Tre manomissioni di troppo. Un trentenne ciociaro residente a Frosinone ha scoperto sulla propria pelle che violare le prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria ha un prezzo salato: la libertà. Nei giorni scorsi la Polizia di Stato ha infatti eseguito nei suoi confronti la sostituzione della misura cautelare, trasformando l’obbligo di dimora e il divieto di avvicinamento alla parte offesa in una ben più severa custodia in carcere.
La storia ha radici nell’estate appena trascorsa. L’uomo era stato arrestato in flagranza di reato per atti persecutori nel mese di agosto dal personale della Squadra Mobile della Questura di Frosinone, che aveva posto fine a una spirale di vessazioni ai danni di una vittima che viveva nel terrore quotidiano. Una volta scarcerato, il giovane era stato sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento con l’apposizione del dispositivo di sorveglianza elettronico, comunemente noto come braccialetto elettronico, strumento pensato proprio per garantire il rispetto delle prescrizioni e la sicurezza della persona offesa.
Ma evidentemente la lezione non è stata sufficiente. In tre diverse occasioni, il trentenne si è reso responsabile della manomissione del dispositivo, un gesto tutt’altro che casuale. Le condotte sono state infatti eseguite con il chiaro intento di sottrarsi al controllo degli organi deputati alla sorveglianza, nella convinzione, forse, di poter aggirare il sistema e riconquistare una libertà di movimento che la giustizia gli aveva negato per tutelare la vittima.
Un calcolo sbagliato. Le ripetute violazioni non sono passate inosservate e hanno indotto il GIP del Tribunale di Frosinone a intervenire con fermezza, disponendo un aggravamento della misura cautelare. Il messaggio è chiaro: chi non rispetta le prescrizioni imposte dall’autorità giudiziaria deve fare i conti con conseguenze ben più pesanti.
Il giovane è stato rintracciato nel capoluogo frusinate dal personale della Squadra Mobile, che ha dato esecuzione al provvedimento con la consueta professionalità. L’uomo è stato quindi condotto presso la casa circondariale di Frosinone, dove ora dovrà scontare la misura più afflittiva disposta dal giudice.
La vicenda mette in luce ancora una volta l’importanza degli strumenti di controllo elettronico nella tutela delle vittime di stalking e violenza, ma anche la necessità che tali dispositivi siano rispettati. La manomissione del braccialetto elettronico non è solo una violazione tecnica, ma un segnale allarmante di insofferenza verso le regole e, soprattutto, un potenziale pericolo per chi ha subito atti persecutori e ha diritto di vivere in sicurezza.
L’operazione della Polizia di Stato conferma l’attenzione costante delle forze dell’ordine nel monitoraggio di soggetti sottoposti a misure cautelari e nella tutela delle vittime, che devono poter contare su un sistema di protezione efficace e tempestivo.