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    Home » L’Anello di Carvilio: un gioiello simbolo dell’amore eterno che ha attraversato i secoli
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    L’Anello di Carvilio: un gioiello simbolo dell’amore eterno che ha attraversato i secoli

    fatto realizzare da Aebutia Quarta per preservare la memoria del figlio Carvilio, scomparso prematuramente all'età di 18 anni quasi 2000 anni fa, fu rinvenuto nel 2000 vicino a Grottaferrata ed oggi è conservato nel Museo archeologico nazionale di Palestrina. Indossandolo, Aebutia sentiva di avere il figlio sempre vicino a sé. Il contatto con l'anello le offriva conforto e le ricordava l'amore che li legava. La storia di questo straordinario oggetto ci commuove perché parla di un sentimento universale, l'amore materno: un sentimento così profondo e intenso da superare ogni ostacolo, anche la morte
    13 Agosto 20242 Mins Read
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    l'Anello di Carvilio
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    di Ivan Quiselli

    Molto più che un prezioso ornamento e non soltanto uno straordinario reperto archeologico; l’Anello di Carvilio è un’opera d’arte in miniatura, simbolo dell’amore infinito che lega la madre Aebutia Quarta al figlio Carvilio e che ci parla di un legame indissolubile, capace di superare anche la morte.

    Scoperto casualmente nel 2001 in una tomba romana in località Ad Decimum, nei pressi di Grottaferrata, questo gioiello è oggi custodito presso il Museo Archeologico di Palestrina diretto dalla dott.ssa Martina Al Monte, all’interno di Palazzo Colonna-Barberini, sulla sommità del santuario ellenistico della Fortuna Primigenia.

    A commissionarne la realizzazione fu Aebutia Quarta, madre del giovane Carvilio, appunto, per preservare la memoria del figlio scomparso prematuramente all’età di 18 anni. Il dolore per la perdita di Carvilio fu talmente intenso per Aebutia che essa decise di far realizzare un ritratto del figlio da incastonare in un anello che oggi è un’opera d’arte e testimonianza storica del passato di inestimabile valore.

    L’anello è un capolavoro di oreficeria romana: la verga cava in lamina appiattita, che si allarga a formare un castone ovale, è in lamina d’oro. Al centro, un cristallo di rocca, un tipo di quarzo chiamato dagli antichi “acenteta” ovvero “del colore dell’acqua limpida”, che racchiude il ritratto cesellato del giovane Carvilio, un’immagine di straordinaria delicatezza e realismo.

    In realtà, questo oggetto non era solo un ricordo per Aebutia, ma anche un talismano. Indossandolo, ella sentiva di avere il figlio sempre vicino a sé. Il contatto con l’anello le offriva conforto e le ricordava l’amore che li legava.

    Nell’antica Roma, la morte era vista come un passaggio verso un’altra dimensione, ma il ricordo dei defunti era fondamentale per la vita dei vivi. Creando l’anello, Aebutia non solo commemorava il figlio, ma gli conferiva una sorta di immortalità. Il ritratto, protetto dall’oro, diventava un’immagine eterna, destinata a durare nel tempo.

    La storia dell’Anello di Carvilio ci commuove perché parla di un sentimento universale: l’amore materno. È un sentimento così profondo e intenso da superare ogni ostacolo, anche la morte. L’anello ci ricorda che l’amore può lasciare un’impronta indelebile sulla nostra vita e che i ricordi di coloro che amiamo possono essere una fonte di grande forza e conforto.

    anello di carvilio grottaferrata
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