“Istigazione al suicidio, truffa ed esercizio abusivo della professione“: è con queste accuse, pesantissime, che il Pubblico Ministero del Tribunale di Roma Erminio Amelio ha chiesto il rinvio a giudizio per Fabrizio Pignalberi, serronese, già al centro – qualche anno fa – di vicende torbide e non ancora del tutto chiarite per le quali era balzato agli onori della cronaca grazie all’inchiesta condotta da Giulio Golia e Francesca Di Stefano per la trasmissione televisiva “Le Iene” in onda su Italia 1.
A ricostruire la vicenda, l’edizione odierna de “Il Corriere della Sera” nelle pagine dedicate alla cronaca di Roma. Pignalberi – secondo quanto sostenuto dall’accusa – avrebbe ricevuto da Alessia (nome di fantasia, n.d.r.), 37enne, lauti compensi per riottenere l’affidamento del figlio. Una volta accortasi di essere stata truffata dall’uomo a cui si era affidata per la causa legale per riavere il bambino e a cui aveva dato 50.000 euro, la donna si è tolta la vita il 30 ottobre del 2020 gettandosi dal balcone della propria abitazione.
Secondo quanto riporta – ancora – “Il Corriere della Sera” – Alessia, nel 2019, con l’appoggio anche dei genitori e della sorella, si era rivolta allo stesso Pignalberi ritenendolo avvocato specializzato nel diritto di famiglia. “Lui, per accreditarsi come legale – si legge sull’articolo a firma del collega Giulio De Santis – sostiene di essere titolare dello «Studio Pignalberi». Lo scopo del mandato conferitogli da Alessia è duplice. Da un lato riguarda l’accertamento della paternità di Nicola. Dall’altro stabilire a chi debba essere affidato il bambino. In un anno Alessia, aiutata dai familiari, paga 50 mila euro per «asserite», secondo il pm, esigenze processuali, quali presentare ricorsi, denunce, istanze per l’esame del Dna. Ma soprattutto Pignalberi, sostiene la Procura, spaventa Alessia avvisandola che esiste un’intercettazione compromettente ai suoi danni. Lui si dichiara in grado di farla sparire, ma servono altri 13mila euro. La mamma di Nicola paga. Però il bambino viene affidato a sua sorella. Alessia – è scritto ancora nell’articolo di Giulio De Santis – sente a quel punto la terra sprofondarle sotto i piedi. Crede di aver fallito. E in quel momento è sicura che il suo errore più grave sia stato affidarsi a Pignalberi. Davanti a sé vede il buio e si getta dal balcone“.
Pochi mesi dopo la tragica fine di Alessia, i suoi famiglia scoprono che Fabrizio Pignalberi non è un avvocato. Il bambino di Alessia – oggi – ha 11 anni e vive con la zia; “confidiamo che l’autorità giudiziaria confermi presto le gravissime responsabilità di questo signore senza scrupoli”, affermano i legali della sorella di Alessia, gli avvocati Silvia Caradonna e Sebastiano Russo.