Una giornata di protesta senza precedenti ha attraversato la Capitale, portando migliaia di manifestanti pro-Palestina dalle strade della Tangenziale Est fino ai corridoi dell’università La Sapienza. Un corteo che ha saputo catturare l’attenzione dell’intera città, trasformando un normale sabato romano in una dimostrazione di solidarietà internazionale
L’epicentro della protesta si è materializzato all’altezza di Scalo San Lorenzo sulla Tiburtina, dove alcune migliaia di persone hanno dato vita a un blocco totale della Tangenziale Est. Tra fumogeni rossi e cori che risuonavano nell’aria – “Bloccheremo tutto, Palestina libera” e “dimissioni, dimissioni” rivolti al governo Meloni – la scena ha assunto i contorni di una protesta dal forte impatto visivo.
Il momento più spettacolare si è verificato quando alcuni manifestanti sono riusciti a scavalcare il guard rail, invadendo la corsia opposta e paralizzando completamente il traffico. Una manovra audace che ha portato al blocco di entrambe le corsie della tangenziale, creando una situazione inedita per la viabilità romana.
Quello che ha colpito maggiormente è stata la reazione degli automobilisti bloccati nel traffico. Invece di manifestare insofferenza, molti hanno mostrato solidarietà con i manifestanti suonando ripetutamente il clacson, creando una colonna sonora urbana che ha accompagnato il corteo nel suo cammino verso la stazione Tiburtina e l’università La Sapienza.
Il lungo serpentone umano ha intrapreso un viaggio simbolico attraversando viale Cesare de Lollis, via Tiburtina e la Tangenziale Est, coprendo una distanza di oltre 11 chilometri. Un percorso che ha rappresentato non solo uno spostamento fisico, ma anche un messaggio politico che ha attraversato diversi quartieri della Capitale.
Particolarmente significativo il fatto che l’intera manifestazione si sia svolta senza scontri con le forze dell’ordine, dimostrando la natura pacifica ma determinata della protesta.
L’arrivo dei manifestanti alla città universitaria attraverso i cancelli di piazzale Aldo Moro ha segnato il culmine della giornata di protesta. Al grido di “fuori il sionismo dall’università“, il corteo ha fatto il suo ingresso nell’ateneo romano guidato da uno striscione emblematico: “Block the university, all eyes on the Flotilla“.
La fase finale della manifestazione ha visto gli studenti dirigersi verso la facoltà di Lettere, che è stata successivamente occupata dai partecipanti. “Abbiamo dato un segnale, abbiamo bloccato il paese“, hanno dichiarato i rappresentanti del movimento Cambiare Rotta e altre realtà studentesche come il collettivo Zaum.
La motivazione dell’occupazione è stata chiaramente espressa dai manifestanti: “Ci riprendiamo gli spazi che questa università ha voluto negarci. Resteremo qui questa notte per tenere alta l’attenzione sul genocidio in atto a Gaza“. Una dichiarazione che evidenzia la determinazione del movimento studentesco a mantenere viva l’attenzione sulla situazione in Palestina.
Gli studenti hanno deciso di organizzare un presidio notturno all’interno di un’aula della facoltà, mentre le forze dell’ordine mantengono un discreto monitoraggio della situazione dall’esterno dell’edificio universitario. Una notte che si preannuncia come momento di riflessione e pianificazione per le prossime iniziative del movimento.
La giornata di protesta ha dimostrato come le questioni internazionali possano trovare eco profonda nella società civile italiana, trasformando le strade di Roma in un palcoscenico per la solidarietà internazionale e il dissenso politico.