di Sulmona. E infatti la questione della legittimità della sua elezione accompagnò sempre Bonifacio VIII. Questo ritratto fa capire di come la sua personalità è assai più complessa, storicamente, umanamente e culturalmente, di quanto non si sia pensato.
Papa Bonifacio VIII fu personalità di grande rilievo nel tempo in cui visse. Intorno alla sua figura, accanto alle luci, si addensano non poche ombre. Ma il giudizio sul suo operato non può non tener conto della mentalità allora dominante. Era una mentalità d’ordine feudale, che attribuiva grande importanza, oltre che all’affermazione del papa, anche a quella della sua famiglia. Il papa doveva quindi pensare ai propri familiari e provvedere a collocare fratelli, sorelle, nipoti in feudi, castelli, marchesati, baronie, accrescendo in tal modo la potenza economica e politica della famiglia.
Bonifacio VIII lo fece da par suo e in questo, oggi, non lo possiamo certo ammirare. Egli, però, ha difeso strenuamente la libertà della Chiesa nei confronti dei potenti del tempo per lo svolgimento della sua missione spirituale al servizio del Popolo di Dio. Certo, la visione e la dottrina ecclesiologica del suo tempo presentano marcate differenze con la visione e la dottrina sulla Chiesa di oggi. Il suo pontificato venne, inoltre, influenzato dall’abdicazione del suo predecessore, Papa Celestino V. Con lui il papa ebbe delle tensioni, forse eccessivamente drammatizzate da alcuni storici, nonostante ciò, egli era ligio al suo dovere. Fu un uomo dalla intelligenza acuta, aveva esperienza negli affari, era intrepido e volonteroso. Il suo esempio di perdono e di pace – dice ancora la dottoressa – ha dato alla luce l’Accademia Bonifaciana, un’istituzione ormai affermata universalmente con oltre venti anni di vita, che sostiene e promuove i valori della pace, della diplomazia e della convivenza tra i popoli. Oggi, in un contesto sociale così complesso, chi aiuta fa la differenza. I due fenomeni più recenti, la pandemia e la guerra in Ucraina, hanno avuto conseguenze importanti sulle nostre vite. Da circa tre anni ormai il Covid-19 colpisce tutte le forme di vita, provocando ogni tipo di rallentamenti e di paralisi, con conseguenze economiche e sociali. La guerra sta provocando disastri umani e ambientali con danni irreversibili, migliaia di morti e feriti, milioni di profughi e senza tetto. Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. L’Accademia, mediante gli incontri di riavvicinamento per il dialogo e la fratellanza, le Lectio Magistralis, il Premio Bonifacio VIII e tutte le altre iniziative, prime fra tutte il rapporto molto fruttuoso con le Istituzioni internazionali come le Ambasciate presso la Santa Sede e la Repubblica Italiana, l’Onu, la Nato, promuove i valori della pace e della convivenza tra i popoli, secondo l’esempio della perdonanza bonifaciana”.
Ed aggiunge: “Al termine del mio percorso universitario è doveroso un sincero ringraziamento a tutte le persone che mi hanno accompagnata e sostenuta in questi anni. Desidero ringraziare innanzitutto il relatore di questa tesi, il professore Marcello Pacifico, per la disponibilità e la gentilezza dimostrata durante tutto il periodo di stesura. Un ringraziamento sentito va all’Accademia Bonifaciana ed in particolar modo al suo Rettore Presidente Prof. Sante De Angelis e al Presidente del Comitato Scientifico S.E. Mons. Enrico dal Covolo, che mi hanno messo a disposizione il meticoloso archivio dal 2003 ad oggi dove ho potuto attingere gran parte del mio lavoro della stesura della tesi. Grazie per la disponibilità avuta nei miei confronti ed i preziosi consigli, con l’auspicio che questo mio lavoro possa comprendere e trasmettere i valori e le finalità dell’Accademia. Ringrazio mia madre, per aver sempre creduto in me, per essersi sempre fidata del mio giudizio e per non aver mai smesso di supportarmi, anche quando non capiva appieno le mie scelte. Grazie per la tua infinita forza, che hai sempre cercato di trasmettermi e che mi ha sempre ispirata a non abbattermi di fronte agli ostacoli. Ringrazio mio padre Edmondo per avermi insegnato il significato di onestà, rispetto e fatica. Anche se non sei più con me fisicamente, il tuo spirito e il tuo amore continuano a risplendere nella ma vita. Ringrazio il mio fidanzato Pasquale, che mi ha accompagnata passo dopo passo in questo percorso. Grazie perché nei momenti di difficoltà e di sconforto mi hai spronata e incoraggiata. Mi hai fatto sentire ogni giorno fiera e orgogliosa di questo lavoro. Il tuo supporto è stato e sarà sempre indispensabile per me, grazie infinitamente. Voglio ringraziare infine me stessa. La me del passato piena di dubbi e paure, la me del presente, goditi questo momento, te lo meriti tutto e la me del futuro, ogni volta che penserai di non essere abbastanza, voltati, ce l’hai fatta una volta, puoi farcela di nuovo”.