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    Home » Unindustria 2025, oltre mille imprenditori a Roma per il futuro del Lazio tra digitale e intelligenza artificiale
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    Unindustria 2025, oltre mille imprenditori a Roma per il futuro del Lazio tra digitale e intelligenza artificiale

    assemblea generale al Palazzo dei Congressi con Biazzo, Orsini, Urso, Gualtieri e Rocca: al centro il Piano Industriale regionale e la competitività delle imprese
    7 Ottobre 20256 Mins Read
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    Il Palazzo dei Congressi – nel cuore del quartiere EUR di Roma – ha ospitato questa mattina, 7 ottobre 2025 – l’Assemblea Generale di Unindustria 2025, evento di riferimento per la comunità imprenditoriale del Lazio e della Capitale. Oltre 1.300 tra imprenditori, manager e rappresentanti delle principali realtà industriali italiane hanno risposto all’appello lanciato dall’associazione guidata da Giuseppe Biazzo, presidente di Unindustria, sotto lo slogan “Il futuro del Lazio passa per l’impresa“.

    L’appuntamento, che ha preso il via alle ore 11.00 presso l’Auditorium Capitalis, ha rappresentato un momento cruciale di confronto tra mondo produttivo e istituzioni, in una fase decisiva per la definizione della manovra economica nazionale e delle politiche industriali del Paese. Tra networking, analisi economiche e proposte concrete, l’assemblea ha messo a fuoco le priorità per rilanciare la competitività territoriale e rafforzare il posizionamento del Lazio nel panorama europeo.

    Giuseppe Biazzo

    Ad aprire i lavori è stato proprio Giuseppe Biazzo, che nella sua relazione ha tracciato un quadro delle sfide globali e delle opportunità per il sistema produttivo locale. “Se guardiamo allo scenario europeo, constatiamo come il nostro continente abbia mostrato difficoltà nell’adattarsi al nuovo assetto dei grandi blocchi economici mondiali”, ha esordito il presidente di Unindustria. “Tuttavia, resta evidente che soltanto nella dimensione comunitaria le nostre aziende possono trovare risposte adeguate alle sfide competitive che le attendono”. Una visione che richiede, secondo Biazzo, un’Europa più coesa nella difesa, più salda nella tutela dell’industria manifatturiera, più prossima alle esigenze dei cittadini e meno vincolata dal principio dell’unanimità.

    Il numero uno degli industriali romani e laziali ha poi sottolineato la necessità di puntare sul protagonismo globale delle imprese e di investire in grandi progetti sociali, dalla sanità all’housing sociale. Sul fronte della transizione ecologica, Biazzo ha lanciato un messaggio chiaro: “Nessuno si oppone alla mobilità elettrica, né tantomeno agli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti. Tuttavia, non possiamo permetterci di sacrificare un patrimonio così prezioso della nostra manifattura in nome di un ambientalismo ideologico. Siamo fermamente convinti della neutralità tecnologica“. E ha aggiunto: “L’accordo commerciale con il Mercosur, dopo vent’anni di trattative, rappresenta un passaggio storico: si tratta della più vasta area di libero scambio mai realizzata da Bruxelles“.

    Ma il cuore della proposta di Unindustria riguarda il territorio. L’associazione ha infatti presentato un Piano Industriale del Lazio, definito come “un progetto innovativo basato su parametri verificabili”, finalizzato a riequilibrare il rapporto tra manifattura e servizi avanzati e a favorire la crescita dimensionale delle aziende. “Non è sufficiente essere la seconda regione italiana per Prodotto Interno Lordo“, ha spiegato Biazzo. “Dobbiamo ampliare la platea delle imprese esportatrici e consolidare la nostra identità di grande regione europea dello sviluppo. Il Lazio deve trasformarsi nella regione dove fare impresa richiede solo sessanta giorni”.

    Guardando al futuro, il presidente ha indicato nella digitalizzazione e nell’intelligenza artificiale le leve strategiche per lo sviluppo. “Con questo approccio, si potrebbe sostenere in modo più incisivo la filiera del digitale, promuovendo anche la realizzazione di sistemi nazionali, a partire da una via italiana all’Intelligenza Artificiale, etica e sovrana nella gestione dei dati”, ha dichiarato. “Nel Lazio crediamo fortemente in un ICT made in Italy su misura e vincente, protetto dalle nostre eccellenze nella cybersecurity, che coinvolga anche le piccole e medie imprese e rappresenti una leva di competitività per la nostra manifattura”.

    Tra le priorità infrastrutturali indicate da Biazzo figurano energia, telecomunicazioni e risorse idriche, settori in cui “numerosi operatori industriali stanno realizzando reti sempre più performanti e sicure”. Per sostenere questi investimenti, però, “serve un contesto normativo trasparente che tuteli l’innovazione e favorisca l’integrazione di filiere made in Europe“. Il Lazio, ha concluso, “può diventare uno dei principali laboratori sulle grandi reti e deve esserlo anche su nuove sfide come il riuso delle acque“.

    Il tema del lavoro e della formazione ha chiuso l’intervento del presidente: “Occorre insistere con determinazione sulla diffusione tra i giovani delle discipline tecniche, sul rafforzamento delle competenze dei lavoratori più maturi e sull’occupazione femminile“. Il punto di partenza, però, resta la produttività: “L’incremento dei salari passa necessariamente dall’aumento della produttività e le relazioni industriali costruttive devono partire da questo presupposto”.

    A prendere la parola dopo Biazzo (qui la sua relazione in formato .pdf) è stato il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che ha spostato l’attenzione sul piano nazionale, richiamando le parole della premier Meloni: “Quando abbiamo tenuto la nostra assemblea lo scorso 27 maggio, la presidente del Consiglio ci ha esortato a volare alto, ma per farlo non possiamo dimenticare l’impresa”. Un richiamo diretto a riportare la politica economica alle sue fondamenta produttive: “L’industria rappresenta il 78% del welfare del Paese”, ha ricordato, “e se le aziende non reggono, non regge nulla”.

    Orsini ha poi ampliato il discorso al contesto internazionale, intervenendo sul tema dei dazi e della politica commerciale europea, alla luce delle tensioni con gli Stati Uniti. “Non possiamo vivere quotidianamente nell’incertezza: a noi serve certezza“, ha affermato, commentando la minaccia di nuovi dazi americani sulla pasta italiana. “Se siamo partner, comportiamoci da partner: altrimenti è l’Europa che deve intervenire”. Il presidente di Confindustria ha ricordato che “su 144 Paesi colpiti da dazi, la media mondiale è del 12%, mentre per l’Europa si attesta al 15%, con un impatto netto del 10,2%”. A destare preoccupazione è anche il cambio euro-dollaro: “Se si arrivasse a una svalutazione del 20%, sarebbe un problema serio per l’export“. Da qui il suo appello a Bruxelles: “Servono Eurobond per rafforzare la moneta unica e continuare il modello del Pnrr, mantenendo come principio la neutralità tecnologica“.

    A raccogliere l’appello è stato il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che ha parlato di “totale sintonia” con Confindustria e annunciato un vero e proprio “cantiere di lavoro” per accompagnare la definizione della manovra. Urso ha confermato la volontà del governo di introdurre strumenti strutturali e continuativi, non più incentivi temporanei, per sostenere la Transizione 5.0, evoluzione del piano Industria 4.0 verso la digitalizzazione sostenibile. “La produttività si costruisce solo con investimenti costanti”, ha spiegato, “e il nostro obiettivo è rendere le misure più stabili e accessibili per tutte le imprese”.

    L’assemblea ha visto anche la partecipazione del sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, e del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che si sono confrontati in un dialogo moderato dalla giornalista Rai Tg1 Laura Chimenti. I due rappresentanti istituzionali hanno discusso delle grandi trasformazioni che attendono Roma e il territorio laziale, confermando la volontà di collaborare con il mondo produttivo per costruire un futuro di sviluppo condiviso.

    Dal Palazzo dei Congressi, il messaggio che emerge è cristallino: volare alto sì, ma con i piedi piantati nell’economia reale. Unindustria e il Governo si muovono su un terreno comune – meno vincoli, più visione, più coraggio – ma la sfida, ora, è tradurre le parole in azioni concrete. Perché l’Italia e l’Europa possano davvero spiccare il volo, serve che la politica impari a camminare accanto a chi ogni giorno tiene in moto l’economia reale.


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