C’è un sorriso che resiste alla malattia, una voglia di vivere che non si arrende nemmeno quando il corpo smette di obbedire. È quello di Lorenzo D’Errico, 48enne di Porciano di Ferentino, che da cinque anni e mezzo combatte contro la SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, una patologia neurodegenerativa che progressivamente lo ha costretto all’immobilità.
Eppure, chi entra nella sua casa non trova un uomo abbattuto, ma un guerriero dal cuore grande, circondato dall’amore incondizionato della moglie e della figlia. Loro sono la sua forza, il motivo per cui ogni giorno Lorenzo non smette di credere nel domani.
Prima che la malattia bussasse alla sua porta, Lorenzo era conosciuto da tutti ad Anagni come il calzolaio del centro, uno di quei mestieri che profumano di tradizione e contatto umano. Il suo negozio era un punto di ritrovo, un luogo dove si parlava, si rideva, si condivideva la vita di quartiere. Per oltre vent’anni – 22 per la precisione – ha aggiustato scarpe e conquistato cuori, con la sua cortesia e con quella simpatia genuina che lo rendeva speciale. Non a caso gli amici lo chiamano affettuosamente “Muletto“, un soprannome che racconta la familiarità di chi lo conosce davvero.
La storia di Lorenzo è fatta di segnali ignorati e diagnosi sbagliate. Tutto è iniziato quando ha cominciato ad avere difficoltà nel maneggiare gli attrezzi del mestiere. Nel pieno della pandemia, gli accertamenti presso l’ospedale locale hanno parlato di tunnel carpale. Sono seguiti interventi di sindesmotomia, ma le condizioni, invece di migliorare, sono peggiorate rapidamente. Quando la situazione è diventata insostenibile, Lorenzo ha deciso di recarsi al pronto soccorso del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, dove è stato immediatamente ricoverato.
Dieci giorni di esami, di attese, di speranze. Poi, la sentenza che nessuno vorrebbe mai sentire: sclerosi laterale amiotrofica. Una malattia che non perdona, che avanza inesorabile, che trasforma ogni gesto quotidiano in un’impresa titanica. In breve tempo, Lorenzo si è trovato segregato tra le mura domestiche, dipendente da ausili per la respirazione e l’alimentazione, bisognoso di assistenza ventiquattro ore su ventiquattro.
Oggi, per lui, uscire di casa è diventato un sogno. Un sogno che per la maggior parte di noi è routine, banalità, gesto automatico. Per Lorenzo, invece, rappresenta un’aspirazione enorme, ostacolata dalla necessità di utilizzare mezzi di trasporto per disabili dal costo proibitivo.
Ed è qui che entra in scena la solidarietà vera, quella che non si limita alle parole ma si traduce in azioni concrete. Gli amici di Lorenzo hanno dato vita a una raccolta fondi per acquistare un Fiat Doblò attrezzato, un veicolo che permetterebbe alla famiglia di spostarsi in autonomia, non solo per le visite mediche ma anche per ritrovare quei momenti di normalità e di gioia che la malattia ha sottratto.
“Vorremmo potergli donare la possibilità di uscire in autonomia, di tornare a condividere momenti di gioia familiare nel suo piccolo paese, contornato dall’affetto di chiunque lo conosce”, scrivono nella pagina dedicata alla campagna. Parole semplici che raccontano un bisogno profondo: restituire dignità e libertà a chi non ha mai smesso di lottare.
Nonostante ogni attività quotidiana rappresenti per lui un’enorme fatica, Lorenzo non ha mai perso la speranza né la voglia di vivere. La sua forza d’animo è un esempio per tutti, una lezione di resilienza che dovrebbe far riflettere su quanto spesso diamo per scontate le piccole cose. La possibilità di uscire, di respirare aria diversa, di vedere volti amici non attraverso uno schermo ma dal vivo.
Le comunità di Anagni e Ferentino ora hanno l’opportunità di dimostrare che la solidarietà non è solo una parola, ma un gesto concreto. Ogni contributo, anche minimo, può fare la differenza. Può trasformare un sogno in realtà. Può regalare a Lorenzo e alla sua famiglia il dono più prezioso: la libertà di vivere, anche solo per qualche ora, al di fuori di quelle quattro mura che da troppo tempo sono diventate l’unico orizzonte possibile.
Perché Lorenzo non è solo un uomo malato. È un padre, un marito, un amico, un simbolo di quella forza interiore che rende l’essere umano straordinario anche di fronte all’ingiustizia più crudele. Chi vuole aiutarlo a realizzare il suo sogno, può donare qui.