Trevi nel Lazio si conferma palcoscenico privilegiato del dibattito sul futuro delle aree montane italiane. Mercoledì 16, presso il centro culturale Juvenilia, si è tenuto l’incontro “La montagna si racconta“, un momento di riflessione che ha messo in luce una tendenza sorprendente: l’Italia montana sta vivendo una stagione di risveglio.
L’evento, promosso dalla locale Associazione Hubitaree, ha visto protagonisti esperti del settore. Marco Bussone, presidente nazionale UNCEM, ha presentato i dati del Rapporto Montagne Italia 2025 insieme ad Achille Bellucci, presidente di UNCEM Lazio, in un dialogo che ha coinvolto amministratori, associazioni e cittadini.
La sfida del Piccolo Principe applicata alla montagna
Simone Passeri, presidente di Hubitaree, ha aperto i lavori con una riflessione che ha dato il tono all’intera giornata. “Approfondire le dinamiche che caratterizzano le economie montane è precondizione di ogni processo di sviluppo che si propone di animare il territorio e risvegliare la voglia di futuro nelle persone”, ha dichiarato, citando Il Piccolo Principe: “per costruire una nave non basta avere legno, attrezzi e manodopera, ma occorre risvegliare nelle persone la nostalgia del mare”.
Una metafora che ha trovato immediato riscontro nei numeri del Rapporto, presentati da Marco Bussone. Il dato più significativo riguarda il saldo migratorio positivo: 100.000 persone in più si sono trasferite in montagna rispetto a chi ha scelto di andarsene, invertendo una tendenza che sembrava inarrestabile.
Il Lazio primeggia nel Centro Italia
Tra le regioni del Centro Italia, il Lazio emerge come realtà virtuosa con circa 12 arrivi netti ogni 1000 abitanti. Un risultato che posiziona la regione in prima fila nel fenomeno del ripopolamento montano, dimostrando come i borghi d’altura laziali siano diventati sempre più attrattivi per chi cerca un nuovo stile di vita.
Secondo il presidente UNCEM, però, rafforzare questa tendenza richiede uno sforzo maggiore su tre fronti: una gestione sostenibile e certificata delle risorse naturali, un nuovo rapporto tra città e montagna in una logica di scambio e sussidiarietà, e un ruolo centrale del terzo settore e dei giovani.
Le comunità montane come motore di sviluppo
Achille Bellucci ha posto l’accento sul potenziale delle comunità montane come enti sovracomunali capaci di superare i confini municipali. “Possono unire servizi e gestire progettualità complesse e integrate”, ha spiegato, pur non tralasciando alcuni limiti che queste realtà oggi scontano a causa di scelte politiche passate.
La testimonianza più concreta è arrivata da Paolo De Meis, sindaco di Filettino, che ha raccontato la sfida quotidiana di amministrare il comune più alto del Lazio. “L’obiettivo è riportare i giovani nel paese e attrarre nuovi residenti, garantendo servizi di prossimità, ascoltando i bisogni reali degli abitanti e le motivazioni dei nuovi arrivati”, ha dichiarato, fornendo un esempio concreto di come si possa invertire il declino demografico.
Un segnale di speranza dalla montagna laziale
L’incontro di Trevi nel Lazio ha lanciato un messaggio chiaro: la montagna italiana non è più sinonimo di abbandono e declino, ma di opportunità e futuro. I numeri del Rapporto Montagne Italia 2025 testimoniano una transizione epocale che vede sempre più persone riscoprire il valore della vita in quota.
Trevi manda dunque un nuovo forte segnale di una comunità viva e in cammino, decisa a costruire insieme un futuro possibile per la montagna italiana. Un esempio che potrebbe ispirare altre realtà montane del territorio, dimostrando che il rilancio demografico delle aree interne non è solo possibile, ma già realtà.