di Rita Ambrosino, presidente del Circolo Legambiente Anagni
È stato sufficiente un pomeriggio di pioggia e grandine intense per farci rendere conto di come la nostra città sia fragile e impreparata di fronte alla crisi climatica.
Gli eventi meteo estremi, come allagamenti e alluvioni da piogge intense, trombe d’aria e grandinate, sono sempre più frequenti anche nella nostra zona.
Il clima fa paura? Certamente, ma dobbiamo fare i conti con una realtà fatta di cambiamenti climatici, ormai innegabili, e di effetti estremi sicuramente causati anche dall’eccessiva antropizzazione dei territori e dalla carente manutenzione.
I vicoli di Anagni trasformati in torrenti in piena avrebbero risposto diversamente alla pioggia del pomeriggio del 29 agosto se le grate di deflusso dell’acqua fossero libere e pulite? Probabilmente sì.
Siamo assuefatti a vedere grate e tombini ostruiti da mozziconi di sigaretta e rifiuti vari.
A chi compete la loro pulizia?
I dati dell’ Osservatorio Città Clima di Legambiente parlano chiaro. Negli ultimi 14 anni-dal 2010 al 31 ottobre 2023 – sono stati registrati in tutta Italia ben 684 allagamenti da piogge intense, 166 esondazioni fluviali e 86 frane sempre dovute a piogge intense, che rappresentano il 49,1% degli eventi totali registrati. In questi 14 anni, le regioni più colpite per allagamenti da piogge intense sono state: la Sicilia,con 86 casi, seguita dal Lazio con 72 casi estremi.
Le ferite del territorio del comune di Anagni sono ancora aperte e creano disagio ai cittadini, pensiamo soprattutto ai residenti nella zona di Monte Marino che dal 2 gennaio 2021 (1336 giorni oggi) vivono le difficoltà dell’interruzione di Via Calzatora, a causa della frana provocata dalle precipitazioni intense.
Gli effetti sempre più violenti dell’emergenza climatica, necessitano di interventi di mitigazione del rischio idrogeologico che si potrà ottenere solo con una grande azione di risanamento: restituendo spazio ai fiumi, desigillando i suoli impermeabilizzati, rinaturazzando le aree alluvionali, azzerando il consumo di suolo e non favorendo ulteriori cementificazione in aree naturali.
La cura del territorio è il vero grande investimento necessario.