L’intero processo per l’omicidio di Serena Mollicone torna in discussione. La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione emessa in secondo grado nei confronti di Franco Mottola, ex comandante dei Carabinieri della stazione di Arce, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, accusati di concorso nell’omicidio della giovane studentessa. Una decisione motivata da rilievi molto severi sul lavoro dei giudici di Appello.
🟥 Motivazioni «incomprensibili» secondo la Suprema Corte
Troppi passaggi contraddittori nella sentenza d’appello
Nelle motivazioni depositate, la Cassazione sottolinea come la sentenza di secondo grado presenti «passaggi motivazionali talmente contraddittori da risultare incomprensibili». Il tribunale romano, secondo la Suprema Corte, avrebbe accolto in maniera acritica quanto già affermato dalla Corte d’Assise di Cassino, senza esaminare a fondo le contraddizioni esistenti. Pur ritenendo «plausibile» la ricostruzione della pubblica accusa, i giudici hanno comunque assolto gli imputati per insufficienza di indizi, senza spiegare se esista un’alternativa più convincente.
🟥 Il ruolo del giudice nella verifica dei dubbi
La Cassazione richiama al dovere di vagliare ogni incertezza
Nel testo della sentenza, la Cassazione ricorda che, pur nel rispetto del principio dell’“oltre ogni ragionevole dubbio”, il giudice non può sottrarsi all’obbligo di valutare le incertezze emerse nel corso del processo. Solo nel caso in cui non esistano elementi utili a ricomporre un quadro coerente, l’assoluzione è doverosa. Nel caso Mollicone, invece, secondo la Corte, i giudici di Appello si sono limitati a elencare incongruenze senza cercare una sintesi logica e giuridica.
🟥 Processo da rifare: in aula anche le voci del passato
Riemerge la testimonianza di Santino Tuzi e del collega Terzigni
Uno dei punti centrali del nuovo giudizio potrebbe essere la testimonianza del brigadiere Santino Tuzi, che poco prima di togliersi la vita dichiarò che Serena Mollicone era entrata nella caserma di Arce il giorno della scomparsa. La Corte di Cassazione suggerisce che questa testimonianza venga riconsiderata, assieme a quella del collega Terzigni, che raccolse le parole di Tuzi in via informale ma non stilò un verbale ufficiale. Una possibile svolta in un caso che, dopo oltre vent’anni, continua a sollevare dubbi, misteri e attese di giustizia.