Il 13 settembre 2025 segnerà una data storica per Vallepietra: presso le sale dell’Ostello del Pellegrino si terrà l’evento culminante del progetto pilota “Restare per Raccontare 2025”, un’iniziativa che riporta nel borgo montano uno dei più importanti documentari antropologici italiani del Novecento.
L’evento, promosso dalle associazioni “Ara Antica”, “Oasi Felice” e “Don Salvatore Mercuri” con il coordinamento della dott.ssa Elisabetta Giovagnoni e il patrocinio della Città Metropolitana di Roma Capitale e del Comune di Vallepietra, rappresenta un’immersione profonda nella memoria visiva, sociale e poetica del pellegrinaggio alla Santissima Trinità.
La giornata si aprirà alle 17.30 con i saluti del Sindaco di Vallepietra e proseguirà con gli interventi di Elisabetta Giovagnoni, storica dell’arte e ricercatrice impegnata nella rivalutazione dell’opera di Pozzi Bellini, e di Arnaldo Bonzi, custode dell’Archivio Pozzi Bellini e già assistente del fotografo dal 1954 al 1964. Seguiranno le riflessioni di Massimo Cardillo, storico e critico cinematografico, con “La memoria a 35 mm. Ipotesi e proposte per un progetto su Ciociaria e Cinema” e del Direttivo dell’Associazione Culturale Ara Antica su “Vallepietra tra memoria e resilienza”.
Alle 19.00 sarà inaugurata la mostra “Giacomo Pozzi Bellini. Dove tutto ebbe inizio”, curata dalla dott.ssa Giovagnoni: una raccolta esclusiva di fotografie tratte dai frames originali del documentario “Il Pianto delle zitelle” (1939), custodite per decenni presso la Graphicolor S.r.l. di Roma, sede dell’Archivio Pozzi Bellini, e ora finalmente visibili al pubblico.
Il momento clou arriverà alle 20.30 con la proiezione speciale della versione integrale originale restaurata del documentario “Il Pianto delle zitelle”, opera di Giacomo Pozzi Bellini con sceneggiatura di Emilio Cecchi e musiche di Luigi Colacicchi. Un evento di straordinaria importanza per Vallepietra, dove la pellicola integrale non è mai stata proiettata, nonostante il paese sia il protagonista assoluto del film.
Il documentario, che ottenne il primo premio nella sezione documentari alla VII Mostra del Cinema di Venezia del 1939, fu pesantemente censurato dal regime fascista durante la distribuzione. La versione integrale è stata recuperata grazie al lavoro di ricerca della dott.ssa Giovagnoni: la copia proviene dalla Cinémathèque Française di Parigi, dove lo stesso Pozzi Bellini riuscì a metterla in salvo grazie all’amicizia con Henry Langlois.
Nel 2024 il film è stato sottoposto a restauro in 4K dalla Cineteca di Bologna presso il laboratorio ‘L’Immagine Ritrovata’, con il “Color Grading” supervisionato da Luca Bigazzi. L’evento segue la prima proiezione ufficiale dello scorso ottobre a Roma, in occasione della Festa del Cinema, e la seconda presentazione a giugno nella sezione documenti e documentari del festival “Il Cinema Ritrovato” di Bologna.
Considerato il primo esempio di documentario antropologico in Italia e consacrato come opera neorealista ante litteram, “Il Pianto delle Zitelle” racconta il pellegrinaggio che le genti di Ciociaria e d’Abruzzo compiono ogni anno al Santuario della Santissima Trinità a Vallepietra, sul monte Autore, la domenica dopo la Pentecoste. Il culmine della festa è rappresentato dal cosiddetto ‘pianto delle zitelle’, il canto delle giovane ragazze non maritate del paese.
Sebbene girato nel 1939, oggi il film assume un valore che trascende quello del semplice documento storico-antropologico, trasformandosi in un potente strumento mnemonico: è il filo narrativo che collega passato e presente, documentando gesti, canti e strade percorse, mostrando la geografia della devozione e mappando paesaggi fisici e contorni spirituali.
Per i promotori dell’iniziativa, questa lettura offre spunti di riflessione sull’evoluzione del pellegrinaggio e del tessuto sociale ed economico dei territori montani, costretti ad affrontare spopolamento, cambiamento dei modelli di lavoro e diluizione culturale. Il progetto “Restare per Raccontare 2025” si propone proprio come risposta a queste sfide, utilizzando la memoria per costruire nuove prospettive di resilienza territoriale.