Si è conclusa alla presenza del Presidente della Repubblica e del Sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Salvatore Camporeale, e di numerose altre personalità politiche, civili e religiose, la 25esima edizione della “Race for the Cure”, animata dallo spettacolare aviolancio dei Paracadutisti della Brigata ‘Folgore’ con bandiere italiana e della Race for the Cure.
La giornata conclusiva è stata caratterizzata dalla corsa competitiva di 10 km, la non competitiva di 5 km e la passeggiata di 2 km nelle vie del centro di Roma ed ha visto la partecipazione di più di 150.000 iscritti che hanno invaso il centro della Capitale per rilanciare il valore della prevenzione contro il cancro al seno. Tantissime donne, mamme e figli uniti nel giorno della Festa delle mamma, ma anche tante famiglie e gruppi di amici e amiche insieme per una giornata dedicata al messaggio della prevenzione. Donne che hanno vissuto la malattia e che portano la loro testimonianza e il coraggio di lottare.
Massiccia anche la partecipazione di donne, uomini e bambini provenienti dalla provincia di Frosinone; in particolare, molto cospicua è stata l’adesione della delegazione di Sgurgola guidata dalla nostra affezionata lettrice e cara amica di questa redazione Vera Spaziani.
Altrettanti gli sgurgolani che – pur non essendo presenti fisicamente a Roma – hanno aderito alla manifestazione indossando da casa la maglietta della manifestazione.
“Il messaggio della prevenzione non finisce mai di essere attuale – ha spiegato all’Adnkronos Salute Daniela Terribile, presidente della Komen Italia che organizza la manifestazione – Non c’è mai un’età in cui smetterla di controllarsi. Non bisogna mai temere le conseguenze di un gesto di prevenzione, avere paura o vergogna”. “Il tumore al seno è una malattia sociale – ha aggiunto – in Italia 56mila donne ogni anno hanno una diagnosi. Purtroppo 13mila non ce la fanno, i progressi ci sono stati e la sopravvivenza è oggi al 97%, un dato elevatissimo per una patologia oncologica. Dobbiamo migliorarci e arrivare al 100%. Sapere che ci sono 850mila donne che vivono avendo ricevuto una diagnosi negli ultimi 10 anni. Vivono bene e fanno una vita normale ed è questo che vogliamo”.