Oltre 600 firme raccolte, con una iniziativa – organizzata e promossa dalle associazioni “Anagni viva”, “Anagni cambia Anagni”, “Casa Barnekow” e “Città in Arte” – a cui ha aderito il mondo civile, della ricerca universitaria, dell’archeologia, della scuola e della cultura. Con un unico, importante scopo: quello di riconoscere Anagni quale fondamentale centro culturale in grado di raccontare la civiltà ernica, anche in relazione alla presenza – in città – del Museo Archeologico Ernico e della “preziosissima area archeologica di Osteria della Fontana/Compitum anagninum che ha restituito, assieme all’area sacra di Santa Cecilia, la preponderanza dei reperti di storia ernica – prima etrusca e poi romana – nel corso degli anni”.
Oggi, mercoledì 5 giugno 2024, si è dato conto, a Casa Barnekow, alla presenza della stampa locale e di alcuni cittadini interessati all’argomento, della situazione di fatto rispetto alle iniziative avviate dalle stesse associazioni per far tornare ad Anagni alcuni importanti reperti archeologici ora in mostra – fino a settembre – a Palazzo Marchesi Campanari di Veroli.
Ad introdurre i lavori della conferenza stampa, il dott. Nello Di Giulio il quale ha tenuto a rimarcare la risposta “significativa all’iniziativa della raccolta delle firme, sia dal punto di vista numerico sia – anche e soprattutto – dal punto di vista dell’interesse e della passione per la storia di questa città: molti cittadini – ha affermato il dott. Di Giulio – ci hanno ringraziato di difendere la storia, identità la cultura, il patrimonio archeologico e culturale e anche di potenziale sviluppo della città”.
“Tra i firmatari – ha affermato il dott. Di Giulio – c’è ogni pezzo di città; manca – purtroppo – quello della politica, sia di maggioranza che di minoranza, eccezion fatta per l’avv. Luca Santovincenzo, esponente di LiberAnagni e del Partito Democratico, che ha ascoltato le nostre istanze”.
E tra le mancate risposte all’appello, secondo Di Giulio, quello che ha pesato di più è stato quello del primo cittadino, malgrado sia stato almeno in un paio di occasioni sollecitato a prendere una posizione: “questa città sembra sia governata da un’ignoranza funzionale – ovvero una ignoranza rispetto alla funzione – che rischia di condannare questa città ad essere ancora una volta l’ultima della serie della provincia”.
A prendere la parola, subito dopo, il dott. Gugliemo Viti e la prof.ssa Anna Natalia, che hanno ribadito la assoluta necessità di ricondurre ad Anagni i reperti oggi ospitati altrove: “raccontare le antiche civiltà nel loro ambinente è valorizzazione dell’esistente e stimolo per l’estensione degli scavi archeologici, è lettura esperienziale dei luoghi e della storia, è quanto di più corretto ed efficace si possa fare per rendere “presente” il valore dell’archeologia che, notoriamente, si occupa del passato”.