di Giorgio Alessandro Pacetti
C’era una volta il trenino dei ciociari, un convoglio lento ma amatissimo che per oltre settant’anni ha collegato Roma, Fiuggi, Alatri e Frosinone, intrecciando le sue rotaie con la storia e la vita quotidiana di migliaia di pendolari, studenti e turisti.
La sua storia inizia il 3 ottobre 1919, quando venne approvata la convenzione con la Società delle Ferrovie Vicinali per la costruzione di una ferrovia a scartamento ridotto, lunga circa 140 chilometri e dotata di una ventina di stazioni. Dal 21 settembre 1947 la gestione passò alla STEFER – Società Tranvie e Ferrovie Elettriche di Roma, che ne mantenne l’esercizio fino alla seconda metà degli anni Settanta.
Il trenino era conosciuto come “lumaca” per la sua lentezza: cinque ore da Frosinone a Roma Laziali, come riportava l’orario del 1933. Eppure ogni anno lo sceglievano circa due milioni e mezzo di viaggiatori, attratti non solo dalla necessità degli spostamenti ma anche dal fascino panoramico del percorso, che toccava borghi come Serrone, Piglio, Acuto, Genazzano, Palestrina e molti altri.
Non era raro incrociare nei vagoni studenti con i quaderni sotto braccio, lavoratori diretti in città o turisti diretti alle celebri Terme di Fiuggi. Persino il re d’Egitto Faruk, in vacanza in Italia, scelse questo mezzo per raggiungere la località termale.
Durante la storica nevicata del 1956, quando strade e paesi montani rimasero isolati, il trenino dei ciociari si rivelò fondamentale per i rifornimenti alimentari e i collegamenti con i centri dell’alto Aniene, come Filettino, Trevi nel Lazio, Guarcino e Collepardo. Era l’unico mezzo efficiente in grado di garantire i collegamenti in piena emergenza.
Già negli anni Trenta, però, i conti della ferrovia iniziarono a scricchiolare. La concorrenza dei pullman privati – le ditte Zeppieri, Parenti, Santori, Molle, Rossi e SITA – offriva servizi più rapidi e competitivi. Con il tempo, le spese superarono le entrate e la linea iniziò a perdere sostenibilità.
Nel 1976 la gestione passò all’ACOTRAL, ma la situazione non migliorò. I tratti ferroviari vennero progressivamente chiusi: Alatri-Fiuggi nel 1978, Cave-Fiuggi nel 1981 e infine San Cesareo-Cave nel dicembre 1983, tra frane e difficoltà di manutenzione. Nel 1987 il Ministero dei Trasporti revocò definitivamente la concessione per il tratto San Cesareo-Fiuggi, decretando la fine di una storia lunga oltre settant’anni.
Il trenino dei ciociari non fu soltanto un mezzo di trasporto. Fu parte della vita di intere comunità, testimone silenzioso di un’epoca fatta di viaggi lenti, paesaggi attraversati con calma e incontri tra persone. Oggi resta il ricordo di quel convoglio bianco diretto a Fiuggi, capace di regalare un tocco di romanticismo a chi lo vedeva sbuffare lungo le colline della Ciociaria.
Come tutte le favole, anche questa ebbe la sua fine. Ma nelle memorie collettive di molti, il trenino continua a correre.