ROMA – Una mobilitazione che parte dalle piazze italiane e che intreccia la voce del sindacato con quella delle comunità locali. È questo lo scenario che accompagna lo sciopero indetto dalla Cgil per chiedere lo stop all’invio di armi a Israele e il riconoscimento dello Stato di Palestina.A guidare la protesta è stato il segretario generale Maurizio Landini, che da Catania ha lanciato un messaggio chiaro al governo: “non è il momento di spendere per le armi ma per i diritti e la qualità della vita delle persone”. Parole che hanno acceso il dibattito politico e che hanno posto al centro la responsabilità dell’Italia nel conflitto in Medio Oriente.
Landini: “Chi continua a inviare armi diventa complice”
Secondo Landini, la posizione dell’esecutivo è troppo ambigua: “Di fronte a ciò che sta accadendo a Gaza bisogna decidere da che parte stare. Se non si ferma l’invio di armi e non si sospendono gli accordi commerciali, l’Italia diventa complice di questa tragedia”.
Il leader della Cgil lega la questione della pace ai diritti dei lavoratori: “La condizione per aumentare i salari e garantire il diritto al lavoro è vivere in pace. Ma se il governo intende alzare la spesa militare al 5% del Pil, stiamo parlando di cento miliardi in dieci anni tolti a sanità, istruzione e politiche industriali”.
Lo sciopero di oggi e quello del 22 settembre
La giornata di mobilitazione coinvolge il settore dei trasporti, della logistica e delle infrastrutture, pur garantendo i servizi pubblici essenziali come treni, aerei e scuole. La Filt Cgil precisa che lo sciopero riguarda autisti di mezzi pesanti, lavoratori del trasporto merci, addetti Anas e del settore viabilità, oltre al comparto Rent a Car e parcheggi.
Un appuntamento ancor più incisivo è previsto per lunedì 22 settembre, quando i sindacati di base Cub, Adl e Sgb hanno indetto uno sciopero generale nazionale che potrebbe coinvolgere trasporti pubblici, scuole, università e porti.
Ferentino e Ceccano: la provincia di Frosinone in prima linea
Le mobilitazioni non restano confinate alle grandi città. A Ferentino, nei giorni scorsi è nato il coordinamento spontaneo Ferentino per la Palestina, che sarà presentato ufficialmente il 26 settembre presso la Casa della Pace durante l’evento “Ferentino per Gaza: per una pace giusta in Palestina”.
Un’iniziativa che unisce cittadini, associazioni, studenti ed esponenti del mondo politico e culturale, tutti convinti che la difesa dei diritti umani non possa avere confini.
A Ceccano, invece, il Consiglio Comunale ha approvato la mozione per il riconoscimento dello Stato di Palestina. In una nota inviata a questa redazione il Collettivo Ceccano 2030 spiega che si tratta di “un atto giusto e dovuto che restituisce dignità a un popolo e segna un passo di giustizia e coraggio istituzionale”.
Un segnale importante – quello inviato dall’amministrazione comunale guidata dal giovane sindaco Andrea Querqui – che trasforma anche le comunità locali in protagoniste di una mobilitazione più ampia, capace di unire piazze, sindacati e istituzioni nella richiesta di una pace giusta.