L’assistenza domiciliare per gli anziani nella provincia di Frosinone, in particolare nel territorio di competenza dell’ASL di Frosinone area Anagni, sta attraversando una crisi profonda che mette a rischio la salute e il benessere di centinaia di pazienti fragili. Le testimonianze raccolte da famiglie e pazienti dipingono un quadro allarmante di inefficienze, ritardi inaccettabili e mancanze strutturali che violano i diritti fondamentali all’assistenza sanitaria.
“Da questo momento, tutte le prestazioni medico-infermieristiche di cui ha bisogno nostra madre le faremo effettuare a pagamento a domicilio, e poi Vi chiederemo il rimborso della spesa“, scrivono alcuni familiari esasperati all’ASL di Frosinone. Una dichiarazione che racchiude tutta la frustrazione di chi si trova abbandonato da un sistema sanitario territoriale che dovrebbe garantire cure appropriate agli anziani più fragili.
Racconta il figlio di una paziente novantenne di Anagni con invalidità al 100% e indennità di accompagno: “mia madre aspetta una visita cardiologica da otto mesi. Nel frattempo, le sue condizioni si sono aggravate e siamo costretti a rivolgerci al privato per non rischiare che sia troppo tardi“.
I tempi d’attesa per le visite cardiologiche oscillano tra i 6 e i 9 mesi, un periodo inaccettabile per pazienti anziani con patologie cardiovascolari che richiederebbero controlli frequenti e tempestivi. Un uomo di 78 anni di Anagni è in attesa di un controllo post-infarto da sette mesi: “il mio medico di famiglia mi ha prescritto la visita a marzo, siamo ad agosto e ancora nessuna chiamata. Nel frattempo, vivo nell’ansia costante“.
Stando a quanto riferito da fonti vicine all’ASL di Frosinone, una delle cause principali delle disfunzioni sarebbe la carenza di organico, soprattutto nel comparto medico e infermieristico. Un problema che, seppur noto da tempo e in parte legato alle difficoltà di reperire personale qualificato, non può ricadere sulle spalle dei cittadini. La responsabilità di garantire un servizio efficiente, infatti, resta in capo all’ASL, chiamata a organizzare le risorse disponibili e a trovare soluzioni concrete per ridurre i tempi di attesa e potenziare le prestazioni domiciliari.
Il servizio di neurologia presenta attese superiori ai 6 mesi, con episodi grotteschi come quello verificatosi il mese scorso quando un paziente si è visto annullare la visita per omonimia – era stato confuso con un altro paziente con lo stesso nome. Un errore amministrativo che costa caro in termini di salute e fiducia nel sistema.
Tutte le altre specialità mediche registrano liste d’attesa superiori ai tre mesi, rendendo di fatto impossibile un’assistenza continuativa e programmata per i pazienti cronici anziani che necessiterebbero di controlli regolari.
La situazione più grave riguarda l’assistenza infermieristica domiciliare, completamente assente, secondo quanto riferiscono ad anagnia.com alcune famiglie. Paradossalmente, l’ASL si affida a cooperative private per servizi specifici come medicazioni delle piaghe da decubito ed esami di laboratorio – servizi che fortunatamente risultano efficienti – mentre manca completamente il supporto infermieristico di base.
A peggiorare il clima di sfiducia, diversi cittadini — in particolare figli di pazienti anziani — raccontano di aver inviato numerose PEC all’ASL di Frosinone per segnalare i disservizi e chiedere chiarimenti. Tuttavia, ad oggi, non avrebbero ricevuto alcuna risposta ufficiale. Una mancanza di comunicazione che alimenta la frustrazione delle famiglie e contribuisce a far percepire l’ente come distante e poco attento alle esigenze della comunità.
Anna, 52 anni, libera professionista che assiste il padre ottantacinquenne, spiega ad anagnia.com: “sono costretta a prendere giorni di permesso per portare papà dalle visite private. Il costo mensile si aggira sui 800 euro, una cifra insostenibile per la nostra famiglia. Ma cosa possiamo fare? Lasciarlo senza cure?“
Le famiglie si trovano così in una morsa: da un lato l’impossibilità di accedere ai servizi pubblici, dall’altro i costi proibitivi del privato che pesano su bilanci familiari già messi a dura prova dalle spese per l’assistenza quotidiana degli anziani.
L’assistenza domiciliare integrata (ADI) è un diritto garantito dal Servizio Sanitario Nazionale attraverso i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). L’articolo 32 della Costituzione sancisce il diritto alla salute come “fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività“, mentre il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017 definisce chiaramente i servizi che devono essere garantiti.
Nonostante le numerose segnalazioni, l’ASL di Frosinone mantiene un silenzio che aggrava ulteriormente la situazione. I tentativi di contatto con la direzione sanitaria da parte delle famiglie per ottenere chiarimenti sui tempi di risoluzione delle criticità sono rimasti senza risposta.
La situazione dell’assistenza domiciliare agli anziani nella provincia di Frosinone rappresenta una violazione sistematica dei diritti costituzionali e un fallimento delle istituzioni preposte alla tutela della salute. Le famiglie, stremate economicamente e psicologicamente, non possono più aspettare promesse vuote e rinvii continui.
È necessario un intervento immediato della Regione Lazio e del Ministero della Salute per ripristinare standard assistenziali dignitosi e garantire agli anziani del territorio cure appropriate e tempestive. Il tempo delle scuse è finito: serve un piano d’azione concreto con risorse, tempi certi e responsabilità chiare.