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    Home » Anagni, lavoro precario in Comune: il centrosinistra chiede salario minimo e stabilità per tutti
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    Anagni, lavoro precario in Comune: il centrosinistra chiede salario minimo e stabilità per tutti

    dura denuncia di Possibile, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico e Sinistra Italiana: “operatrici sociali lasciate senza contratto. Serve un cambio di passo”
    3 Giugno 20255 Mins Read
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    🟥 Salario minimo e dignità del lavoro ad Anagni

    Il centrosinistra attacca: “Il Comune alimenta precariato e contenziosi, serve una svolta per i diritti”

    Il lavoro precario e sottopagato negli uffici del Comune di Anagni è al centro della denuncia congiunta firmata da Possibile Anagni, Movimento 5 Stelle Anagni, Circolo Partito Democratico Anagni e Circolo Sinistra Italiana Anagni. A far esplodere il caso è stata la mancata conferma contrattuale per alcune operatrici dei servizi sociali, licenziate nonostante anni di servizio, competenza e dedizione. Un episodio che, secondo i promotori dell’appello, rappresenta la punta dell’iceberg di un sistema fondato sulla precarietà strutturale e sulla mancanza di tutele per i lavoratori comunali.


    🟥 Contratti a tempo e battaglie legali: il costo dell’inerzia amministrativa

    I lavoratori si rivolgono al giudice, e a pagare sono i cittadini

    Il meccanismo è noto e viene descritto nei dettagli dalla nota congiunta: molti lavoratori vengono assunti con contratti a termine e retribuzioni minime, prorogati di volta in volta fino a maturare i requisiti per l’assunzione stabile. È in quel momento che, secondo i firmatari della nota, l’Amministrazione comunale si rifiuterebbe di formalizzare il passaggio al tempo indeterminato, costringendo i dipendenti a rivolgersi alla magistratura del lavoro. Un iter che spesso si conclude con una sentenza favorevole ai lavoratori, e con un risarcimento economico pagato con denaro pubblico. “Così – sottolineano le forze politiche – sono i cittadini a pagare le scelte miopi dell’Amministrazione”.


    🟥 Caso Servizi Sociali: un esempio di ingiustizia sistemica

    Le operatrici escluse al termine del contratto: “Una questione di dignità”

    La vicenda delle operatrici dell’Ufficio dei Servizi Sociali assume un valore simbolico: donne impiegate in un settore cruciale per la collettività, lasciate senza lavoro senza preavviso né riconoscimenti. “Un caso esemplare – si legge nella nota – che deve far riflettere sulla necessità di garantire continuità e dignità a chi svolge funzioni fondamentali per la comunità”. Il messaggio è chiaro: non si tratta di richieste individuali, ma della rivendicazione di diritti universali che, paradossalmente, vengono negati proprio negli Enti pubblici, che dovrebbero esserne custodi.


    🟥 La proposta: 9 euro l’ora per chi lavora con il Comune

    Un salario minimo garantito, sul modello di Livorno

    La soluzione proposta da Possibile, PD, M5S e Sinistra Italiana è semplice quanto rivoluzionaria: fissare una paga minima garantita di 9 euro l’ora per tutti coloro che lavorano per conto del Comune di Anagni, comprese cooperative, concessionari di beni demaniali e fornitori di servizi. Una misura già adottata da alcuni grandi Comuni italiani, come Livorno, dove nel dicembre 2023 il Consiglio comunale ha approvato un emendamento in tal senso. “È una scelta di civiltà – scrivono i promotori – che garantisce dignità retributiva, riduce il contenzioso e valorizza il lavoro pubblico”.


    🟥 Verso il Referendum: salario minimo e giustizia sociale

    Una battaglia che unisce territori, Parlamento e cittadini

    La denuncia e la proposta si inseriscono nel più ampio dibattito nazionale sul salario minimo e nella campagna referendaria in vista delle consultazioni dell’8 e 9 giugno. “È tempo che la politica dia risposte concrete – si legge ancora – a partire dai Comuni, che possono e devono essere laboratori di sperimentazione sociale”. Le forze progressiste locali lanciano così un appello chiaro: Anagni può diventare un esempio positivo, ma serve la volontà politica di cambiare rotta. E il momento, a quanto pare, è ora.

    🟥 La nota Integrale:

    Il lavoro presso il Comune di Anagni è molte volte sottopagato e precario (a meno che non si sia “assunti” come vice sindaco). Il caso delle operatrici dei servizi sociali alle quali non è stato rinnovato il contratto di lavoro è emblematico. Direttamente ricollegabile a tale problema è poi il fatto che la mancanza di garanzie occupazionali provoca spesso un alto numero di contenziosi, dai quali molte volte il Comune di Anagni è stato chiamato a difendersi. Un aspetto diretta conseguenza del modus operandi che questa amministrazione porta avanti dal suo insediamento. I dipendenti del Comune vengono assunti con un contratto di lavoro sottopagato ed a volte a tempo determinato che, vicino alla scadenza, viene rinnovato fino a che non maturi per i medesimi lavoratori il diritto ad essere assunti a tempo indeterminato. A quel punto il Comune si rifiuta di riconoscere tale diritto, costringendo i lavoratori a rivolgersi al giudice che, il più delle volte, dà torto all’Amministrazione la quale, bene che gli va, è costretta a risarcire lautamente con denaro pubblico. Dunque, a causa dell’inerzia e delle prese di posizione dell’amministrazione comunale, le nostre tasse vengono impiegate per pagare il risarcimento ai lavoratori che chiedono semplicemente la tutela dei propri diritti. La vicenda esemplare che riguarda le operatrici dell’Ufficio dei Servizi Sociali, pone al centro la necessità di discutere seriamente dei diritti dei lavoratori e della riduzione del precariato che non può non partire dagli Enti pubblici.

    Inoltre, la suddetta problematica richiama proprio gli argomenti dei Referendum dell’ 8 e del 9 giugno prossimi e la battaglia politica che tutti i partiti di centrosinistra hanno combattuto in Parlamento sul salario minimo garantito. Principio che può e deve essere trasposto in ambito comunale: proponiamo allora all’Amministrazione che chiunque lavori per il Comune o, in alternativa, riesca ad aggiudicarsi una concessione comunale o demaniale sul territorio, debba garantire uno stipendio minimo ai suoi dipendenti di 9 euro l’ora.

    L’obiettivo finale è quello di raggiungere un trattamento economico che sia garanzia di stabilità e di dignità retributiva per tutti coloro che lavorano per il Comune di Anagni.

    Tale proposta è un’esperienza già in vigore in alcuni grandi comuni italiani: a dicembre 2023 il Consiglio di Livorno, ad esempio, votava un emendamento che introduceva proprio l’adeguamento per tutti i dipendenti comunali di una paga base di 9 euro.

    Un grande passo verso il progresso.

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