Dopo l’ondata di preoccupazione per il virus West Nile, un nuovo allarme sanitario si affaccia all’orizzonte europeo. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un alert globale per la Chikungunya, una malattia virale che sta mostrando segni di risveglio dopo anni di relativa calma. Il quadro epidemiologico attuale dipinge uno scenario che richiede massima attenzione: oltre 5,6 miliardi di persone nel mondo vivono in aree considerate potenzialmente a rischio.
La Chikungunya si manifesta attraverso sintomi inconfondibili che possono mettere a letto anche i soggetti più robusti: febbre alta, mal di testa persistente, stanchezza debilitante e soprattutto forti dolori articolari che danno il nome stesso alla malattia. Il termine deriva infatti dalla lingua Makonde e significa letteralmente “ciò che si contorce”, un riferimento diretto alla postura ricurva che assumono i pazienti colpiti dai dolori.
L’epicentro del contagio: da La Réunion all’Europa
Il focolaio principale di questa nuova ondata sembra aver preso il via dall’isola La Réunion, dipartimento francese situato strategicamente nell’Oceano Indiano, tra Madagascar e Mauritius. Non è la prima volta che questa piccola porzione di territorio francese d’oltremare si trova al centro di un’epidemia di Chikungunya: già in passato l’isola aveva registrato una vera e propria esplosione di casi, con oltre mezzo milione di persone colpite a livello mondiale.
La Francia metropolitana sta attualmente registrando il maggior numero di casi in Europa, con 800 infezioni documentate tra il 1° maggio e il 22 luglio 2025. Un numero che sta crescendo costantemente e che ha spinto le autorità sanitarie francesi a intensificare le misure di sorveglianza epidemiologica.
L’Italia si prepara: primo caso a Bentivoglio
L’Italia non è rimasta immune da questa nuova ondata. Il primo caso confermato è stato identificato a Bentivoglio, nel territorio della provincia di Bologna, facendo scattare immediatamente tutti i protocolli di emergenza sanitaria. Il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’AUSL di Bologna ha reagito con tempestività, attivando il piano di emergenza specifico per contenere la diffusione del virus sul territorio nazionale.
Le autorità sanitarie bolognesi stanno ora monitorando attentamente un secondo caso sospetto che coinvolge una donna della stessa zona, di ritorno da un viaggio all’estero. La rapidità di intervento delle strutture sanitarie locali dimostra come il sistema di allerta italiano sia ben preparato ad affrontare emergenze di questo tipo.
Misure straordinarie in atto
Le misure straordinarie messe in campo dall’AUSL di Bologna seguono protocolli consolidati ma sempre efficaci: tracciamento dettagliato delle attività svolte dal paziente nei giorni precedenti la manifestazione dei sintomi, coinvolgimento diretto delle amministrazioni comunali per coordinate gli interventi sul territorio, ed estensione delle indagini epidemiologiche all’intero nucleo familiare del paziente.
Queste azioni mirano a creare una rete di protezione che possa identificare precocemente eventuali nuovi casi e limitare la diffusione del contagio attraverso le zanzare del genere Aedes, in particolare la temuta zanzara tigre.
Un nemico antico con radici tropicali
La Chikungunya, insieme alla Dengue, appartiene alla famiglia delle malattie tropicali che trovano nelle zanzare Aedes il loro vettore di trasmissione principale. La storia di questo virus affonda le radici nel lontano 1779 quando furono identificate le prime tracce in Indonesia, anche se la prima epidemia ufficialmente documentata risale al 1952 in Tanzania.
Oggi la rete geografica dell’infezione si estende come una ragnatela su oltre 60 Paesi distribuiti tra Asia, Africa, Europa e Americhe, dimostrando come la globalizzazione abbia contribuito anche alla diffusione di patogeni un tempo confinati in aree geografiche specifiche.
Sintomi e complicazioni: quando preoccuparsi
Accanto ai sintomi più comuni e diffusi, la Chikungunya può presentare complicazioni più gravi, fortunatamente rare. Le complicazioni emorragiche, pur non raggiungendo l’intensità di quelle associate alla Dengue, possono manifestarsi insieme a problemi di natura neurologica entro 3-5 giorni dall’esordio dei sintomi.
In rarissimi casi la malattia può avere esito fatale, principalmente in soggetti anziani che presentano già altre patologie di base. Questo dato sottolinea l’importanza di una diagnosi precoce e di un monitoraggio attento, soprattutto nelle fasce di popolazione più vulnerabili.
Le raccomandazioni dell’OMS per la prevenzione
Per contenere il contagio e proteggersi efficacemente, l’OMS ha diramato una serie di raccomandazioni pratiche ma fondamentali. L’uso di repellenti specifici rappresenta la prima linea di difesa, accompagnato dall’utilizzo di abbigliamento protettivo: pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe, particolarmente importanti durante le ore dell’alba e del tramonto quando l’attività delle zanzare raggiunge il picco.
L’installazione di zanzariere alle finestre e la pulizia frequente dei vasi di fiori con acqua stagnante completano il quadro delle misure preventive essenziali. Piccoli gesti quotidiani che possono fare la differenza nella lotta contro la diffusione del virus.