di Marco Ciancarelli
Scrittore, drammaturgo, regista, sceneggiatore e autore televisivo italiano. Pierfrancesco Pingitore (Ninni) è colui che ha segnato in modo significativo il modo di comunicare nel mondo dello spettacolo, del cinema e del teatro.
Ninni Pingitore si appresta a visitare la Ciociaria: sarà a Fiuggi il 19 e il 20 aprile per dirigere la commedia teatrale “I due cialtroni”.
È la prima volta che visita Fiuggi e lo fa in una Prima nazionale.
“Vero. Sono molto curioso di visitare questa cittadina, una località molto conosciuta per le sue terme ma non ho mai avuto il piacere di poterla vedere. Lo spettacolo che andrà in scena sabato sera si svolgerà in un teatro, stile liberty, costruito nel 1910. Molto simile al teatro Margherita di Roma, dove abbiamo lavorato per decenni con il Bagaglino”.
Restando in tema, lei recentemente ha lanciato un appello al ministro Sangiuliano chiedendo la riapertura dello storico teatro Margherita chiuso per Covid. Ha avuto risposte in merito?
“La situazione dei teatri in Italia è drammatica. A Roma, ad esempio, non c’è soltanto il “caso” del salone Margherita. Basterebbe soffermarsi sulle ragioni del completo abbandono di teatri grandi e storici, come ad esempio il Valle e l’Eliseo.
Il teatro Margherita, un gioiello realizzato in stile liberty, ha 120 anni di storia. Dopo un passato glorioso – vorrei ricordare che su quel palco si sono esibiti artisti del calibro di Totò – si è vissuta una parentesi di decadenza. Nel 1972 lo riportammo agli antichi splendori grazie agli spettacoli della Compagnia di varietà del Bagaglino. In tutti questi anni il teatro Margherita ha ospitato oltre 14 milioni di spettatori, per non parlare del grande successo sul grande schermo”.
Quali risposte sono giunte dal ministero?
“Il problema è questo: ho deciso di rivolgermi direttamente a Sangiuliano perché il teatro è di proprietà della Banca d’Italia. Lei comprende benissimo che basterebbe davvero poco a riaprirlo e affidarlo a delle Compagnie, invece si preferisce continuare a sottrarre al pubblico romano questo gioiello fatto di storia e rara architettura”.
Lei ha firmato tantissime opere di successo. Può la satira esorcizzare i tempi bui che stiamo vivendo?
“Se la società deve essere guarita dal teatro allora resterà una società malata. Il nostro lavoro deve essere uno specchio in cui riflettere le virtù, le manie, i vizi della vita quotidiana. Deve divertire e far sorridere. Naturalmente mi riferisco al teatro di attualità, che prende spunto dai fatti di vita reale per poi riprodurli dal drammaturgo in trame assolutamente singolari. Un lavoro che tende a estremizzare il messaggio che si vuole far giungere al pubblico. Ad esempio: da un’osservazione si arriva alla classica battuta ironica, con l’obiettivo di dare un senso di allegria e di divertimento”.
Nel 2023 e nel 2024 ha firmato le trame di ben due commedie: “Burino gentiluomo e I due cialtroni”. Quest’ultima andrà in scena a Fiuggi in una Prima nazionale. Dove ha preso l’ispirazione per questa commedia?
“L’idea era quella di creare sul palco un’alternanza tra due attori agli antipodi: uno comico (Martufello) e l’altro drammatico (Simeoli). Entrambi costretti a convivere in una baita a causa di una frana che blocca qualsiasi accesso. Permettetemi di menzionare anche Fanny Cadeo, propietaria della pensione che li ospita, che ha un ruolo centrale in questa storia.
Una commedia divertente e vi aspetto a Fiuggi con il grande teatro di attualità”.