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    Lazio. Dal primo gennaio si potrà accedere alle prestazioni di procreazione medicalmente assistita

    il presidente Francesco Rocca: "oneri a carico del Servizio Sanitario Regionale"
    8 Gennaio 20253 Mins Read
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    Dal primo gennaio di quest’anno i cittadini del Lazio possono accedere alle prestazioni di Procreazione medicalmente assistita, attraverso le Asl, con gli oneri a carico del Servizio sanitario regionale.

    La Giunta regionale ha istituito, infatti, la Rete della Procreazione medicalmente assistita, su proposta del presidente Francesco Rocca.
    Si tratta di un importante passo in avanti per la Regione Lazio. Tale provvedimento ha lo scopo di potenziare i livelli essenziali di assistenza e di assicurare servizi di qualità per i cittadini, ampliando l’offerta sanitaria delle Aziende del Servizio sanitario regionale, in collaborazione delle strutture accreditate.

    Attualmente, le prestazioni sono erogate dagli ospedali Sandro Pertini, San Filippo Neri e Policlinico Umberto I; dal centro Sant’Anna a Roma e dal Santa Maria Goretti a Latina. Sono in corso di attivazione anche presso l’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini.

    «Finalmente, tutte le coppie del Lazio con problemi di fertilità avranno la possibilità di accedere a prestazioni di Procreazione medicalmente assistita a carico del Servizio sanitario regionale», ha dichiarato Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio.

    «La Rete, che ho voluto fortemente istituire, rappresenta un baluardo di civiltà perché tutti, a prescindere dalle condizioni economiche, devono avere la possibilità di creare una famiglia. Da questo momento il Lazio colma un vuoto inaccettabile, facilitando un percorso finora precluso a tante, troppe coppie. Bene questa Rete che garantirà un percorso completo, grazie alla straordinaria professionalità dei nostri operatori sanitari», ha sottolineato il presidente Francesco Rocca.

    Le donne o le coppie possono accedere al percorso tramite un ambulatorio di prossimità di ogni Azienda sanitaria locale e un centro di procreazione, con la prescrizione di una prima visita ginecologica o andrologica sulla sospetta infertilità.

    Le cause di infertilità o di sterilità saranno ricercate in modo sistematico, con l’obiettivo di identificare tutti i fattori rilevanti.

    Le tecniche di procreazione seguono il principio della minore invasività, consentendo la procreazione omologa ed eterologa, compreso l’impiego di gameti maschili e femminili donati da soggetti diversi dai componenti della coppia ricevente.

    In questo processo virtuoso per la sanità del Lazio avranno un ruolo centrale la transizione digitale e la telemedicina, entrambe strategiche per facilitare la presa in carico della persona, l’indicazione dei centri di riferimento e l’attivazione dei servizi di prossimità, erogando anche la tele-visita di controllo, il tele-consulto medico, la tele-consulenza medico sanitaria e il tele-monitoraggio per il controllo dei pazienti, dei parametri vitali e clinici con l’ausilio di medical device.

    L’istituzione della Rete della Procreazione medicalmente assistita è stata possibile attraverso una pianificazione capillare e organica del Servizio sanitario regionale sin dall’insediamento del governo Rocca, partendo dalla messa a terra graduale della Rete ospedaliera 2024-2026 e dalle 14mila assunzioni, l’investimento più importante degli ultimi 20 anni, pari a 661,5 milioni di euro, per il reclutamento del personale.

    Provvedimenti essenziali e propedeutici per la Rete della Procreazione medicalmente assistita, dove opereranno, ad esempio, ginecologi, endocrinologi-andrologi, urologi, anestesisti, psicologi, biologi, chirurghi generali, specialistici e infermieri.

    Tra i punti di forza della Rete sono previste le istituzioni del coordinamento regionale della Procreazione medicalmente assistita, dei centri hub (tecniche di I, II e III livello) e spoke (tecniche di I e II livello), previsti rispettivamente nelle Aziende ospedaliere e in strutture pubbliche o accreditate in modalità ospedaliera o territoriale, insieme con gli ambulatori di prossimità attivati dalle Aziende sanitarie locali.

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