La mattina di ieri ha visto il cielo della provincia di Latina farsi teatro di un silenzioso addio: all’Aeroporto militare Enrico Comani (sede del 70° Stormo), si sono svolti i solenni funerali per Simone Mettini e Lorenzo Nucheli, i due piloti scomparsi nel tragico incidente avvenuto nei pressi di Sabaudia nei giorni scorsi.
Dal momento dell’apertura della camera ardente, collocata nella cappella dello scalo militare, si respirava un’atmosfera di cordoglio profondo e contenuto, insieme al bisogno di un ultimo omaggio collettivo. Il dolore delle famiglie, dei colleghi, delle comunità locali — Latina, Aprilia, Serrone — si è intrecciato con l’onore militare e con l’immagine del cielo che, in questo giorno di addio, pareva più vuoto.
La funzione religiosa, officiata da monsignor Gian Franco Saba, Ordinario Militare per l’Italia, è stata seguita da autorità civili, militari e religiose: il Ministro della Difesa Guido Crosetto, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Antonio Conserva, il Capo di Stato Maggiore della Difesa Luciano Portolano, il Sottosegretario alla Difesa Matteo Perego di Cremnago, i vertici dell’Aeronautica Militare, insieme ai familiari e a una folla silenziosa.
Nell’omelia, mons. Saba ha richiamato la fragilità umana di fronte al mistero della morte, ma ha invitato a non cedere alla disperazione, spronando i presenti a raccogliere il testimone di speranza che Simone e Lorenzo consegnano con il loro gesto estremo. Il rito si è concluso con la Preghiera dell’Aviatore, durante la quale si è percepita la dimensione sacra del servizio, del sacrificio e della memoria condivisa.
Durante la cerimonia, le bare delle due vittime — avvolte nel tricolore — sono state portate a spalla dai colleghi in un silenzioso corteo, accompagnate dal fragore sommesso degli onori militari. Le bandiere delle basi dell’Aeronautica sono state esposte a mezz’asta, segno simbolico del lutto che ha colpito un’intera istituzione.
Nel suo discorso, il Colonnello Gianmarco Di Loreto, capo del corso Urano IV, ha ricordato Simone come un uomo “perbene, attento alle persone, con la mentalità giusta per l’incarico”, mentre all’Allievo Ufficiale Pilota Lorenzo, il capo corso del 1° Corso dell’Accademia Aeronautica (Allievo Filippo Brazzolotto) ha affidato la speranza che la sua passione, la sua determinazione e il suo sorriso restino guida per chi continuerà a volare.
Al termine del rito, il feretro di Lorenzo Nucheli è stato trasportato a Serrone, suo paese natale nel Frusinate, per una seconda cerimonia funebre nella chiesa del Sacro Cuore di Gesù, mentre la salma di Simone Mettini ha trovato sepoltura nel cimitero di Aprilia. I Comuni di Latina, Aprilia e Serrone hanno proclamato lutto cittadino, un gesto di vicinanza ufficiale ai familiari e all’Aeronautica Militare.
All’esterno dell’hangar, le comunità si sono raccolte attorno ai cancelli: volti segnati dal dolore, mani che stringono mazzi di fiori, qualche saluto di rispetto. È stato un momento di partecipazione collettiva, in cui cittadini, curiosi, amici e familiari hanno trovato un luogo comune per condividere il dolore e la memoria.
Oltre alla commozione, è emersa l’angoscia per le cause dell’incidente. Le indagini, coordinate dalla Procura di Latina e affidate a una commissione tecnica dell’Aeronautica, proseguono con cautela: il velivolo T-260B su cui volavano Mettini e Nucheli è precipitato nel Parco Nazionale del Circeo, e i resti non sono ancora stati tutti recuperati.
Questo addio in cielo, carico di simboli e lacrime, lascia una doppia eredità: quella concreta dell’impegno verso il servizio, del rigore e della responsabilità, e quella intangibile del ricordo. Simone, con la sua esperienza e il profilo di comandante istruttore, e Lorenzo, con l’energia e la promessa di un futuro che stava per decollare, diventano oggi mito e monito: servono generazioni che sappiano reagire al dolore, che sappiano far volare i sogni oltre la morte.
Nella deserta pista militare, quando l’ultimo saluto è svanito, è rimasto il silenzio. Ma anche la promessa che la memoria non si dissolve. Che ogni volo futuro, ogni addestramento, ogni giovane pilota potrà alzarsi in volo col peso di quelle vite incancellabili: perché un pilota non muore mai davvero, vola soltanto più in alto.