Nel giro di pochi minuti, tra sentieri scoscesi e vegetazione fitta, la linea dell’emergenza può fare la differenza. È il messaggio che arriva da Fiuggi dopo l’episodio di pochi giorni fa, quando un anziano si è smarrito nei boschi ed è stato ritrovato grazie all’attivazione tempestiva delle Forze dell’Ordine. Un fatto di cronaca che riaccende il confronto sulla imminente dismissione dei numeri unici di emergenza presso i commissariati della Polizia di Stato della provincia e, con ogni probabilità, anche nelle caserme dei Carabinieri, lasciando operativi soltanto la Questura di Frosinone e il Comando provinciale.
A intervenire è il Sindacato Autonomo di Polizia: «Come SAP monitoriamo con attenzione questa situazione perché siamo contrari alle chiusure—spiega il segretario provinciale Gianmarco Cori— a Fiuggi la presenza del numero di emergenza sul territorio è stata decisiva: senza un punto di risposta locale non saremmo riusciti a localizzare rapidamente l’anziano, scivolato in un dirupo. In emergenza i minuti contano; spostare tutto a Frosinone renderebbe più lenta e laboriosa l’attivazione della macchina della sicurezza, rallentando gli interventi di sicurezza pubblica necessari».
L’argomentazione del SAP tocca un nodo cruciale: la prossimità operativa. La gestione del NUE in commissariati e caserme garantisce un ingaggio immediato con le pattuglie già in circuito, riduce i tempi di triage delle chiamate e valorizza la conoscenza del territorio—strade interpoderali, toponimi informali, «traccioli», valloni—che spesso non compaiono nelle mappe standard. Nei contesti collinari e boschivi come quelli intorno a Fiuggi, la geolocalizzazione si affida non solo agli strumenti tecnici, ma anche alla memoria operativa di chi presidia l’area ogni giorno.
Vi è poi la dimensione del coordinamento interforze. Un punto NUE vicino alle aree di intervento dialoga con maggiore sincronia con Polizia di Stato, Carabinieri, Vigili del Fuoco e servizio sanitario di emergenza, attivando in pochi istanti ricerche a raggiera, posti di blocco, squadre a piedi e l’eventuale impiego di droni o unità cinofile. La filiera corta tra chi riceve la chiamata e chi si muove sul campo riduce il rischio di perdite di informazione, particolarmente insidiose nelle chiamate spezzate, con copertura telefonica intermittente o testimoni sotto stress.
C’è anche un profilo di resilienza del sistema: una rete di punti di risposta diffusi offre ridondanza in caso di picchi di chiamate, eventi meteo o interruzioni di rete che possono colpire un’unica centrale. Decentrare significa distribuire il carico, evitare colli di bottiglia e assicurare che ogni emergenza trovi subito una linea libera. In zone a forte stagionalità turistica come Fiuggi, con afflussi variabili e traffico viario intenso, questa elasticità operativa diventa un presidio di sicurezza per residenti e visitatori.
Il caso dell’anziano ritrovato nei boschi—segnalazione, localizzazione, invio delle unità e ricongiungimento—racconta dunque una catena d’azione in cui ogni anello è tempo guadagnato. «Non è una questione corporativa—aggiunge Gianmarco Cori—ma di tutela della vita umana: mantenere la risposta NUE nei presìdi territoriali significa velocità, precisione e sicurezza per la comunità».
Nel dibattito sull’accentramento a Frosinone, il Sindacato Autonomo di Polizia chiede quindi di preservare un modello che unisce competenza, capillarità e responsabilità locale. Perché, nelle emergenze, la distanza tra una voce che chiede aiuto e chi risponde non si misura solo in chilometri, ma in secondi.