Non era mai successo che un Comune arrivasse ad adottare un Poeta vivente. E invece Segni, Comune della provincia di Roma, a ridosso di Colleferro e Anagni, è il primo Comune al mondo che adopera questo nuovo istituto culturale.
Il 27 marzo prossimo alle ore 9.00, nella scuola secondaria di primo grado “Don Cesare Ionta” di piazza Risorgimento, il sindaco Silvano Moffa insieme al vescovo emerito mons. Lorenzo Loppa, Maurizio Sparagna dirigente dell’istituto, Giuseppe Raviglia, presidente del Comitato locale soci della BCC Roma e al presidente dell’Associazione culturale “Itinesegni” daranno vita a questo nuovo progetto culturale.
Condurranno l’evento il giornalista RAI Carmelo Nicotra e la d.ssa Annalisa Ciccotti, responsabile della biblioteca di Segni.
Ma i veri protagonisti della manifestazione saranno i ragazzi della scuola media. Che insieme al poeta Giuliano Belloni spiegheranno le ragioni e le finalità di questo originale progetto culturale. Alcuni brani musicali eseguiti dai ragazzi e dai loro insegnanti accompagneranno i temi e le considerazioni trattate.
Abbiamo voluto sapere di più, e abbiamo posto qualche domanda allo scrittore Giuliano Belloni.
Giuliano, ci spieghi cosa significa l’espressione “adottare un Poeta”…
“Adotta un poeta” è un punto qualificante della “Missione Omero”, che ha lo scopo di diffondere e sviluppare la poesia contemporanea. Che funzione ha il poeta adottato? Intanto, ogni borgo, paese, quartiere, associazione, scuola, parrocchia, diocesi, provincia può adottare un Poeta che ha lo scopo di aiutare e supportare l’amministrazione in percorsi di promozione della lettura. In collaborazione con le biblioteche presenti nel territorio. Costruendo quindi in sinergia reti che contribuiscano a stimolare buone pratiche. Si impegnerà il poeta adottato a partecipare ad almeno un consiglio comunale l’anno che abbia come ordine del giorno la promozione della lettura. Si impegnerà inoltre, dove non sia presente a creare una biblioteca . E’ prioritario aprire un dialogo tra la scuola e l’amministrazione comunale nell’ambito della diffusione della lettura.
Dal Suo punto di vista, la poesia è attuale?
In questo momento storico penso di dire che la Poesia è una forma di ascolto. In assenza di risposte abbiamo il dovere di creare luoghi dove riflettere. A cosa serve la Letteratura, se non mi salvo? Se non riesco a sapere chi sono?
Quello che cerca di dirmi è che la Poesia è capace di concedere una nuova dignità di uomo?
Basta con la Poesia e la Letteratura da salotto.
I giovani sono perennemente in crisi. Un ragazzo di oggi vede ovunque crisi. Crisi nella famiglia, nella Chiesa, nello stato, nella scuola. La scuola ha perso la visione dell’uomo nel suo complesso. È noiosa. L’Arte poi è brutta e ha perso il fascino della narrazione. Per non parlare dell’evoluzione tecnologica che ci fa stare appartati. Collegati ma disconnessi.
E gli adulti?
Quante volte sentiamo dire “…beato te”, rivolto ai giovani? Come se il tempo migliore sia e rimanga solo il passato. Come se aver fatto delle scelte è il risultato di essere insensato. Il futuro sembrerebbe di non avere un presente.
Se guardiamo i politici poi. Non hanno una grammatica poetica. Le loro parole non sono spirituali. Vorrei dire loro: perché non appaltate cantieri di bellezza? Dovrebbero essere loro, esperti di Umanesimo e i loro ragionamenti colmi di Umanesimo, profezia e visione.
E, in tutto questo, Omero cosa c’entra?
Intanto tutti quanti noi abbiamo bisogno di seguire qualcosa. Omero è una figura del passato ma ha una carica profetica che viene dal futuro. Ci insegna che la Felicità è costruzione quotidiana. C’è una bella frase di Longanesi a proposito della Felicità: vollero vivere infelici perché la felicità è fatica. Quindi, Omero ci insegna che l’ Odissea è l’Arte di essere uomini.
E i giovani?
Con “Missione Omero” sto attraversando l’Italia in lungo e in largo.
Dal mese di gennaio ad oggi ho incontrato 4750 ragazzi. E questo è avvenuto nelle scuole elementari, nelle medie, nei ginnasio, nei licei di Milano, Reggio Calabria, Crotone, Salerno, Vasto, Anagni, Macchiagodena, Isernia, Catania, Palermo, Palombara, Rieti.
La Poesia è il ritrovamento dell’infanzia. Restituisce il tremore della vita. E Omero ci dice che ogni cosa è possibile.
Quale speranza ha il futuro? Di cosa è fatta la speranza?
Intanto, non è una tecnica di suggestione. Ma capacità di stare dentro e fuori al presente. Innamorandosene. La speranza è impegnativa perché visionaria. Ciò non significa avere visioni, ma prestare attenzione a scorgere il possibile dove tutti vedono l’impossibile.
Michel Simonet, uno spazzino francese per 30 anni mise una rosa fresca sul suo carretto. Come fosse una bandiera. Lui trovava il bello in mezzo alla sporcizia. La strada è il luogo dove far accadere la speranza. Come Omero che incontrava l’uomo nelle agorà e nelle strade. Anche io seguo il loro esempio portando la Poesia nelle scuole, nelle strade e nelle piazze.
A noi non ci viene chiesto di salvare il mondo ma lo spazio dove viviamo.
Cominciando da Segni?
Sì. Da Segni.
Prima ci si sentiva comunità ancor prima di essere cittadini. Perché sono le storie che ci rendono unici. Ricominciamo dalla comunità.