Importante e coordinata operazione di sicurezza pubblica questa mattina – 29 agosto 2025 – a Ferentino, dopo che un contadino ha fatto una scoperta inquietante tra i solchi della sua terra. L’uomo ha rinvenuto quello che si è rivelato essere un ordigno bellico della Seconda Guerra Mondiale, ancora attivo e potenzialmente letale dopo oltre ottant’anni dal conflitto.
L’episodio si è verificato in via Torre Noverana, nelle immediate vicinanze della storica via Casilina, in un’area che durante la guerra rappresentava una zona strategica per i movimenti delle truppe tedesche che si ritiravano verso nord a seguito dell’avanzata americana. Il ritrovamento ha immediatamente attivato i protocolli di sicurezza, con l’intervento coordinato di Carabinieri, Vigili Urbani, un’ambulanza e gli artificieri dell’Esercito Italiano.
L’ordigno, identificato come una granata da mortaio 5 cm le.Gr.W. 36, apparteneva all’arsenale della Wehrmacht tedesca. Si trattava di una bomba da mortaio leggero sviluppata in Germania a partire dal 1936, progettata specificatamente per il supporto ravvicinato delle truppe di fanteria. Le caratteristiche tecniche dell’ordigno ne rivelavano la natura ancora pericolosa: un peso di circa 900 grammi, una lunghezza di poco inferiore ai 20 centimetri, dotata di alette stabilizzatrici e contenente una carica esplosiva che, seppur modesta, rimaneva attiva.
Il sistema d’innesco, basato su un percussore montato nella culatta del mortaio, funzionava attraverso una capsula di accensione che attivava la carica propellente. La portata effettiva di questi ordigni variava tra i 60 e i 500 metri, rendendoli strumenti tattici versatili per l’epoca, nonostante i loro evidenti limiti operativi.
Paradossalmente, quella che all’epoca si rivelò una relativa inefficacia bellica – dovuta all’esigua quantità di esplosivo e al limitato raggio di frammentazione – rappresenta oggi un elemento di continuità del pericolo. La Wehrmacht abbandonò rapidamente l’uso di questi mortai da 50 mm in favore di munizionamenti più pesanti da 80 mm, ma durante le prime fasi del conflitto ne furono impiegate quantità considerevoli sul territorio italiano.
L’operazione di brillamento controllato si è conclusa senza incidenti, ma l’episodio riaccende i riflettori su una problematica che continua a interessare gran parte del territorio nazionale. L’Italia centrale, teatro di intensi combattimenti tra il 1943 e il 1944, custodisce ancora nel sottosuolo un patrimonio bellico inesploso che emerge ciclicamente durante i lavori agricoli stagionali.
Gli artificieri sottolineano come questi ritrovamenti, lungi dall’essere eventi eccezionali, rappresentino una costante della routine operativa delle forze armate. La conservazione di questi ordigni nel terreno, favorita dalle condizioni ambientali e dalla profondità di interramento, mantiene intatto il potenziale esplosivo anche dopo decenni.
Il protocollo di sicurezza seguito oggi a Ferentino rappresenta la procedura standard per questo tipo di emergenze: isolamento dell’area, valutazione tecnica dell’ordigno, evacuazione preventiva se necessaria e neutralizzazione controllata. L’efficacia dell’intervento dimostra l’importanza della formazione specifica del personale e della collaborazione tra le diverse componenti della sicurezza pubblica.
La vicenda si inserisce in un quadro più ampio che vede l’Italia alle prese con un’eredità bellica ancora tangibile. I movimenti di terra, le arature profonde e i lavori di scavo continuano a riportare alla luce frammenti di un passato che, pur appartenendo alla storia, mantiene una pericolosa attualità.