di Silvia Scarselletta
Dal cuore del Biellese fino alla redazione di anagnia.com, la scrittrice Ariela Tasca narra con passione la sua profonda dedizione alla storia, alla letteratura e alle tradizioni più antiche. Tra ricerca, ricordi e nuove creazioni letterarie, la sua vita si intreccia con il fascino del passato e il fermento del presente. L’anima di Ariela si alimenta della magia della scrittura e dell’amore verso i suoi animali, compagni fedeli di un percorso ricco di immaginazione, memoria e scoperta. Un mondo magico, il suo, reso possibile soprattutto grazie all’affetto e al supporto delle sue legatissime lettrici…
Ariela, ci racconti qualcosa di Lei…
Mi chiamo Ariela Tasca, vivo nel biellese con mio marito Marco e i miei molti animali, lavoro da molti anni in un’azienda tessile, dove io e mio marito ci siamo conosciuti; dopo anni di profonda antipatia per quel bel ragazzo, alla fine me ne sono innamorata e l’ho sposato. Ho un grande sogno ancora da realizzare: poter tornare a vivere nel paesino dove trascorsi la prima infanzia, dove fui tanto felice nell’antica casa bianca della mia nonna.
Le mie giornate trascorrono tra lavoro, casa, tempo da dedicare ai miei animali che sono le mie gioie, scrivere, fare ricerche storiche inerenti ai miei libri, quindi archivi, biblioteche e chiacchierate, progetti e passeggiate con il mio migliore amico.
Quando ha sentito per la prima volta nascere in sé il bisogno di scrivere? E quando ha capito che sarebbe diventata una parte fondamentale della sua vita?
Ho sempre scritto, fin da bambina. A quei tempi scrivevo favole per mia cugina, e quando si fermava a dormire da me, gliele leggevo. Lì ho ancora conservati quei fogli… Negli anni dell’adolescenza ho tenuto molti diari, rileggendoli, ritrovo la ragazzina che sono stata. Ma a scrivere veramente per un pubblico, ho iniziato nel 2019; con una Casa Editrice pubblicai il primo e il secondo romanzo, ora mi auto pubblico su Amazon.
Ci può raccontare qualcosa sulla sua ultima opera?
L’ultimo mio libro è uscito la settimana scorsa: “Figlie della Francia”, dedicato a tredici donne francesi del passato: folli, cortigiane e artiste. Donne che hanno lasciato il segno. È stato un lavoro lungo e impegnativo, frutto di molte ricerche; ho potuto avere anche materiale fotografico inedito e conoscere l’archivista mondiale di Modigliani.
Ora sto lavorando a un altro progetto: un libro su una villa abbandonata non lontana da dove vivo, dove ricostruisco la storia di quella famiglia ormai estinta.
C’è un libro tra quelli che ha scritto che sente più vicino a sé, quasi come se fosse un’estensione della sua voce?
Il mio romanzo d’esordio “Montresor: Addio del passato”, lo scrissi per omaggiare un personaggio storico realmente esistito: Alphonsine Plessis, meglio conosciuta come “La signora delle camelie” nel libro di Alexandre Dumas. Inaspettatamente, fu un successo! Molte lettrici mi scrissero chiedendomi il seguito e qualche mese dopo le accontentai.
Questo primo romanzo mi diede molte soddisfazioni e portò nuove persone nella mia vita: le mie lettrici. Con alcune di loro, quelle più vicine, ci siamo conosciute personalmente. Devo molto al mio affezionato pubblico (prevalentemente femminile), sono loro che mi spronano a scrivere, vogliono altri libri, altre storie. E io le accontento. È molto l’affetto che mi viene da loro.
Ci sono autori, esperienze, luoghi o emozioni che tornano spesso nella sua scrittura?
L’ispirazione mi viene soprattutto da avvenimenti che riguardano il passato. Ad oggi ho scritto otto libri, tra romanzi e libri dedicati alle persone e alle tradizioni dei paesi. I romanzi sono quelli che maggiormente mi rappresentano: nelle protagoniste c’è molto di me. Spesso, per me, è una rivincita scrivere; le mie protagoniste sono e fanno ciò che io non posso essere o non posso fare. Attraverso di loro, vivo situazioni ed emozioni anche se in maniera passiva.
Ho pubblicato anche un libro sulla mia infanzia, i ricordi di quei giorni di sole, giorni che furono talmente belli che a ricordarli fa quasi male, perché appartengono a ciò che amo e che non tornerà: il passato. Non era nelle mie intenzioni pubblicare questo libro, ma quando le lettrici hanno saputo che dentro a un cassetto c’erano fogli colmi di ricordi, mi hanno convinta a pubblicarlo, e lo hanno amato.
Grazie, Ariela, per questa chiacchierata con anagnia.com!
Grazie a voi!