Nell’ambito di un’indagine volta a contrastare i meccanismi illeciti legati all’immigrazione clandestina, il Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Frosinone, su delega della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone, ha deferito all’Autorità Giudiziaria una dipendente di un patronato con sede nella provincia di Latina. La donna è ritenuta responsabile di aver agevolato, attraverso l’invio telematico di domande di lavoro false, l’ingresso illegale in Italia di cittadini extracomunitari, in particolare di origine bangladese.
Le indagini, condotte con metodi sia documentali che tecnici, hanno permesso di accertare la presentazione di 24 istanze fittizie, nell’ambito della cosiddetta Programmazione Transitoria dei flussi d’ingresso. Tutte le richieste risultavano finalizzate al rilascio di permessi di soggiorno per motivi di lavoro, ma basate su dati falsi.
Le pratiche erano infatti riconducibili, almeno formalmente, a una ditta edile con sede a Monte San Giovanni Campano, completamente estranea ai fatti. La stessa impresa, come appurato dagli inquirenti, risulta inattiva da diversi anni, priva di dipendenti e senza alcuna attività operativa nel periodo di riferimento.
Secondo quanto emerso, la dipendente del patronato avrebbe agito in maniera autonoma e fraudolenta, sfruttando la piattaforma di inoltro telematico delle domande per fabbricare una sorta di “canale preferenziale” utile a garantire illecitamente il rilascio dei documenti di soggiorno.
L’operazione dimostra l’efficacia del lavoro svolto dal Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Frosinone, impegnato nel monitoraggio dei meccanismi distorsivi legati alla gestione dei flussi migratori e alla regolarizzazione della manodopera straniera.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Frosinone, proseguono per accertare eventuali ulteriori responsabilità e possibili complicità, in un fenomeno che rischia di danneggiare sia la trasparenza del mondo del lavoro sia le reali esigenze di integrazione e legalità.