Un cammino fatto di polvere, dolore e coraggio
Tra sentieri, borghi, campi e boschi. Tra sconosciuti divenuti subito “eroi” e una fatica che si è trasformata in determinazione. È la storia, straordinaria e vera, di Carmine Lanni, originario di Sant’Elia Fiumerapido e residente a Castrocielo, che ha portato a termine l’intero Cammino di Santiago in bicicletta nonostante un infortunio che avrebbe fermato chiunque.
Un viaggio lungo 856 chilometri, affrontato in 11 giorni, con un dislivello totale di 13.200 metri. Un’impresa già ardua per chi sta bene. Ma Carmine l’ha conclusa con la frattura di entrambi i polsi e dei gomiti, conseguenza di una caduta avvenuta nei primi giorni del percorso. Il suo racconto è un inno alla resilienza, al coraggio e alla forza della volontà.
“Era un’impresa sportiva, non un pellegrinaggio”
“Ho sempre visto il Cammino di Santiago non come un pellegrinaggio ma come un’impresa sportiva da compiere”, racconta Carmine Lanni. “Mi sono allenato per questo. Sono partito con la mia bike e ho pedalato per cinque giorni. Tutto andava bene, fino a che per una mia distrazione sono caduto”.
Il suo viaggio cambia volto. Dai panorami alla polvere, dalla spensieratezza al dolore. “Mi hanno diagnosticato una forte contusione ai polsi e agli avambracci. Salire in bici era una tortura, ma non volevo fermarmi. Gli antidolorifici aiutavano, ma era soprattutto la voglia di concludere il Cammino a spingermi avanti”.
La salita più dura è quella interiore
Il racconto si fa quasi epico: salite impervie, discese rese insidiose dalla difficoltà di controllare il manubrio, sterrati che trasmettono ogni vibrazione direttamente alle ossa fratturate. Eppure, giorno dopo giorno, Carmine continua a pedalare. Supera la soglia del dolore, trasforma la sofferenza in forza e ogni chilometro in un passo verso una vittoria che sa di redenzione.
“L’arrivo a Santiago è stato un momento di gioia indescrivibile – dice –. Tutta la sofferenza si è dissolta. Avevo fatto qualcosa di straordinario”.
Un ritorno con la consapevolezza e una protesi
Una volta rientrato in Italia, la conferma medica: fratture a entrambi i polsi e ai gomiti. “Oggi convivo con una protesi al gomito sinistro. La porterò per sempre, come ricordo del mio Cammino. Ma quel ricordo è pieno di senso, perché mi ha insegnato che la forza di volontà può superare qualsiasi ostacolo”.
Una lezione di vita, oltre che sportiva. Una dimostrazione che, anche quando il corpo cede, lo spirito può spingere oltre i limiti del possibile.