di Guglielmo Viti
Accade, non raramente, che nello scrigno di Anagni-Osteria della Fontana, si scoprano tesori il cui valore sta nell’essere un tassello di una grande storia che, lentamente, sta assumendo il ruolo che le spetta : la testimonianza di un popolo protagonista nell’Italia antica. Ancora alla fine degli anni 70 del secolo scorso degli Ernici non si conosceva praticamente nulla, non erano neanche indicati nelle carte fra i popoli italici. Quello che sapevamo era il racconto di autori antichi come Tito Livio o Virgilio. Si sapeva di un popolo coraggioso che fu sottomesso a Roma solo dopo 100 anni di battaglie, si conoscevano i nomi di alcuni personaggi illustri riportati da scrittori romani come Cicerone e si vedevano in Anagni imponenti vestigia che, naturalmente, venivano indicati come romani. Oramai da diversi decenni, grazie a importanti, anche se limitatissime, campagne di scavo ed al contributo di valenti archeologi si sono aperte pagine nuove, le prime di un’enciclopedia ancora nascosta. Gli scavi hanno mostrato come gli Ernici fossero artefici di una cultura autonoma che dialogava intensamente con i popoli limitrofi come gli Etruschi prendendo e dando contributi importanti in campo artistico, architettonico, militare, economico, culturale. Purtroppo non abbiamo testimonianze dirette anche se sappiamo che curavano con diligenza la conservazione di un notevole numero di libri sacri, pur avendo ritrovato solo pochissimi esempi della loro scrittura e lingua. Prendo come spunto per chiarire di quale originale cultura stiamo parlando la recentissima scoperta fatta ieri, 19 aprile 2025, in Osteria della Fontana ad Anagni.
Durante gli scavi per la realizzazione di un parcheggio in località Finocchieto, è venuta alla luce una sepoltura. Non ho alcun dato specifico relativo a questa scoperta archeologica ma posso fare alcune considerazioni. Intanto si tratta quasi certamente di una tomba a Cappuccina, ovvero tombe semplici destinate a classi meno abbienti, come tutte le altre trovate precedentemente nella stessa località, facente parte di una necropoli databile tra il VI ed il III a.c., non sappiamo a che tipo di individuo appartenesse maschio o femmina, adulto o bambino e non abbiamo alcuna notizia su un’eventuale corredo. Il sito, però, come scritto in precedenza ha restituito varie sepolture e , come scrive l’archeologa Sandra Gatti :”Quest’area svolse un ruolo rilevante fin dell’VIII sec. a.c. epoca nella quale è già attivo un luogo di culto ed esiste un nucleo di tombe in località Finocchieto, evidenze che certamente non sono direttamente collegate al centro abitato di Anagni, troppo lontano, ma sembrano piuttosto gravitare su nuclei abitati della pianura e sulla viabilità di fondovalle più antica che fin dalla protostoria rappresenta il collegamento interno verso sud, alternativo alle rotte marittime, ripercorsa in seguito dalla via Latina.” Una necropoli, quindi, collegata ad un centro abitato autonomo rispetto ad Anagni. I corredi trovati in precedenza non indicano una particolare ricchezza dei defunti ma sono, soprattutto, oggetti di vita quotidiana. Osteria della Fontana divenne famosa in epoca romana come stazione di sosta per chi percorreva la via Latina , divenuta nel medioevo Casilina, con la denominazione di Compitum anagninum,
una stazione importante riportata anche nella Tabula Peuntigeriana. La presenza della necropoli, di cui stiamo scrivendo, con la tomba appena scoperta, ci dice però che già prima di essere una stazione di posta era un luogo destinato ad essere centro per scambi economici, un centro abitato fin dall’VIII sec. a.c., snodo commerciale e culturale cruciale del centro Italia. Scrive sempre la Gatti :”Si tratta dunque di un settore territoriale di importanza fondamentale che, tenuto conto della sua vitalità sin dalla fase “protourbana”, durante la quale era già strettamente connesso ad assi viari di primaria importanza e rappresentava probabilmente punto di incontro e di scambio tra popolazioni diverse, ha forse contribuito a determinare lo sviluppo del vicino abitato di Anagni, città che, a giudicare dai dati finora noti, appare ben più vitale rispetto agli altri centri ernici, almeno fino alla romanizzazione, divenendo infatti l’epicentro indiscusso di tutto il
nomen”.
Esisteva allora un villaggio, anzi, per essere più precisi una serie di abitati dislocati nel territorio, con una propria organizzazione sociale basata su gruppi clanici. Questi nuclei erano delle vere e proprie piccole aziende familiari dedite alla produzione di vino, olio, grano ma anche ceramiche ecc..Siamo certi di questo perché non lontano dalla necropoli si è trovata la testimonianza dell’esistenza di una azienda caratterizzata dalla presenza di due pozzi e dolii che, però è stata ricoperta da una soletta in c.a. per la realizzazione di una pensilina. Analoga testimonianza viene riportata sempre accanto al luogo della scoperta attuale in quello che era il Casale Pompi e, purtroppo, anch’essa vittima di nuove costruzioni. Altri nuclei di tombe furono trovati in altri siti limitrofi alla località esaminata e, alcuni saggi fatti raccontano anche in questi casi di vicinanza di aziende familiari. In un caso una tomba di un bambino è stata trovata addirittura all’interno delle mura domestiche. Credo che più che parlare di villaggi autonomi si debbano considerare gruppi familiari autonomi e numerosi.
Questa situazione conferma quanto dagli antichi (v. la lettera a Frontone di Marco Aurelio) ci viene tramandato circa la sacralità della città di Anagni che non aveva al suo interno abitanti tranne sacerdoti sacerdotesse e loro collaboratori mentre i cittadini vivevano in abitazioni esterne alle mura pronti, in caso di necessità, a rifugiarsi all’interno. A differenza degli Etruschi, gli Ernici, come la maggior parte dei popoli italici, non avevano necropoli monumentali che riproducevano una disposizione urbana e le abitazioni dei vivi ma i gruppi di sepolture, qualche volta disposte in circolo, si formavano intorno ad un rappresentante o fondatore del gruppo familiare di appartenenza.
Questa disposizione racconta di una organizzazione sociale non verticistica come quella etrusca dove oltre al re governano le potenti famiglie delle città, ma, oltre il re sacerdote, il governo è affidato ai capi dei clan che per le grandi occasioni e per le decisioni importanti si riunivano nel “Circo Marittimo” ovvero una sorta di anfiteatro sempre nella stessa zona. Gli Ernici erano un orgoglioso popolo di guerrieri ma anche di contadini, artigiani, artisti che Cicerone definisce “Ornatissimi” ovvero elegantissimi. Con la dominazione romana e, quindi, con l’emergere di classi ricche dominanti non si avranno più necropoli con modeste tombe a Cappuccina ma inizieranno a sorgere sepolcreti monumentali sulle vie consolari e gli Ernici diventeranno piano piano un’altra cosa.