Una giornata di confronto serrato, quella di oggi ad Anagni, che ha visto protagonista Novo Nordisk, il colosso farmaceutico danese leader mondiale nel settore del diabete e dell’obesità. Presso la sede di Unindustria Frosinone si è svolto un incontro cruciale tra la Direzione del sito di Anagni e le organizzazioni sindacali, in un momento particolarmente delicato per lo stabilimento ciociaro e per l’intero gruppo a livello globale.
Le notizie che arrivano dalla multinazionale danese disegnano uno scenario complesso, caratterizzato da grandi operazioni finanziarie ma anche da preoccupanti segnali di rallentamento produttivo. Proprio oggi Novo Nordisk ha annunciato l’acquisizione di Akero Therapeutics per un valore massimo di 5,2 miliardi di dollari in contanti. Secondo i termini dell’accordo, il gruppo danese pagherà inizialmente 54 dollari per azione, pari a 4,7 miliardi di dollari, alla chiusura dell’operazione. Gli azionisti di Akero riceveranno inoltre un diritto di valore contingente pari a 6 dollari per azione, per ulteriori 500 milioni di dollari, subordinato all’approvazione da parte delle autorità regolatorie statunitensi del farmaco efruxifermin per il trattamento della cirrosi compensata dovuta a steatoepatite associata a disfunzione metabolica, entro il 30 giugno 2031.
Akero, con sede a South San Francisco in California, sta sviluppando un farmaco per il trattamento della Mash, una malattia epatica correlata all’obesità. L’acquisizione, che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, si inserisce nella strategia di Novo Nordisk di rafforzare il proprio portfolio di farmaci per diabete, obesità e relative comorbilità. Le azioni Akero sono salite del 19% a 55,33 dollari nelle contrattazioni pre-mercato, mentre le azioni Novo hanno registrato un calo dell’1,8%.
Ma è proprio sul fronte produttivo che si concentrano le maggiori preoccupazioni per il territorio di Anagni. Durante l’incontro odierno a Unindustria, la Direzione ha confermato quanto già comunicato il 10 settembre scorso a livello globale: l’avvio di un processo di trasformazione volto a semplificare le operazioni e concentrare le risorse in aree prioritarie. Un percorso reso necessario, secondo l’azienda, dalle dinamiche di mercato profondamente mutate che hanno determinato la revisione delle prospettive di crescita globale.
Per quanto riguarda lo stabilimento di Anagni, che dal 2019 ad oggi ha visto più che raddoppiare la propria forza lavoro, la Direzione ha precisato che rispetto al piano di riduzione di oltre 9.000 posti di lavoro su scala mondiale, non ci saranno ricadute significative sul sito ciociaro e non vi sarà necessità di attivare una procedura collettiva, sebbene non si possano escludere singoli impatti su alcune funzioni di supporto.
Il nodo più delicato riguarda la sospensione temporanea della linea di produzione del farmaco per l’obesità, in vigore da questa domenica. L’azienda ha spiegato che la decisione, dovuta all’adeguamento dei volumi produttivi alle mutate condizioni di mercato, verrà gestita senza impatti sul personale a contratto indeterminato, facendo leva solo su una parte dei contratti temporanei in scadenza a breve.
Sul fronte degli investimenti, una parte delle attività di espansione del sito è stata temporaneamente messa in pausa, in attesa di un riallineamento strategico. Tuttavia, l’azienda ha assicurato che altri interventi già approvati sono in corso di esecuzione: nei prossimi mesi il sito sarà dotato di due ulteriori suite per il riempimento e l’ispezione di siringhe preriempite e di relative capacità di confezionamento. Proseguono inoltre il progetto di installazione di una suite per la produzione di cartucce e il progetto di riattivazione della produzione di riempimento e confezionamento di flaconi.
La posizione dei sindacati, espressa in un comunicato unitario di CISL e FEMCA CISL, è di forte preoccupazione. Le organizzazioni sindacali sottolineano come la sospensione della produzione di Wegovy, il farmaco anti-obesità di punta del gruppo, si inserisca in uno scenario critico caratterizzato da un calo dell’8% nelle vendite globali e una perdita di oltre 60 miliardi di euro di capitalizzazione in borsa.
Tra le cause principali della crisi individuate dai sindacati figurano la saturazione della capacità produttiva, le carenze di approvvigionamento che hanno spinto pazienti e medici verso farmaci alternativi, la concorrenza aggressiva di Eli Lilly con i farmaci Mounjaro e Zepbound, la diffusione incontrollata di copie non autorizzate del principio attivo semaglutide negli Stati Uniti, e le difficoltà legali e brevettuali.
FILCTEM-CGIL e FEMCA-CISL Frosinone chiedono con forza chiarezza immediata sul futuro dello stabilimento, tutela dei livelli occupazionali, l’avvio di un tavolo di confronto urgente con le istituzioni locali, regionali e nazionali, e trasparenza sugli investimenti futuri. Le organizzazioni sindacali hanno annunciato che effettueranno assemblee con i lavoratori per decidere eventuali forme di mobilitazione che dovranno coinvolgere tutto il territorio.
Lo stabilimento di Anagni, presentato come polo strategico europeo dopo l’acquisizione da Catalent con un investimento iniziale di oltre 2 miliardi di euro, si trova ora ad affrontare una fase cruciale. L’incontro si è concluso con l’impegno dell’azienda a mantenere un dialogo costante e a fornire aggiornamenti regolari, con l’obiettivo di affrontare ogni cambiamento in modo costruttivo, mantenendo la sostenibilità di lungo periodo del business come principio guida in una fase che richiede prudenza e valutazioni attente.