Nelle scorse ore, il colonnello Fabio Cagnazzo, già comandante provinciale dei Carabinieri di Frosinone, è tornato in libertà. Il giudice per le indagini preliminari ha disposto la revoca della misura cautelare in carcere che lo aveva colpito nel novembre scorso, accogliendo le istanze difensive presentate dopo gli interrogatori e la consegna della documentazione.
La notifica del provvedimento segna un passaggio rilevante nell’ambito della complessa e delicata inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica, assassinato il 5 settembre 2010. A quattordici anni di distanza, le indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia hanno riacceso i riflettori su uno dei casi di cronaca più discussi e irrisolti della recente storia italiana.
All’epoca dei fatti, Cagnazzo era in servizio a Castello di Cisterna, in provincia di Napoli. Il suo nome è finito nel fascicolo della Procura di Salerno, che ha ricostruito un intricato quadro investigativo all’interno del quale l’ufficiale dell’Arma dei Carabinieri è stato indagato per presunti legami con il contesto in cui maturò il delitto.
La revoca della misura restrittiva non chiude l’indagine, che ha già condotto all’emissione di altre ordinanze cautelari, ma rappresenta un’importante evoluzione nel percorso giudiziario in corso. L’uscita dal carcere dell’ufficiale, avvenuta in forma discreta, è stata confermata da fonti qualificate, anche se al momento non sono state rese note le motivazioni specifiche alla base della decisione del giudice.
L’omicidio di Angelo Vassallo, conosciuto in tutta Italia come il “sindaco pescatore” per il suo forte impegno civico e ambientalista, è rimasto avvolto nel mistero per anni. La sua figura simbolica e la brutalità del delitto hanno lasciato un segno profondo nell’opinione pubblica, spingendo gli inquirenti a riaprire il caso dopo un lungo periodo di apparente stallo.
Grazie all’impulso della DDA e a nuove acquisizioni investigative, la vicenda ha ripreso forza negli ultimi anni. La posizione del colonnello Cagnazzo, ora tornato in libertà, resta sotto la lente della magistratura, in attesa di ulteriori sviluppi che possano chiarire ruoli, responsabilità e dinamiche ancora oscure.
Nel frattempo, il nome di Angelo Vassallo continua a vivere nella memoria collettiva e nella battaglia per la verità e la giustizia.