di Monia Lauroni
Quattro tronchi di querce, quattro braccia di corteccia e mani di ramo di uomini e di donne.
Saltano fuori da una parte di mondo. Spingono, si battono, sorreggono, lottano contro un nemico comune. Non c’è guerra, solo volontà. Non ci sono armi se non la forza di tenere in orbita un mondo che stava cadendo.
Un mondo orfano di speranza, chiuso in una scatola. Aria soffocata, non respirata. Aria malata di una pandemia che ci ha visti tutti fragili e indifesi.
Dal bronzo del Maestro verolano Americo Pirazzi, la vittoria dell’uomo sulle ombre della morte. Quel mondo malato di solitudine e sconforto sorretto da due mani di uomo e due mani di donna. Mani di tutta l’umanità che insieme hanno cacciato dal mondo il male. Non era la sua casa, è casa nostra.
Greve e bellissima, ‘nike’ e provata, nei suoi tratti di terre accennate, nelle vene affaticate, nella muta disperazione che ha generato forza e comunione.
Il covid è fuori, sbalzato fuori dalla nostra casa grazie a quelle mani unite indissolubilmente alla terra che non hanno mai smesso di credere.
“Il mondo è nelle nostre mani” il titolo dell’opera, che più di ogni attento sguardo, descrive il lavoro di Pirazzi.
Un lavoro di analisi, di fiducia, di ringraziamento e memoria.
Un’opera che restituisce i giorni, le vittime perdute, gli eroi di quei giorni senza dio.
E che porta scolpita una lezione grande. Ci passi accanto e ti viene voglia di respirare. Come la prima volta che si é venuti al mondo.
Posata su una roccia, sarà inaugurata sabato 6 aprile nel Cimitero comunale di Veroli. In memoria delle nostre vittime, in memoria della nostra forza.
È nelle nostre mani la carezza del domani.
Alla cerimonia di inaugurazione precederà, alle ore 10.00, una funzione religiosa nella chiesa del Cimitero presieduta dall’Abate dom Loreto Camilli e dal parroco don Adriano Stirpe.