Un passo coraggioso e simbolicamente potente quello compiuto dal Consiglio Comunale di Serrone nella seduta del primo agosto: con sette voti favorevoli e cinque contrari, è stata approvata la petizione popolare per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Un’iniziativa nata dal basso, sostenuta da circa 90 concittadini, che ha aperto un dibattito intenso e profondo sul ruolo delle istituzioni locali di fronte ai grandi temi globali.
L’approvazione della delibera comporterà che il Comune di Serrone si faccia promotore attivo, a livello nazionale e internazionale, della richiesta di riconoscimento dello Stato di Palestina, nei confini precedenti all’occupazione del 1967 e con Gerusalemme come capitale condivisa. La mozione chiede inoltre al governo italiano di agire presso l’ONU per un riconoscimento pieno della Palestina come membro effettivo delle Nazioni Unite, per consentire un dialogo paritario con Israele, fondato su legittimità e sovranità reciproca. Si chiede anche che l’Italia si impegni per fermare ogni colonizzazione e annessione nei Territori Occupati Palestinesi, ricorrendo agli strumenti della diplomazia e del Diritto Internazionale.
Tra i contrari, anche il sindaco di Serrone, Giancarlo Proietto, che ha comunque scelto di portare in aula la petizione, pur ritenendo il tema non di competenza del Consiglio Comunale. “Il riconoscimento di uno stato estero – ha spiegato – è una materia che spetta a Parlamento, Governo e Presidenza della Repubblica. Ma ho ritenuto giusto dare voce a chi ha voluto aprire un dibattito pubblico e democratico”.
Una posizione che, pur divergente, non ha impedito la discussione, segno di una vitalità civica che merita attenzione.
Soddisfazione e commozione nelle parole di Sara Alessandri, Sabrina Aglitti, Monica Terenzi, Desiree Sperati e Giuseppe Testa, promotori della raccolta firme, che in una nota congiunta inviata alla redazione di anagnia.com hanno commentato: “siamo riusciti a portare al Consiglio una proposta che ha superato i colori politici, unendo tutta la comunità in un grande obiettivo: la vittoria dell’umanità”.
Gli organizzatori sottolineano come i Comuni, pur non potendo direttamente riconoscere entità statuali, abbiano comunque il diritto – e a volte il dovere – di prendere posizione su temi cruciali, rivolgendosi alle istituzioni centrali. “Se lo facessero in tanti – spiegano – la democrazia imporrebbe al nostro Governo di ascoltare e rivedere le proprie scelte”.
“È sempre la partecipazione che smuove le acque, non l’immobilismo”, si legge ancora nel comunicato. “Ieri abbiamo detto NO all’annientamento di un popolo, SÌ all’uguaglianza dei diritti. E lo abbiamo fatto tutti insieme”.
Con uno sguardo al futuro e una forte carica emotiva, i promotori della mozione concludono: “Quando verrà il tempo del mea culpa collettivo per l’indifferenza, noi potremo dire di esserci stati. Potranno dirlo i nostri figli e i nostri nipoti. Perché resta scritto, nero su bianco, nella storia del nostro Comune”.
Un messaggio chiaro, forte, che ha varcato i confini di una piccola aula consiliare per parlare all’intero Paese.