La censura digitale torna a far discutere, e questa volta a farne le spese è Jago, lo scultore originario della provincia di Frosinone che con le sue opere ha conquistato pubblico e critica internazionale. La sua più recente creazione, La David, attualmente esposta alle Gallerie d’Italia di Napoli e a Milano, è stata bloccata dall’algoritmo di Meta, che ha considerato inappropriata l’immagine a causa della presenza di nudo artistico.
La scultura, potente e raffinata, ha incontrato il divieto di pubblicazione sulle piattaforme social del gruppo di Mark Zuckerberg. Una decisione che, secondo l’artista, si pone in aperto contrasto con le stesse linee guida della società, le quali consentirebbero la condivisione di nudi a carattere artistico.
«Sarà la decima volta che capita una cosa simile – ha dichiarato Jago all’ANSA – eppure le regole parlano chiaro. Non capisco come sia possibile che la valutazione finale, affidata a una persona, ignori la natura artistica del mio lavoro. L’intelligenza artificiale segnala, ma è un essere umano a decidere. E noi, nonostante i ripetuti reclami, non riceviamo mai alcuna risposta».
Nonostante la censura, il pubblico può ammirare l’opera La David alle Gallerie d’Italia di Napoli, dove l’artista ha riscosso un grande successo, e a Milano, alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana, nell’ambito della mostra Natura Morta, in programma fino al 4 novembre 2025. Un percorso espositivo che conferma il legame profondo tra la tradizione scultorea italiana e la contemporaneità del linguaggio di Jago.
Il caso rilancia il dibattito sul ruolo delle piattaforme digitali nella diffusione dell’arte. È giusto che un algoritmo decida cosa sia lecito mostrare e cosa no? E fino a che punto la sensibilità culturale può essere compressa in regole informatiche pensate per contenuti di tutt’altro genere? Domande che, ancora una volta, l’arte di Jago porta al centro della scena pubblica.