Una battaglia lunga anni che si conclude con una vittoria importante per i diritti dei lavoratori. Il Tribunale del Lavoro di Frosinone ha finalmente riconosciuto la malattia professionale di un ex operaio della storica VDC Technologies S.p.A. (ex Videocolor) di Anagni, condannando l’INAIL a risarcire i danni causati da oltre due decenni di esposizione all’amianto.
La vicenda ha radici profonde nel tempo: per 22 anni l’uomo, originario di Frosinone, ha lavorato nella sala maschere dell’azienda anagnina, respirando quotidianamente fibre e polveri tossiche che oggi gli hanno causato una grave fibrosi polmonare. Una patologia cronica e progressiva che ha segnato per sempre la sua vita e quella della sua famiglia.
Il percorso verso la giustizia non è stato semplice. Nel 2020, l’INAIL aveva respinto la domanda di riconoscimento della malattia professionale, costringendo l’operaio a intraprendere una battaglia legale. La svolta è arrivata grazie all’intervento dell’Osservatorio Nazionale Amianto e del suo presidente, l’Avvocato Ezio Bonanni, che ha seguito il caso fino alla sentenza definitiva.
La consulenza tecnica d’ufficio ha fornito elementi decisivi, confermando il nesso causale tra la patologia e l’ambiente di lavoro. Le testimonianze raccolte durante il processo dipingono un quadro allarmante delle condizioni lavorative all’interno della fabbrica anagnina.
“Eravamo in contatto quotidiano con polveri, anche di amianto. A me è stato accertato che ho polvere di vetro smerigliata nei polmoni”, emerge da una delle testimonianze più toccanti riportate nella sentenza. Le parole degli ex colleghi rivelano una realtà agghiacciante: “Dai rulli della linea usciva la polvere di amianto. L’amianto era un po’ ovunque, anche nella copertura dei tetti”.
Queste dichiarazioni hanno permesso al Tribunale di accertare che l’esposizione all’amianto avveniva in modalità diretta, indiretta e per contaminazione ambientale, configurando una situazione di estrema pericolosità per tutti i dipendenti dell’azienda.
La sentenza ha stabilito che l’INAIL dovrà indennizzare l’ex operaio per danno biologico, con un importo stimato dall’ONA in circa 20.000 euro. Un riconoscimento economico che, seppur importante, non potrà mai restituire la salute perduta.
“Questa non è solo una vittoria personale: è il simbolo di una battaglia collettiva per i lavoratori invisibili, quelli che per decenni hanno respirato la fibra killer nel silenzio delle istituzioni”, ha dichiarato l’Avvocato Ezio Bonanni. Il legale ha inoltre sottolineato come “la negazione iniziale dell’INAIL rappresenta una grave ferita alla dignità di chi ha lavorato duramente e in condizioni pericolose”.
Questa sentenza del Tribunale di Frosinone potrebbe aprire la strada ad altri riconoscimenti per ex dipendenti della VDC Technologies e di altre aziende del territorio che abbiano subito esposizione ad amianto. Il caso rappresenta un precedente giuridico significativo nella lotta per i diritti dei lavoratori esposti a sostanze cancerogene.
La vicenda dell’ex operaio di Anagni dimostra ancora una volta come il problema dell’amianto continui a mietere vittime anche a distanza di decenni dalla sua messa al bando, rendendo necessaria una maggiore attenzione verso la tutela della salute dei lavoratori e il riconoscimento tempestivo delle malattie professionali.