Ogni Anno Santo comincia con l’apertura della Porta Santa e si conclude con la sua chiusura. Il Giubileo 2025 – il 27° “ordinario” nella storia della Chiesa – inizierà il prossimo 24 dicembre, alle 16.30, con l’apertura da parte di Papa Francesco della Porta Santa della Basilica di San Pietro, che sarà chiusa il 6 gennaio 2026. Oltre alle celebrazioni, il programma degli eventi è ricchissimo: ogni incontro sarà un’occasione per approfondire la fede, vivere la comunione fraterna e discernere le sfide del mondo contemporaneo. Un invito a tutti i fedeli e non a camminare insieme come “pellegrini di speranza” – questo il motto dell’Anno Santo – testimoniando la luce del Vangelo nel cuore della società. Da notare che il primo evento di rilievo in calendario sarà il Giubileo del mondo della comunicazione, che si terrà a Roma dal 24 al 26 gennaio 2025 in concomitanza con la festa del patrono dei giornalisti San Francesco di Sales – per riflettere sul ruolo dei media nel mondo contemporaneo e per incoraggiare tutti coloro che operano nella comunicazione a portare avanti un messaggio di verità e di speranza.
32 milioni di pellegrini: è la stima di quanti si recheranno a Roma nell’Anno Santo. Tuttavia, “il Giubileo non si giudica dai numeri, ma dall’intensità con cui si vive questa esperienza spirituale”, ha dichiarato, alla conferenza stampa di presentazione del grande evento, monsignor Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero dell’evangelizzazione, sezione per le questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo e responsabile dell’organizzazione del Giubileo. Ed ha ricordato che da quando Papa Bonifacio VIII al secolo Benedetto Cajetani di Anagni, istituì il primo Anno Santo nel 1300, il popolo dei fedeli ha sempre vissuto l’evento come un dono speciale di grazia, caratterizzato dal perdono dei peccati e dall’indulgenza, manifestazioni della misericordia divina. Dunque, ha sottolineato il Pro-prefetto, “il Giubileo ha bisogno della partecipazione di tutti, perché siamo tutti pellegrini della speranza”. Proprio a monsignor Monsignor Rino Fisichella, fu assegnato, il 7 dicembre 2022, nella Città dei Papi, la XX edizione del Premio Internazionale Bonifacio VIII “per una cultura della Pace”, conferitogli dall’Accademia Bonifaciana di Anagni, su proposta del Rettore Presidente Sante De Angelis e del Presidente del Comitato Scientifico Enrico dal Covolo. Intervistato da Anagnia.com, il Rettore Presidente, ha offerto alcuni spunti di considerazione sul Giubileo, sull’attualità della figura di Bonifacio VIII, sulle attività e le finalità dell’Accademia Bonifaciana che guida dal 2003 e dei suoi diretti collaboratori.
L’avvicinarsi dell’anno giubilare rimanda alla mente il primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII. Oltre a questo, quali sono le tematiche che animano l’Accademia?
L’avvicinarsi dell’anno giubilare ci invita a riflettere non solo sul significato storico del primo Giubileo indetto da Bonifacio VIII, ma anche sul valore universale di questi momenti di rinnovamento spirituale, sociale e culturale. Per l’Accademia, il Giubileo rappresenta un’occasione unica per approfondire e sviluppare temi centrali legati alla nostra missione, tra cui il dialogo interreligioso, la promozione della pace, la tutela del patrimonio storico e artistico, e l’educazione alla sostenibilità. Tra le principali tematiche che animano le nostre attività vi è l’impegno nella formazione delle giovani generazioni, essenziale per trasmettere i valori fondanti della nostra società; la valorizzazione della memoria storica, che consente di riconoscere e apprendere dagli insegnamenti del passato; e il dibattito su questioni etiche contemporanee, come il rispetto per la dignità umana e i diritti universali. Guardiamo al passato per trarre ispirazione e al futuro per costruire ponti tra culture e tradizioni, seguendo sempre lo spirito di inclusività, solidarietà e riconciliazione che il Giubileo rappresenta.
L’Accademia Bonifaciana di Anagni, si distingue dunque per una vasta gamma di attività: convegni, seminari conferenze, mostre, concerti ed eventi letterari. Un ruolo centrale è rivestito dai premi e riconoscimenti assegnati annualmente a personalità di rilievo internazionale, a uomini e donne comuni, e a istituzioni che si sono distinte per il loro impegno nella cultura, nell’arte, nella scienza, nella pace e nella solidarietà. Il dialogo interreligioso e interculturale è un pilastro fondamentale delle attività dell’Accademia, che si impegna a favorire la comprensione reciproca tra diverse fedi e culture, costruendo ponti tra le comunità. Grande importanza viene data all’educazione e alla formazione delle nuove generazioni, attraverso progetti che mirano a sviluppare consapevolezza storica, etica e civica, promuovendo valori universali di pace e solidarietà.
La produzione di pubblicazioni e ricerche è un ulteriore ambito di impegno, con saggi e articoli che approfondiscono argomenti storici, religiosi e culturali, coinvolgendo studiosi e ricercatori di fama internazionale. Non mancano come detto, eventi artistici e musicali, come concerti, mostre e manifestazioni culturali, che utilizzano il linguaggio universale dell’arte per diffondere messaggi di pace e solidarietà.
Infine, l’Accademia promuove una riflessione etica e sociale su temi di grande rilevanza, tra cui i diritti umani, la tutela dell’ambiente, la solidarietà internazionale e il ruolo della spiritualità nella società contemporanea. Attraverso celebrazioni e commemorazioni, inoltre, mantiene vivo il legame con la storia e con la comunità locale, rafforzando l’identità culturale del territorio. Queste attività, profondamente radicate nel motto dell’Accademia “Fede, Scienza, Virtù per una cultura della pace”, incarnano la missione di coniugare tradizione e modernità, ponendo i valori universali al centro del dialogo tra passato e presente.
Presidente De Angelis, qual è l’attualità della figura di Bonifacio VIII, che grazie al lavoro ultra ventennale della Accademia a lui dedicata è stata universalmente riqualificata?
La figura di Bonifacio VIII, al centro delle attenzioni dell’Accademia Bonifaciana da oltre vent’anni, rivela un’attualità sorprendente grazie alla sua visione innovativa e alle iniziative di straordinaria portata che ha promosso. Tra queste spicca senza dubbio il primo Giubileo del 1300, un evento che ha segnato profondamente la storia della Chiesa e della società. Questo Giubileo, concepito come un momento di rinnovamento spirituale e di remissione dei peccati, ha gettato le basi per un’esperienza universale di fede e pellegrinaggio, coinvolgendo migliaia di persone in un movimento di riconciliazione e speranza. Un altro aspetto fondamentale del pontificato di Bonifacio VIII è stato il suo contributo alla promozione della cultura e della formazione. La fondazione dello Studium Urbis nel 1303, il futuro ateneo di Roma oggi noto come Università La Sapienza, testimonia la sua attenzione per l’educazione e la diffusione del sapere. Con questa iniziativa, Bonifacio ha posto le basi per lo sviluppo di un’istituzione destinata a diventare un centro di eccellenza accademica e un luogo di incontro tra saperi, culture e generazioni. Questi due pilastri – il Giubileo e lo Studium Urbis – incarnano l’attualità del suo pensiero: da un lato, il richiamo ai valori universali della riconciliazione, della comunità e della speranza; dall’altro, l’investimento nella formazione delle giovani generazioni come motore di progresso e sviluppo. L’Accademia Bonifaciana, attraverso le sue molteplici attività, tiene vivo questo duplice messaggio, organizzando convegni, premi e iniziative che mettono in dialogo passato e presente, storia e modernità, fede e cultura.
Il motto dell’Anno Santo 2025 è “pellegrini di speranza”. In che cosa si differenzia la speranza cristiana rispetto, ad esempio, all’ottimismo, ad uno sguardo genericamente “positivo” sul futuro?
Se ricorda, durante la pandemia, si diceva “andrà tutto bene”, ma, a dire il vero, non è proprio andato tutto bene… Credo che si debba fare una distinzione tra le “speranze” al plurale, quelle a cui ci aggrappiamo nel momento presente, e la “speranza” al singolare, quella di cui quale il mondo di oggi ha così bisogno e che non è semplicemente il desiderio che cessino le guerre e le violenze, ma la speranza di un cambiamento radicale che veda le persone in un contesto di relazioni che generano fraternità e dignità. Noi credenti parliamo più spesso di fede e di carità che di speranza. Invece, quest’ultima è importante al pari delle altre due, perché ci permette di camminare verso Dio, come spesso ha detto anche Monsignor Fisichella. Se vogliamo essere capaci di dare l’annuncio della fede oggi, dobbiamo rivestirlo di un linguaggio che parli di speranza. Ciò comporta un cammino personale e comunitario ed è per questo che siamo pellegrini.
Soffermandoci sull’altra parola che compone il motto del Giubileo, ovvero “pellegrini”, cosa ci può dire al riguardo?
Non dobbiamo dimenticare che la condizione del pellegrino è immagine della vita, dell’esistenza umana. L’uomo è in cammino: un celebre filosofo francese contemporaneo, Gabriel Marcel, aveva definito già nel dopoguerra l’essere umano come “homo viator”, cioè ha avuto la grande intuizione di evidenziare come la vita di ogni persona, credente o non credente, sia appunto l’essere in cammino. Il pellegrino però si distingue. Si può essere infatti in cammino ma erranti, senza sapere dove andare. Il pellegrino ha una meta da raggiungere. Per lui la vita deve avere un senso, una direzione, ecco perché diventa un pellegrinaggio. Dunque, siamo in cammino e abbiamo una meta da raggiungere, che è l’incontro definitivo con il Cristo. Il pellegrinaggio può essere uno strumento per riflettere sulla nostra esistenza, per ritornare in noi stessi e per capire che abbiamo bisogno del Signore Gesù. Questo è lo scopo del Giubileo.
L’Accademia ha premiato personalità e uomini della vita di ogni giorno. Quanto di pedagogico vede in queste premiazioni?
Le premiazioni dell’Accademia Bonifaciana non sono solo un momento celebrativo, ma rappresentano un atto dal profondo valore educativo ed esemplare. Attraverso il riconoscimento di personalità illustri e di uomini e donne della vita quotidiana, l’Accademia intende trasmettere messaggi di grande rilevanza etica, culturale e sociale. Premiare chi si è distinto per il proprio impegno nella promozione del bene comune, nel servizio alla comunità o nell’eccellenza professionale significa proporre modelli di riferimento concreti, capaci di ispirare tanto le giovani generazioni quanto l’intera società. Non si tratta soltanto di celebrare i successi individuali, ma di evidenziare il valore universale dell’impegno, della dedizione e della responsabilità. Queste premiazioni assumono quindi una funzione pedagogica, soprattutto nella capacità di mettere in luce storie straordinarie anche nelle vite quotidiane. Chi lavora nel silenzio, lontano dai riflettori, spesso rappresenta un esempio ancora più potente di resilienza, altruismo e umanità. Con queste iniziative, l’Accademia Bonifaciana vuole trasmettere un messaggio chiaro: ogni contributo, grande o piccolo, può fare la differenza; ogni persona ha il potenziale per essere un esempio di virtù civiche e morali. È un invito a guardare alla vita con uno spirito di responsabilità e impegno, valori che sono al centro della nostra missione. In tal senso, le premiazioni diventano non solo un’occasione per riconoscere meriti individuali, ma anche uno strumento per rafforzare il legame tra etica, cultura e comunità.
L’Istituto che Lei guida è molto vicino alle Istituzioni di ogni ordine e grado, sia esse religiose, civili, politiche, sociali ed in modo molto cospicuo lo è anche con le Forze Armate e di Polizia. Eppure Bonifacio VIII non era un militare, pur godendo di uno spirito battagliero…
È vero, Bonifacio VIII non era un militare, ma la sua figura incarna il coraggio, la determinazione e la capacità di affrontare le sfide del proprio tempo. Questo spirito fiero, inteso come fermezza e visione, ispira l’Accademia Bonifaciana nel suo costante dialogo con le Istituzioni di ogni ordine e grado, comprese le Forze Armate e di Polizia. La vicinanza dell’Accademia a questi ambiti nasce dalla consapevolezza che valori come il servizio, la dedizione e la protezione della comunità sono universali e meritano di essere promossi e sostenuti. Le Forze Armate e di Polizia rappresentano un pilastro fondamentale per la sicurezza e la coesione sociale, incarnando quegli ideali di responsabilità e sacrificio che l’Accademia si impegna a valorizzare. Inoltre, l’Accademia considera le Istituzioni civili e religiose interlocutori privilegiati per promuovere il dialogo, il bene comune e la costruzione di ponti tra mondi diversi. Questo approccio riflette pienamente lo spirito di Bonifacio VIII, che, pur non essendo un militare, affrontò con determinazione le sfide politiche e sociali del suo tempo, riaffermando il ruolo della Chiesa come guida morale e riferimento per la società.Attraverso riconoscimenti e iniziative rivolte anche alle Forze Armate e di Polizia, l’Accademia intende sottolineare l’importanza del loro operato, non solo dal punto di vista pratico, ma anche etico e morale. Questi corpi, infatti, non sono semplici istituzioni, ma comunità di uomini e donne che lavorano quotidianamente per garantire pace, legalità e sicurezza, spesso a costo di grandi sacrifici personali. La relazione tra l’Accademia Bonifaciana e le Forze Armate e di Polizia è dunque un segno tangibile del nostro impegno a sostenere chi si adopera per il bene comune, seguendo uno spirito di servizio che accomuna, in forme diverse, il pontificato di Bonifacio VIII e le missioni di queste istituzioni.
Cosa e chi “abbraccia” nel suo team di intellettuali i quali dedicano la maggior parte della loro vita alla cultura, arte, pace?
L’Accademia Bonifaciana, come dimostrano sia le sue attività che l’attenzione costante ricevuta dai media, è animata da un team di intellettuali, studiosi, artisti e professionisti provenienti da diversi ambiti. Essi sono uniti da una missione comune: promuovere la cultura, l’arte e i valori universali della pace e del dialogo. Questo gruppo, che amo definire una vera e propria “famiglia intellettuale”, abbraccia competenze e sensibilità eterogenee, offrendo una visione poliedrica su questioni di grande rilevanza storica e contemporanea. All’interno del nostro team troviamo storici, teologi, filosofi, artisti, diplomatici, giuristi e rappresentanti di istituzioni accademiche e culturali di rilievo. Ma accanto a queste figure di spicco, vi sono anche persone comuni, custodi di una saggezza pratica e di un impegno quotidiano al servizio del bene comune. Ciascuno di loro dedica una parte significativa della propria vita a cause che trascendono l’interesse personale: la valorizzazione del patrimonio culturale, la ricerca della verità storica, la promozione di un’educazione inclusiva e il dialogo tra popoli e religioni. Essi incarnano lo spirito formativo e solidale che anima l’Accademia Bonifaciana, trasmettendo attraverso le loro azioni e il loro esempio i valori della responsabilità civica e morale. Il nostro gruppo lavora per affrontare le sfide contemporanee utilizzando la cultura e l’arte come strumenti di pace. Grazie a questo mosaico di esperienze e visioni, siamo in grado di promuovere iniziative che parlano a tutti, dai giovani agli studiosi, dai leader istituzionali alla gente comune. Il lavoro di questi intellettuali è un atto di generosità e dedizione che arricchisce non solo l’Accademia, ma tutta la società, dimostrando che l’impegno culturale e spirituale può essere un motore di trasformazione positiva e duratura.
Tra i suoi diretti collaboratori spiccano figure eccelse in ogni campo. Primi fra tutti ricordiamo il Presidente Onorario e Patrono Spirituale Cardinale Saraiva Martins, il Presidente del Comitato Scientifico Monsignor Dal Covolo, il Vice Presidente del Consiglio Direttivo il maestro Marinacci… È soddisfatto del loro operato?
Non posso che essere profondamente soddisfatto e grato per l’operato dei miei collaboratori, ciascuno dei quali rappresenta un’eccellenza nel proprio ambito. La loro competenza, dedizione e visione arricchiscono l’Accademia Bonifaciana, conferendole una dimensione internazionale e una capacità unica di dialogare con le più alte sfere del sapere, della cultura e della spiritualità. Il Cardinale José Saraiva Martins, primo porporato insignito nel 2003, nostro Presidente Onorario e Patrono Spirituale, è una guida morale insostituibile. La sua lunga esperienza e la sua autorevolezza rappresentano una fonte di ispirazione continua per tutti noi. Il suo sostegno alle nostre attività non è solo simbolico, ma si traduce in un contributo concreto e determinante per molte delle iniziative che l’Accademia ha portato avanti nel corso degli anni. Monsignor Enrico dal Covolo, Presidente del Comitato Scientifico, è una figura di straordinaria profondità culturale e intellettuale. La sua capacità di unire rigore accademico e spiritualità ci ha permesso di sviluppare progetti di grande valore, affrontando temi universali come il dialogo interreligioso, l’etica, la pace e l’importanza della memoria storica. Il Maestro Cesare Marinacci, da poco nominato Vice Presidente del Consiglio Direttivo, ma nella Bonifaciana dal 2005, apporta al nostro lavoro una dimensione artistica e creativa unica. La sua visione ci ricorda costantemente quanto l’arte sia un linguaggio universale capace di abbattere barriere e costruire ponti tra le persone. La sua dedizione e il suo talento conferiscono un’anima profonda alle nostre iniziative culturali. Lei ha citato tre figure esemplari, ma naturalmente sono numerose le personalità di altissimo profilo che, insieme a tanti altri collaboratori, formano un team straordinario. Molte di loro, purtroppo, non sono più con noi fisicamente. E qui non posso non ricordare il mai dimenticato predecessore di Monsignor dal Covolo, il Vescovo Franco Croci, che, per quasi un decennio ha retto l’ufficio di Presidente del Comitato Scientifico con vero zelo, competenza, stima e amicizia reciproca. Questo gruppo ha lavorato, lavora con passione e dedizione per fare dell’Accademia Bonifaciana un punto di riferimento culturale, spirituale e sociale.
Sono fermamente convinto che il loro operato rappresenti un esempio concreto di come eccellenza e impegno possano contribuire alla costruzione di una società più giusta, colta e solidale. Mettere al servizio dell’Accademia le loro competenze multiformi significa tradurre in azioni concrete il nostro motto citato in apertura “Fede, Scienza, Virtù per una cultura della pace”. Grazie al loro contributo, siamo in grado di proseguire con rinnovata energia il nostro percorso, affrontando con fiducia e speranza le sfide del presente e del futuro.
Il suo augurio per queste festività natalizie?
Che queste festività imminenti siano un’occasione per ritrovare il calore della famiglia e degli amici, e per rinnovare il nostro impegno a costruire un futuro migliore insieme!
Vi aspettiamo nel nuovo anno per vivere insieme il Giubileo 2025 e le numerose iniziative che abbiamo in programma. A presto!