Una carriera cinematografica breve ma luminosa che l’ha portata – quando era poco più che ventenne – a calcare le scene con registi del calibro di Carlo Lizzani e Riccardo Freda e a interpretare ruoli di prim’ordine in “Accattone” (1961) e “Mamma Roma” (1962), diretta nientemeno che da Pierpaolo Pasolini. E oggi, a 83 anni compiuti da poco, è ancora bella quanto allora, splendida signora della storia del Cinema italiano.
Silvana Corsini, la Maddalena di “Accattone“, vive ad Anagni da tanti anni; al suo fianco, da sempre, la figlia Alessandra. Suo, nel film-capolavoro di Pasolini, il ruolo della prostituta che è fonte sicura di guadagno per Vittorio Cataldi detto Accattone, interpretato da Franco Citti.
L’anno dopo, nel 1962, Pasolini scelse di nuovo lei, per il ruolo di antagonista di Anna Magnani, ad interpretare la fidanzata di Ettore, il figlio di Mamma Roma.
E’ trascorsa una vita, da allora; ma Silvana ha ben chiari in mente tutti i ricordi di quei giorni memorabili, come racconta a Silvia Scarselletta di anagnia.com nell’intervista esclusiva rilasciata al nostro giornale.
“Ho cominciato a lavorare nel cinema quasi per casualità; in quegli anni abitavo a Roma e un giorno, uscendo dal collegio, per strada ho incontrato delle persone che cercavano comparse il film “Il gobbo” di Carlo Lizzani; quella fu la mia prima esperienza nel mondo del cinema, sebbene in qualità di semplice comparsa“.
Il film a cui si riferisce Silvana uscì nel 1960 ispirandosi alla vera storia di Giuseppe Albano, detto “il gobbo del Quarticciolo“, ambientato sullo sfondo dell’occupazione nazista e del primo dopoguerra delle borgate romane, rappresentate con realismo da Lizzani. “Il gobbo” è ricordato anche per aver ospitato una delle prime apparizioni sullo schermo di Pier Paolo Pasolini nella parte di Leandro detto “er monco”, come ricorda ancora Silvana: “un giorno, durante una pausa dalle riprese notai che Carlo Lizzani e Pier Paolo Pasolini, seduti l’uno a fianco all’altro, mentre parlavano mi guardavano. C’erano anche molte altre ragazze quel giorno, ma ero proprio certa che parlavano di me. Pensai tra me: ma cosa vogliono questi da me? Tra l’altro avevo sentito dire che Pasolini era… un po’… omosessuale, anche se io – appena uscita dal collegio – non sapevo ancora bene quale fosse il significato di questa parola“.
Racconta, poi, Silvana: “poco dopo, vedo che Pier Paolo Pasolini si alza e viene verso di me e mi chiede se voglio interpretare una parte da protagonista nel film “Accattone”. Rispondo subito: “volentieri!” e mi chiede il numero di telefono così da poter contattarmi nelle settimane successiva. Passano un mese, due mesi, tre mesi… ma non ricevetti alcuna telefonata tanto che ormai ci avevo già rinunciato. Ma un bel giorno, così dal nulla, suona il telefono; era Alfredo Bini, il produttore del film che mi chiedeva di fare un provino per il film”.
Il film “Accattone”, inizialmente avrebbe dovuto essere prodotto da Federico Fellini, che tuttavia si tirò indietro all’ultimo momento, preoccupato dall’imperizia di Pier Paolo Pasolini con le tecnicità del mezzo, a cui si avvicina per la prima volta con questo progetto. Il film sarà quindi prodotto dalla Arco Film di Alfredo Bini; successivamente, lo stesso Bini produsse tutti i film di Pasolini, fino a “Edipo re” del 1967.
“Feci il provino sul letto di casa mia e sul terrazzo – ricorda Silvana – in quel periodo avevo una gamba ingessata perché avevo subito un infortunio. Il provino andò bene e firmai il contratto che prevedeva un compenso di un milione, che in quegli anni erano veramente tanti soldi. Ma sapesse i dolori che ho passato con quel film! Facevo una parte brutta, dovevo interpretare una prostituta. Nell’ultima scena – prosegue Silvana – dei ragazzi mi violentavano e mi lasciavano per strada; io li rincorrevo e loro ridendo mi hanno trascinata per strada. E correndo mi sono fatta male al ginocchio”.
“Pierpaolo Pasolini era una brava persona, un uomo per bene, molto per bene, sia nei miei confronti sia nei confronti degli altri ragazzetti; io ero l’unica donna. Finito il film abbiamo fatto una festa; mi ha portato a casa sua, dalla mamma, a Monteverde; ricordo che la mamma mi regalò una bellissima bamboletta negra con tutte frangette colorate. Poco tempo dopo mi richiama per farmi fare “Mamma Roma” con Anna Magnani, secondo film del regista-scrittore dopo “Accattone” che come il primo si muoveva sullo sfondo della periferia romana. Io sarei stata la fidanzata del figlio di Anna Magnani, sua antagonista. E’ stata anche quella una bella esperienza, ho lavorato con la Magnani ma non ci siamo mai conosciute. Giravamo al Quadraro, c’erano le bancarelle di frutta, io da una parte e lei dall’altra. Lei non mi ha mai salutato, né io salutavo lei perché io ho la puzza sotto al naso peggio di loro”.
E alla domanda, posta da Silvia Scarselletta “cosa si sente di consigliare ai giovani d’oggi?”, Silvana risponde: “cari giovani, leggete! Con i libri si diventa persone migliori, più intelligenti e più sensibili. E portate rispetto alle donne perché ogni donna merita rispetto”.