🟥 Il delitto di Tor San Lorenzo
Un’aggressione fulminea, un bottino minimo, una vita spezzata
Il 27 maggio scorso, poco prima di mezzogiorno, un uomo vestito di nero, con casco integrale e armato di un grosso coltello, ha fatto irruzione nel distributore “Toil” di Tor San Lorenzo, frazione costiera del Comune di Ardea. Pochi secondi sono bastati per colpire mortalmente al cuore un uomo di 36 anni, cittadino bangladese, benzinaio e gestore dell’impianto. Dopo aver sottratto 570 euro in contanti, il killer si è dileguato a bordo di una Bmw GS 650, poi risultata rubata. A nulla sono valsi i disperati tentativi del personale sanitario del 118 e l’intervento dell’elisoccorso: la vittima è deceduta prima ancora del trasporto in ospedale.
🟥 Le indagini dei Carabinieri
Telecamere, testimoni e una moto bruciata: così si è ricostruito il puzzle
Le indagini sono state avviate immediatamente dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e della Compagnia di Anzio, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Velletri. I primi riscontri sono arrivati da alcune testimonianze e dalle immagini dei sistemi di video-sorveglianza locali. Man mano, le acquisizioni si sono estese a decine di impianti di sicurezza, fino a ricostruire con precisione quasi chirurgica l’intero tragitto percorso dall’aggressore, prima e dopo l’assassinio.
La moto utilizzata per la fuga, rubata due giorni prima a Roma, è stata ritrovata il 28 maggio, semicarbonizzata in un’area boschiva impervia del territorio di Ardea. Un dettaglio inquietante che ha spinto gli investigatori ad approfondire il furto del mezzo.
🟥 Una rete giovanile nel mirino
Tre ragazzi rubano la moto, ma il delitto è opera di un altro: ecco come è stato scoperto il presunto omicida
I Carabinieri hanno presto identificato tre giovani del litorale sud romano come autori materiali del furto della moto. Tuttavia, le verifiche hanno escluso un loro coinvolgimento nel delitto. L’indagine ha quindi preso una piega diversa: analizzando le relazioni sociali dei tre, gli investigatori sono risaliti a un 18enne residente nel territorio, già noto alle forze dell’ordine, che la sera precedente il delitto aveva sottratto la moto a uno dei ragazzi parcheggiata in strada.
A partire da questo elemento, è stata avviata una fitta attività di sequestro di indumenti e dispositivi elettronici appartenenti al sospettato e al suo ambiente più stretto.
🟥 Il ruolo chiave della tecnologia
Percorsi digitali e tracciamenti incrociati: l’incastro perfetto
È stato proprio lo smartphone del sospettato a fornire la svolta definitiva. I dati contenuti nel dispositivo, esaminati con rapidità straordinaria dai Carabinieri e da un consulente tecnico incaricato dalla Procura di Velletri, sono risultati perfettamente sovrapponibili ai percorsi individuati attraverso le telecamere e i lettori targa. Una coincidenza troppo precisa per essere ignorata.
Così, il 31 maggio, il giovane è stato rintracciato all’interno di un’abitazione a Cisterna di Latina, dove si era nascosto nei giorni successivi all’omicidio.
🟥 La confessione e il ritrovamento dell’arma
Il coltello, il casco, i vestiti: il 18enne conduce gli inquirenti nel bosco
Durante l’interrogatorio, svolto presso la Compagnia dei Carabinieri di Anzio alla presenza del Pubblico Ministero, il 18enne ha confessato il delitto. Ha poi accompagnato i militari in una zona boscosa di Ardea, dove aveva nascosto il coltello a serramanico con lama da 16 centimetri – ancora intriso di sangue – insieme al casco e ad alcuni indumenti usati durante l’assassinio.
Completate le formalità, il giovane è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Velletri, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. Resta comunque valida, come da prassi, la presunzione d’innocenza fino a eventuale condanna definitiva.
🟥 La ferocia e il vuoto
Un gesto efferato per pochi euro: resta il dolore per una vita innocente spezzata
Dietro a un crimine tanto efferato si cela una tragica combinazione di impulsività, violenza e marginalità. Per appena 570 euro, è stata stroncata la vita di un uomo che ogni giorno lavorava al suo distributore con dignità e riservatezza. Il lavoro investigativo dei Carabinieri ha dimostrato ancora una volta come la tecnologia, incrociata con un’azione capillare sul territorio, possa fare la differenza in tempi rapidi. Ma il dolore per quanto accaduto resta profondo, così come il senso di smarrimento di una comunità che, a Tor San Lorenzo, si interroga sulle derive della brutalità giovanile.